CAPITOLO 8

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Udendo il rumore della chiave di Oliver che girava nella serratura, Emeline fu tentata di serrare gli occhi, ma non voleva sbavare il mascara. Aveva appena finito di applicarlo per essere sicura che non avrebbe pianto.

"Ciao, tesoro."

La sua voce calda e potente risuonò nell'appartamento.

"Ciao," rispose lei, in tono volutamente entusiasta, come se non avesse idea di essere stata venduta da suo padre e comprata da lui per un milione di dollari. "Come è andata la tua giornata?"

"Piuttosto bene."

Oliver appese la giacca nell'armadio e le andò incontro a braccia tese. Emeline cercò di non irrigidirsi quando l'abbracciò.

"E la tua, Em?"

"Bene... Ho preparato le lasagne per cena... Spero che ti piaceranno," annunciò, voltandogli le spalle per non lasciargli il tempo di esaminare la sua espressione.

"Mmm, fantastico. Ero così occupato che ho saltato il pranzo."

"Qualcosa di grosso bolle in pentola alla 'Jameson'?"

"In un certo senso..."

L'aveva detto con una strana intonazione che la indusse a voltarsi.

"Oh?"

"Io... che ho deciso di lasciare l'agenzia."

Sul volto di Oliver si dipinse un sorriso impacciato, che fino a poche ore prima lei avrebbe trovato adorabile.

"Cosa? Vuoi lasciare la 'Jameson Communications'?"

Un milione di dollari non era sufficiente per andare in pensione... Quanto meno non a San Francisco. Emeline si voltò e si diresse alla cucina per controllare le lasagne. Qualsiasi cosa pur di tenersi impegnata e non guardarlo troppo.

"Sei scioccata, vero?" chiese Oliver, seguendola.

"Be'... per dire la verità, sì. Pensavo che ti piacesse lavorarci," rispose lei, senza alzare la testa, occupata com'era a tirare fuori la pirofila dal forno.

"Era un buon posto per farmi una reputazione. Ma adesso sono pronto a mettermi in proprio."

Lui le andò vicino e le fece scivolare le braccia intorno alla vita.

"Attento... La pirofila scotta."

Emeline cercò di divincolarsi, detestando il modo in cui le formicolava lo stomaco al contatto delle sue dita.

"Colpa tua che hai un aspetto così irresistibile, amore. Non è giusto indossare un abito come questo e poi non permettermi di toccarti."

Il desiderio divampò in Emeline quando le posò la mano sul fianco. Al diavolo lui e quello stupido vestito! Un altro di quelli che Monica l'aveva convinta a comprare.

"Non voglio scottarmi, Oliver... Tutto qui."

'Oggi mi sono già scottata abbastanza seriamente.'

"D'accordo, d'accordo! Allora apparecchio la tavola."

"Già fatto."

Aveva organizzato tutto alla perfezione. D'altronde, aveva avuto molto tempo libero dal momento che una volta scoperta la verità su di lui e sul loro matrimonio, l'idea di fotografare coppie aveva perso il suo fascino.

"Perché non ti siedi? È quasi pronto," suggerì, mantenendo un tono calmo e perfino allegro.

Chi l'avrebbe detto che fosse così abile a mentire? Sorridendo, servì le lasagne, sotto lo sguardo ammirato di Oliver. Aveva voluto fare buona impressione, così da non fargli capire che dentro di sé era a pezzi.

DECISAMENTE TUDove le storie prendono vita. Scoprilo ora