VICTORIA
I primi raggi di sole si fanno strada dalla finestra ed illuminano il mio volto ancora assonnato. Per sfuggire a quella luce abbagliante, mi giro verso la parte opposta, metto un braccio in avanti, ma sento qualcosa di duro sotto di esso. Controvoglia apro gli occhi per vedere cosa sia e, davanti alla faccia, mi ritrovo due occhi marroni che mi fissano ed un sorriso sul volto della persona che ho davanti. Dick.
«Buongiorno bellissima» mi saluta lasciando un bacio sulla mia fronte, per poi tornare nella posizione iniziale e, con una mano, accarezzarmi una guancia.«Buongiorno bruttissimo» scherzo io e lo sento ridere.
«Come stai?» torna serio, ed io abbasso gli occhi sulla maglietta ancora sporca di sangue.
«Sono stata peggio» rispondo dopo qualche secondo, ma lui fa una smorfia.
«Vuoi sapere cos'è successo, non è vero?» lo precedo io, e lui annuisce. Come immaginavo, è troppo prevedibile.
«Bhe allora, non è andata male, ma...ecco...mi hanno presa e...» cerco di pensare, di ricordare, ma niente, ho un vuoto, mi ricordo solo immagini confuse, quasi come se...
«Victoria, non ricominciare» mi risveglia Dick vedendomi assente.
«Vic, ti prego, parla con me, apriti con me» mi scongiura lui. Diamine.
«Io...»inizio ma vedo che non è convinto. Devo essere sincera, senza alcuna paura.«Dick, credo mi abbiano drogata, ho queste immagini confuse nella mia testa e frasi senza senso che mi rimbombano nelle orecchie e, quando provo a ricordare è come se avessi un vuoto...» mi guarda con un'espressione che non saprei se definire scioccata o confusa, o forse entrambe(?)
«In poche parole?» chiedo e, dal ragazzo, ottengo solo un cenno con il capo in segno di approvazione.
«Non mi ricordo Dick»«Hai detto che, oltre le immagini confuse, hai anche delle frasi, no?»
«Frasi senza senso»
«Come ti pare» sospira.
«Puoi farmi un esempio?» mi chiede. Forse può aiutarmi a ricordare.
«C'è questa frase che è la più frequente» gli dico, e lui, con la sua mano destra, prende la mia ed inizia ad accarezzarmi il palmo. Chiudo gli occhi e cerco nella mia mente quella fresa.
«"Te ne pentirai, Victoria, tu e tutti quelli come te". Che cosa vuol dire?» gli chiedo riaprendo lentamente gli occhi.
«Sinceramente non lo so» risponde lui
«Ma adesso non pensiamoci, d'accordo? Vai a farti una doccia, hai ancora la maglietta sporca di sangue» mi sorride per incoraggiarmi ed io ricambio volentieri quel sorriso.«Dovresti prima lasciarmi la mano, però» gli faccio notare con un sorriso beffardo in volto.
«Vic non farlo» mi rimprovera ed io lo guardo confusa.
«Cosa non dovrei fare?» gli chiedo, e lui si avvicina ancor di più a me.
«Non provocarmi, altrimenti non riesco a controllarmi» mi sussurra all'orecchio ed io rimango letteralmente imbambolata.Come può un ragazzo farti venire le farfalle nello stomaco con un semplice gesto?
«Va a farti la doccia» proferisce lui dopo non so quanto tempo, ed io mi riscuoto da quella sensazione magnifica.
«Sissignore» dico mettendomi sull'attenti, facendolo ridere.
Prendo un asciugamano e mi chiudo in bagno. Apro l'acqua della doccia, mi levo la maglia piena di macchie di sangue e anche i pantaloni. Rimango in intimo, vado davanti lo specchio per vedere come sono messa di faccia e il resto ma, quando alzo lo sguardo, rimango impietrita dal mio stesso aspetto.
«Oh cazzo» impreco tra me e me. Alla vista di tutto quel sangue e di segni che, sembrerebbero, dei proiettili, iniziano ad affiorarmi i ricordi.«Sta ferma o sparo!» urla un uomo con una pistola tra le mani.
«Davvero vuoi spararmi? E credi che riuscirai a farmi qualcosa con un micro proiettile?!» parla una voce amplificata, ed io quella voce la conosco fin troppo bene. Sono io.
«Potrei ammazzarti!» replica l'uomo, ma con più timore della frase pronunciata precedentemente.
«Bhe almeno io non dovrò farti a pezzi» questa volta sono io che parlo, o, per lo meno, il mostro dentro di me.
«L'hai voluto tu, stupida ragazzina!» grida l'uomo e poi, un assordante suono rimbomba per tutta la "stanza".
Uno sparo.
«È morta?» chiede, questa volta, un'altra voce femminile, anche questa molto familiare alle mie orecchie. Vecchia bastarda.
«Aiuto!» urla lo stesso uomo che ha sparato, e poi, silenzio.Mi ritrovo con la bocca che sanguina, decido di entrare in doccia per schiarirmi le idee. L'acqua è già bollente.
Sono molto confusa e, una doccia bella calda, mi aiuta a ragionare.
Chiudo l'acqua per farmi lo shampoo, ma, quando la riapro sento che non è più la stessa sensazione piacevole di prima, perciò decido di aprire gli occhi. Ho la testa piegata, perciò vedo solo i miei piedi ma c'è qualcosa di strano; c'è del sangue. Decido di vedere se è mio, visto che ho molte ferite sull'addome, ma non è.
«Ma che diamine...» mi giro nella direzione del getto d'acqua, e, quando mi accorgo che il sangue viene proprio da lì, mi affretto ad uscire dalla doccia. Mi annodo l'asciugamano attorno al corpo, ed esco dal bagno con le lacrime agli occhi.«Ei, hai fatto presto» dice una voce maschile in camera mia ma io non riesco né a muovermi né a fare qualsiasi altra azione.
«Vic, che succede?» chiede di nuovo Dick
«Vic, mi stai spaventando» questa volta sento il letto cigolare e dei passi venire verso la mia direzione.
«Vic, che è successo lì dentro?» a questa domanda, non trattengo più le lacrime che, poco fa, minacciavano di uscire.
Il ragazzo davanti a me non perde tempo per abbracciarmi ed io cedo a quel contatto fisico. Sento le gambe che tremano e il respiro affannoso...che mi sta succedendo?
«Vic, credo tu abbia un attacco di panico» mi informa Dick, prendendomi quasi di peso e facendomi sedere sul letto.«Dammi la mano» mi dice, ed io obbedisco, lui la prende e se la appoggia sul suo addome, dalla parte del cuore e, con la sua mano libera, fa lo stesso ma, questa volta, sul mio.
«Ascolta i miei battiti, Vic, concentrati solo su quelli, va bene» mi chiede ed io, faccio come dice. Cerco di fare respiri profondi chiudendo gli occhi e concentrarmi sul respiro del ragazzo davanti a me e, finalmente, torno ad un ritmo di respiro e di battiti, normale.«Dick...è stato orribile» inizio a dire catapultandomi tra le braccia del ragazzo, che mi accolgono con piacere.
«Mi sono guardata allo specchio e mi è venuto un flash...» lascio la frase in sospeso, non so se sono pronta ad affrontare la realtà, ciò che sono...
«Vic, vuoi dirmi cosa hai visto?» chiede Dick con dolcezza, accarezzandomi i capelli.
«Ho ucciso...di nuovo...un innocente. Perché? Perché mi ha fatto questo?!» è una domanda a cui cerco da tanto risposta, ma è ovvio che ero il suo giocattolino, era per divertimento.
«Vic..» inizia lui ma lo interrompo. Alzo la testa senza staccarmi da lui e lo guardo negli occhi.
«Quando mi sono ripresa da quella specie di trans, mi sanguinava la bocca, allora ho deciso di entrare in doccia e, fin lì, tutto sembrava normale. Ma, quando ho riaperto l'acqua dopo essermi fatta la shampoo, ho iniziato a vedere del sangue e mi sono affrettata per uscire»
«Vi'...» mi stringe ancor più forte a sé.
«Fa male, Dick» dico senza pensarci.
«Cosa fa male?» mi chiede.
«Vivere così, ma ora che ho te e i ragazzi forse potrei abituarmici» gli dico e vedo che sorride.
Restiamo in questa posizione per non so quanto tempo, ma so che entrambi stiamo sorridendo, anche se ce lo chiedessero, noi non lo ammetteremmo mai ad anima viva.Vorrei più momenti così nella mia vita.
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"Just friends"
FanfictionVictoria Moore, una ragazza vivace, curiosa e sì, un po' ficcanaso. Vissuta per la maggior parte della sua infanzia con i suoi genitori in Michigan. Un enorme incidente però segnò la sua vita. E come se non bastasse, venne affidata ad una psicopatic...