1. Nuove conoscenze

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Giorno 6.202, tra esattamente 3 giorni è il mio compleanno. Perché conto i giorni? Semplice, non vedo l'ora di evadere da questo...qualunque cosa sia. So solo che sono bloccata qui e il tempo è il mio unico amico.

Sono distesa sul letto a fissare il vuoto.
«Victoria!» oh no. Non adesso. Non di nuovo.
«Vieni a vedere chi ti ho portato per cena! È un ragazzo!»
«Non voglio farlo! Non di nuovo!» quella psicopatica stava cercando una cavia per i miei poteri, maledetti poteri.

«Sì signorina, altrimenti sai cosa gli succede» non volevo vedere un'altra volta un ragazzo ucciso da quella pazza per colpa mia. Questa volta dovevo salvarlo, o almeno provarci.

Scendo dal letto e mi dirigo verso le scale. Prendo un grande respiro e inizio a scendere. Raggiungo quella che si definisce «mia zia».
«Finalmente»esclama quest'ultima con fare annoiato
«Ora congelalo, che qui la tua zietta ha una fame assurda» annuisco e preparo le mani in direzione di quel ragazzino spaventato ma, prima che il ghiaccio congeli il ragazzo, posiziono il braccio nella direzione di mia zia e la congelo. Che bella statua, la preferisco così:muta.
Slego il ragazzo che mi rivolge un sorriso per ringraziarmi, io lo ricambio. Lo prendo per mano e iniziamo a correre fuori da quell'inferno. Era ora.

Continuiamo a correre fino a quando non ci manca il fiato.
«Bene bene, cosa ci fanno due ragazzini tutti soli in questo quartiere?»sentiamo una voce maschile rauca provenire dalle nostre spalle.
«Prendeteli!» ordina un altro uomo, stavolta però davanti a noi. Non so di preciso da dove sia sbucato. Sento due prese potenti alle mie spalle.
«Mmh...tu potresti fare qualcosa per noi»dice con un tono malizioso. Il mio cuore perde un battito, poi inizia a battermi più velocemente, pompando il sangue nelle vene. Inizio a dimenarmi non ottenendo risultati ma non mi arrendo. Mi giro verso il ragazzo che, per mia disgrazia, hanno già atterrato. Uno di loro mi prende per i capelli.

«Ora ci divertiamo» ma anche no.
«Fate divertire anche noi, no?» riprendo a respirare normalmente. Per la paura non mi sono accorta che stavo trattenendo il fiato.
Approfitto dell'entrata di quegli sconosciuti mascherati per colpire i tizzi alle mie spalle nelle parti basse con i gomiti.
Raccolgo il ragazzo a terra e lo porto dalla parte degli eroi in maschera.

«Non così in fretta ragazzina» odio i cinquantenni in calore che mi chiamano così.
«Che c'è? Ti sei arrabbiata? Vuoi che chiami i tuoi genitori oh aspetta, sono morti»essendo che la notizia che sono stata affidata a una delle riccone di Gotham city era finita in prima pagina, tutti sanno dei miei genitori.

«Scusatemi»mi rivolgo ai ragazzi misteriosi e mi giro verso il coglione più grande che mi sia mai capitato.
«Ripetilo adesso ma guardandomi negli occhi se hai le palle»
«Fottiti ragazzina, se vuoi lo faccio io» e poi dà il cinque a uno dei suoi compagni
«Se non .i sbaglio non è questo che mi hai detto, ma tranquillo, ti aiuto io a ricordare»lo prendo e lo sbatto a muro, nessuno muove un muscolo mentre io vado verso di lui, lo metto in piedi e lo attacco al muro prendendolo dal collo.
«1.Non nominare i miei genitori, mai più, non ne sei degno. 2.Mi fotterò, te lo prometto, ma non sarai tu»dico a denti stretti. Non faccio in tempo a staccarmi da lui che vengo attaccata alle spalle. Una cosa devi essere grata a quella pazza: di avermi addestrata.

Inizio a schivare colpi e a calciare contro altri due uomini, finché non sento una spada che mi trafigge sotto la costola sinistra. Urlo dal dolore, mi giro e vedo un uomo con l'armatura che mi sfila la spada dal corpo.

«Ti sei divertita abbastanza»
«Quella ragazza mi ha salvato!»sento il ragazzo gridare ai ragazzi in costume, uno di loro mi soccorre.
«Ei, tutto bene?» io gli rivolgo il sorriso più falso del mondo
«Mai stata meglio, tu che dici?»
«Ti porto alla torre okay? Ma non ti muovere» e chi si muove, penso tra me e me. Il ragazzo dai capelli castani mi prende a mo' di principessa. D'istinto mi aggrappo al suo collo mentre lui tira fuori un gadget, preme quello che sembra essere un grilletto e, in un attimo, ci troviamo su un tetto.

«Resisti, non ti devi addormentare, intesi?» annuisco debolmente. Non mi piace farmi vedere debole, perché mi hanno sempre insegnato che la debolezza porta la morte e io non voglio morire. Soprattutto in queste circostanze. Mentre la corsa da un tetto a un altro in braccio ad uno sconosciuto, quest'ultimo mi lanciava qualche occhiata di controllo per vedere se ero svenuta, di tanto in là.

"Just friends"Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora