2.Perfetti sconosciuti

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Sento una forte sensazione di nausea, appena provo che ad aprire gli occhi una forte fitta mi colpisce alla testa.
«Ma che cavolo?»dico tra me quando mi accorgo che non sono a casa mia. Da una parte sono sollevata ma dall'altra non so dove sono, mi sento stordita. Cerco di alzarmi ma una scossa di dolore mi persegue per tutto il corpo e mi fa gemere dal dolore e .i fa risedere sul letto dove qualcuno mi ci avrà spostato. Mi sono appena resa conto che sono al buio, fino a quando la porta non si spalanca e fa entrare un leggero strato di luce. D'istinto chiudo gli occhi così che, la persona che ha appena attraversato la porta, credi che stia ancora dormendo.

Sento una mano fredda accarezzarmi il viso che mi fa sussultare, sia per l'impatto della sua pelle fredda con la mia che è a dir poco accaldata, sia per quel tocco così morbido e delicato.
«Sei sveglia»dice una voce profonda ma calda, di un ragazzo.
«Chi sei?»gli chiedo
«È così che ringrazi un ragazzo che ti ha ospitato a casa sua?»riconosco un pizzico di ironia nella sua voce
«Perché rispondi con altre domande?» guardo la sagoma davanti a me. È molto alto, di sicuro più del mio metro e sessanta.
«Tu, invece? Chi saresti, ragazza fantasma?»
«Ragazza fantasma? Okay ragazzo meraviglia, la domanda te l'ho fatta prima io» gli dico con aria di sfida

«Come stai?»
«Oh oh»
«Che c'è?»
«Il ragazzi meraviglia cerca di cambiare discorso»ironizzo io
«Mi arrendo, mi chiamo Victoria Moore»
«Dick Grayson» mi allunga la mano e io glie la stingo.
«Stai meglio? Cos'è successo?»
«Sì sto bene, ma non ricordo cosa sia successo, ricordo solo un ragazzo mascherato, che mi ha presa in braccio perché...perché un tizio mi ha trafitto con la sua spada»i ricordi mi riaffiorano in mente.

«Dove sono?»chiedo poi infine
«A casa Wayne»
«WAYNE?! BRUCE WAYNE?!»
«Ahaha sì esatto»
«Allora ti lascio riposare» va verso la porta e la apre
«No aspetta»so che è uno sconosciuto ma non riesco ad alzarmi e devo andare urgentemente in bagno
«Puoi aiutarmi?»
«Certo»risponde lui e sento i suoi passi venire verso il letto.
In pochi secondi sento due braccia muscolose cingermi la vita.

«Tutto bene?»
«Dick, basta chiedermelo, è almeno la ventesima volta»
«Scusa se ti ho trovata priva di sensi sotto casa del mio patrigno»
«Non era mia intenzione... Un'altra cosa»
«Mh mh»lo sento mugulare attraverso la porta del bagno
«Ce l'hai un'aspirina?»
«Sì credo di avercela, vado a vedere e torno, tu non muoverti»
«Ah ah ah ma che simpatico»

«Eccomi-» s blocca appena vede che mi sto tirando su i pantaloni. Mi sento andare a fuoco le guance per l'imbarazzo.
«Ecco a te»
«Grazie» lo ringrazio cercando di mascherare l'imbarazzo.
«Di niente»
«Aspetta...»non posso credere che lo stia chiedendo ad un ragazzo che conosco da un'ora, più o meno. Lui mi guarda dritta negli occhi, senza far trasparire nemmeno un'emozione da questo sguardo penetrante.
«Potresti aiutarmi? Non-Non riesco a tirarmi su i pantaloni»
Annuisce e si dirige reso la mia direzione.

Sì china, prende i pantaloni tra le sue grandi mani e,.pian piano me li tira su. Cerco di nascondere i brividi che mi sta provocando la situazione.

Pov's Dick
Tirandole su i pantaloni posso perfettamente sentire i brividi che le sto provocando. Questa situazione è imbarazzante, a dir poco.
«Ecco fatto»le sorrido tirandomi su.
«Grazie, sei molto gentile» arrossisce
Abbasso lo sguardo cenando si non farle vedere che sto sorridendo come un ebete, poi torno a guardarla negli occhi.

«Dovemmo uscire» le dico.
«Già,Dick» lo dice con un sorrisetto soddisfatto
«Non mi prendere in giro per il nome, non l'ho scelto io» le dico, e lei soffoca una risata che tramuta in un colpo di tosse.
«Altrimenti, Dick?»
«Ti butto nel cesso e tiro lo sciacquone»
«Ma quanto sei simpatico, Dick Grayson?»

«E ancora non hai visto le mie 40 personalità» la guardo con sufficienza, è bello essere più alto di questa ragazza con i capelli marroni scuro e occhi color Terra. Semplici ma bellissimi, come lei.
«Andiamo o hai altre battutine da fare sul mio nome?»le chiedo infine.
«Andiamo» sì aggrappa a me e io la sollevo da terra.

«Non ti ci abituare»le dico con sarcasmo, in realtà voglio prenderla più spesso in braccio, sembra una bambina.
«Quanti anni hai?» lei mi tira uno schiaffetto
«Lo sai che alle donne non si chiedono certe cose?»mi guarda seria ma dopo scoppia a ridere, e io con lei. La sua risata è così contagiosa.

«Comunque 18,tu?»
«Non sai che nemmeno agli uomini si chiede l'età?» scherzo, solo che non voglio dire che ho 21 anni.
«Posso indovinare allora?»
«Se proprio insisti» le dico mentre mi avvio in sala da pranzo con lei ancora tra le mie braccia.

«Mh mh..secondo me...23!» la guardo spiazzato, e lei si mette a ridere.
«Scherzavo, fustaccione, ne hai 21»
«Come fai a saperlo?»
«Me l'hai detto, hai appena detto "Non voglio dire che ho 21 anni"»cerca di imitare la mia voce mettendosi le mani sui fianchi. La cosa che più mi spaventa è che l'ho pensato, non l'ho detto.

«Sì l'hai detto»mi risponde di nuovo lei. Devo assolutamente parlare con Bruce. L'appoggio sul divano e vado in cucina a prendermi una mela, per poi tornare da Victoria.
«Dove vivi?» lei abbassa il volto e poi punta il suo sguardo nel mio.
«Dick, devi promettermi che non lo dirai a nessuno per nessuna ragione» è spaventata, si vede.
«Va bene» rispondo semplicemente, non so esattamente cosa dire.

«Ho visto i miei genitori essere uccisi in mezzo al bosco da una donna che era vestita tutta di nero e indossava anche un mantello e un cappello a cilindro nero, ma i suoi capelli erano biondi.» prende un sospiro profondo
«Questa donna diceva di essere mia zia ma in realtà mi ha cresciuta come fossi un'arma, mi ha rinchiusa dentro a una stanzina piccola dove potevo esercitarmi quando lei non c'era, contavo i giorni per sapere quando potevo fuggire, contavo le ore per sapere quanto ci metteva per tornare» fa un'altra pausa.

«Perché la verità è che lei è una criminale, io le servivo per fare del male alla gente ma una volta si è spinta troppo. Ha uccisi un bambino e poi ha dato l'arma del delitto a me, e indovina un po' chi è finita in carcere per omicidio? Io. Sentivo ogni notte le sue urla, vedevo lui che mi chiamava per aiutarlo. Dio quanto ero stupida» lo dice con disprezzo, e una lacrima inizia a bagnarle la guancia e io glie la asciugo.

«Non eri stupida. Ti aveva messo in una situazione difficile e tu, come tanti altri, non sei riuscita a tirarti fuori» le dico
«Non capisci, dovevo ucciderlo io quel bambino, ma non ho voluto, mi sono tirata indietro ma era troppo tardi, l'ha fatto lei per me, per proteggermi, diceva così. Tutte cazzate.» Questa ragazza è più forte di quanto pensassi.


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