14.Ti ricordi di me?

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                                DICK

Tre settimane dopo...

Sto rintracciando qualunque posto abbandonato dove, secondo una cattivo, si possa essere rifugiata la donna più insopportabile dell'universo. È da settimane che sto cercando di rintracciarla, eppure sembra essere scomparsa, così, di punto in bianco.
«Amico, è da settimane che non dormi o che mangi o che fai qualcos'altro oltre stare davanti al computer sette giorni su sette. Vedrai che la troveremo» mi dice Jason cercando di rassicurarmi, ma invece non fa altro che immettere in me false speranze.

«Dormirò e mangerò quando l'avremo ritrovata, fino a quel punto lasciami lavorare»
«Dick-»lo interrompo. Mi giro verso di lui e, dalla sua espressione, capisco che è preoccupato per le occhiaie e per gli occhi rossi che in questi giorni mi bruciano e mi danno un fastidioso prurito.
«Amico, ma che hai fatto?»mi chiede facendo un passo verso di me, ma io mi rivolgo di nuovo al computer, dandogli le spalle.

«Jason, comprendo la tua preoccupazione, ma sto bene e sto lavorando il più possibile per far sì che Victoria torni sana e salva a casa, come le ho promesso» tiro su con il naso, cercando di evitare di piangere. Jason se ne accorge e, senza che me ne accorga, mi ritrovo in piedi tra le sue braccia. Ormai piango a dirotto.

«Manca a tutti, Dick. Vedrai andrà tutto bene» mi accarezza la schiena per tranquillizzarmi.
«Dovevo aiutarla, Jason. Invece le ho detto di non parlarmi mai più perché non sapevo chi fosse veramente» piagnucolo. Sono stato un vero e proprio stronzo.
«Dick... perché le hai detto questo?»mi chiede staccandosi dall'abbraccio ed io mi asciugo le guance e gli occhi con  la maglia.

«Perché ho un problema serio a fidarmi con le persone e...non lo so, avevo paura che potesse ferirmi» rispondo sinceramente.
«Davvero pensi questo di una ragazza che ne ha passate tante? Non so quanti bambini o ragazzi ha visto morire in vita sua, ma sono sicura che darebbe la sua vita per salvarci, e noi daremmo la nostra vita per lei. Credimi, ferirti non è né sulla sua lista né sul suo vocabolario. Dick...sei l'unico che la capisce, ha visto i propri genitori venire ammazzati da una psicopatica davanti a lei. Ha cercato di portarli in vita e, il peggio, è che nessuno dei poliziotti o detective che hanno seguito il caso, le hanno prestato ascolto. Non le hanno creduto, è stata smentita perché era solo una bambina di otto anni» mi guarda negli occhi e, sentendo il suo discorso, abbasso lo sguardo pentendomi amaramente di quello che le ho fatto.

«Hai ragione» dico, riportando i miei occhi nei suoi e lui fa un mezzo sorriso.
«Vuoi una mano?» mi chiede.
«No, grazie-» mi interrompe
«Andiamo amico, a Gotham ci sono tanti posti abbandonati, una mano non ti farebbe male e poi, potresti darmi il cambio quando ti senti stanco o anche solo per far riposare gli occhi.» mi supplica con lo sguardo ed io cedo.
«In fondo, una mano e un po' di compagnia non mi farebbero male.» concedo e lui si siede accanto a me ed accende il secondo computer.

«Quindi mi stai dando il permesso di parlare quanto voglio?» mi guarda sorridendo, ed io annuisco, sorridendo a mia volta.
«Evvai!» lo sento esultare tra sé e sé.
«Ma non farmene pentire» scherzo facendolo ridere.
«Non la deluderò, capo» si mette la mano destra sulla fronte per fare il saluto dei militari.
«Riposo, soldato» gli dico ridendo.
«Sissignore» risponde lui ridendo.
E ci mettiamo al lavoro.

«Ragazzi, è pronta la cena» ci chiama Rachel e, subito, il mio compagno di lavoro si alza aspettando che io faccia lo stesso.
«Andiamo Dick» mi chiama in tono serio.
«No, non ci pensare nemmeno» dico, ma lui mi prende da un braccio e mi trascina su per le scale, fino ad arrivare alla tavola da pranzo.

"Just friends"Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora