CAPITOLO 11

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Lo sguardo di Oliver seguì gli anelli che rimbalzavano sul tavolo e cadevano sul pavimento. Un po' stordito, si chinò e annaspò per recuperarli. Le parole furiose di Emeline gli rintronavano nel cervello. Sì, eccolo, l'anello che aveva ereditato dalla nonna. Lo strinse nella mano e si raddrizzò.

"Emeline... amore..."

Lei se n'era andata. Perlustrò il locale, ma di lei non c'era traccia. Si alzò, sempre stringendo l'anello nella mano.

"Posso aiutarla, signore?" chiese un cameriere, accorrendo.

"Lei dov'è andata? Dov'è Em?"

"La sua compagna, signore?"

"Sì! Dov'è?!"

"Temo di non aver visto... Forse è alla toilette," suggerì il cameriere, abbassando la voce.

"Non credo... Sarà meglio che paghi il conto..."

"La prima portata sta per essere servita, signore."

"Non m'importa... devo andare..."

La gente lo stava fissando. Oliver tirò fuori dalla tasca delle banconote da cinquanta... Si augurò che fossero sufficienti.

"Dannazione, la fede di Em..." disse e poi si accovacciò e perlustrò il pavimento.

La sottile fascia d'oro con incise le loro iniziali era accanto ad una gamba del tavolo. La raccolse, la baciò, e la mise in tasca prima di rialzarsi.

"C'è qualche problema, signore?" chiese il maître d', prontamente accorso.

"No. È accaduto un imprevisto... Sto per perdere la donna della mia vita... E devo assolutamente andare a cercarla..." disse Oliver e gli mise le banconote in mano. "Tenga il resto!" aggiunse.

Ancora stordito, si diresse alla porta. In strada, guardò in ogni direzione. Non c'era traccia di Em. Una morsa di ansia gli serrò lo stomaco. Perché era così sconvolta? Era davvero così grave che lui avesse accettato quell'investimento da parte di suo padre?

Si passò una mano nei capelli. Certo che era grave... Emeline era convinta che lui l'avesse sposata soltanto per denaro. Come avrebbe reagito suo padre? Oliver si chiese se Arthur Dixon sapesse che sua figlia aveva scoperto la verità. Forse sarebbe riuscito a convincerla a non scatenare uno scandalo, che non avrebbe giovato a nessuno di loro. E se lei avesse chiesto il divorzio, era probabile che Dixon pretendesse la restituzione del milione di dollari.

Oliver si bloccò in mezzo alla strada. Un'auto sterzò per evitarlo e lui balzò sul marciapiede. Aveva già speso buona parte di quella somma. Si avviò lungo la strada. Abitando poco lontano dal ristorante, non aveva preso l'auto. A lui e Emeline piaceva passeggiare dopo essere stati fuori a cena o a qualche mostra.

Provò una fitta di rimorso. Era terribile che avesse scoperto la verità in quel modo. Se soltanto fosse riuscito a trovarla e a spiegarle che non gli importava del denaro ma soltanto di lei. L'ascensore saliva con una lentezza esasperante.

E se lei se ne fosse già andata? Avrebbe dovuto cercarla a casa del padre e non lo entusiasmava l'idea di vedere la faccia del vecchio, con l'odore acre di scandalo nell'aria. Infilò la chiave nella serratura e aprì la porta senza far rumore.

"Amore? Em! Dove sei?"

L'appartamento era al buio. Accese una luce e aspettò che i gatti, come al solito, arrivassero per strusciarsi contro le sue gambe.

"Duke? Milo? Dove siete?"

Il terrore lo invase come una fredda coltre di nebbia. Se ne erano andati anche i gatti... Era impossibile che avesse avuto il tempo di tornare a prenderli, perciò doveva averli portati con sé.

DECISAMENTE TUDove le storie prendono vita. Scoprilo ora