11.Sognare ad occhi aperti

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                              Dick
Una voce vivace e femminile mi sveglia, proviene dal salotto di sotto. Prego mentalmente che non abbia svegliato Bruce. Scatto in piedi, mi dirigo verso l'armadio e prendo la mazza che usavo da bambino per sgattaiolare fuori dalla villa.

Mi avvio verso la porta e la apro piano piano, quel che basta per uscire dalla camera. Vado verso le scale e faccio un gradino alla volta, evitando di produrre qualsiasi rumore per non far scappare l'eventuale criminale.

Arrivo davanti al salotto e noto che la TV è accesa. Che strano, mi ricordo che l'avevo spenta prima di andare in camera, tanto sono sempre l'unico che fa gli orari piccoli.
Avvicinandomi di più al divano noto una coperta che...respira? Rivolgo il mio sguardo a uno dei braccioli della poltrona e noto una chioma castana appoggiata su un cuscino, e la coperta che copre la faccia della persona sdraiata. Una criminale che si addormenta nella casa in cui deve fare infrazione? Impossibile.

Appoggio l'arma a terra, e cerco di scoprire chi si nasconde sotto le coperte. Appena sfioro la lana, la persona che ne è avvolta sospira e mugugna qualcosa, arretro di un passo, ma per mia fortuna non si è svegliata.

Mi riavvicino alla donna sotto le coperte e, con un gesto delicato ma deciso, le scosto dal viso la coperta. Victoria? Che cavolo ci fa sul divano? Dovrei svegliarla?
Decido di spegnere prima la TV, poi risalgo in camera e rimetto mazza al suo posto e, dopo aver pensato a lungo su cosa fare con una Victoria svenuta sul divano, decido di che l'opzione più corretta e logica sia portarla in braccio fino la sua camera, di sicuro non la posso lasciare lì, se la vedesse Bruce...

Torno di sotto, mi avvicino pian piano al divano e mi ci piazzo di fronte. Esito un po' su come caricarmela in braccio, ma poi, finalmente, seguo il suo consiglio: agisco senza pensarci troppo. Mi chino e le metto un braccio sotto le ginocchia e l'altro sulla schiena, la tiro su con delicatezza e mi avvio per le scale. Al quarto gradino la sento mugugnare qualcosa di incomprensibile, mi fermo e resto a guardarla; non è né sveglia né del  addormentata. Sembra un angioletto quando dorme mentre di giorno mi tiene testa e si crede anche più intelligente di me. Mi mordo il labbro inferiore per evitare di ridere ma non posso trattenere un sorriso.

Arrivo in camera sua e la appoggio delicatamente sul letto.
«Buonanotte Vic»mormoro sapendo che non può sentirmi perché è persa nel mondo dei sogni. Faccio per andare alla porta e uscire per tornare a dormire ma sento una mano stringere la mia, ma non una stretta forte, una stretta morbida e calorosa.
«Dick, resta» mi dice la sua voce assonnata.
«Vic, hai bisogno di dormire» le sussurro, ma lei, ovviamente, non mi ascolta ed insiste.

«Ti scongiuro, non voglio rimanere da sola» mi prega.
Come faccio a dirle di no?
«Va bene, chiudo solo la porta» mi arrendo e mi dirigo verso la porta chiudendola.
«Okay» risponde ancora assonnata.

«Dick sei ancora qui?» mi chiede Vi' lasciando trasparire dalla sua voce un filo di preoccupazione, un secondo dopo mi metto seduto sul letto, dandole le spalle.
«Perché non vuoi restare sola?» le chiedo ai buio
«Perché...Be', io...» cerca di spiegare, ma non credo di aver capito il problema, e di che non me lo dirà molto facilmente, quindi mi metto comodo sotto le coperte e mi sposto sul fianco per guardarla. È a pancia in su e ha lo sguardo rivolto al soffitto.

«Che c'è che non va, Vi'?» le chiedo, avvicinandomi un centimetro di più a lei, che è ancora impegnata a guardare il soffitto.
«Io so, Dick, è questo il problema... Io so chi è stato» mi risponde, ma questa sua risposta mi confonde ancora di più... Cosa sa?
«Cosa sai» gli chiedo solamente.
«Io so chi ha...» non riesce a finire la frase; la sua voce trema e tira su con il naso. Merda. Se lo sa vorrà vendetta, come l'ho voluto io, ma non ho ottenuto niente, a meno che un uomo morto non valga come cosa.

«Io so chi ha ucciso i miei genitori» le si incrina la voce mentre dice la parola "ucciso".
«Chi?» sono incuriosito ma preoccupato per lei allo stesso tempo.
«Quella puttana che si definisce "mia zia"» nel buio vedo qualcosa brillare di un azzurro splendente, mi avvicino e noto che sono...i suoi occhi?
«Vic, che hanno i tuoi occhi?» le chiedo avvicinandomi a quei due bagliori blu. Appena se ne accorge li chiude e prende un respiro profondo, quando li riapre, l'azzurro è svanito e sono tornati ad essere color nocciola.

«Potresti darmi una spiegazione per favore?» le chiedo confuso
«Certo, quando mi arrabbio- cosa che capita molto spesso- il mio potere prende il sopravvento e i miei occhi si colorizzano di azzurro/grigio, che appunto richiama il colore dei miei poteri» prende un altro respiro profondo e si gira verso di me.
«Il ghiaccio» conclude infine. Mi alzo a sedere incredulo.

«Sei qui da quasi due settimane, quando pensavi di dirmelo?» le domando forse un po' troppo severo.
«Hai già abbastanza problemi, non volevo aggiungermi alla tua lista» si giustifica
«Me lo dovevi dire...quante altre cose non so di te?» le domando ancora
«Be'...»inizia lei e io non sopporto più queste bugie. Mi alzo dal letto e mi dirigo verso la porta.

«Quando sarai pronta a dirmi tutto quello che sai fare e del tuo passato, sai dove trovarmi. Fino a quel punto non rivolgermi la parola» dico senza nemmeno guardarla in faccia. Detto ciò me ne ritorno nella mia camera e rifletto su ciò che le ho appena detto.

Perché cazzo l'ho fatto? Perché odio le bugie ma lei ha bisogno di una mano ma mi deve anche dimostrare che posso fidarmi di lei, e di certo la sua bellezze in questo caso non le basterà. Devo fidarmi di lei.

"Just friends"Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora