02- death and other things

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Va bene, pubblico difficile, penso, mentre osservo il gruppo di eroi occhieggiare, appena un po' schifati, la gigantesca testa viola che ho appena fatto cadere ai loro piedi.
"Vi presento il Titano pazzo Thanos." Dico, sperando di non dover raccontare tutta la leggenda delle Gemme e del perché Thanos era una minaccia per l'universo, eccetera eccetera...
Hai solo paura di rivivere quei mesi di dolore, paura e morte, o no? Zittisco la voce nella mia testa, facendo del mio meglio per non digrignare i denti. Non devo sembrare minaccioso, mi dico.
"Thanos è una leggenda. Un mostro per spaventare i bambini!" Thor replica e come sempre è tanto potente quanto ignorante.
"Come i Giganti di ghiaccio che si agitano ad Asgard? Come Hela?" Ribatto, velenoso. Lo shock che gli si dipinge sul volto mi dice che l'ho zittito, almeno per il momento. Tra poco vorrà parlare con Odino, e mi chiedo senza particolare interesse come andrà. Non sia mai che Odino riveli uno dei suoi segreti senza che il mondo sia in pericolo.
"Qualcuno vuole spiegare anche a quelli di noi che non vengono da Fantasilandia?" Sorprendentemente il sarcasmo arriva da Romanoff, che si guadagna un'occhiata ammirata da Stark e dal sottoscritto.
"I miei più sinceri complimenti, Romanoff. Benissimo. Lasciamo da parte la storia di Asgard, per ora, va bene? Parliamo di lui." Indico vagamente la testa mozzata "Thanos era un semimmortale di prima categoria, con l'unico obiettivo di "riparare" -mimo le virgolette con le dita- l'universo, spazzando via esattamente la metà di esso."
"E come avrebbe voluto farlo?" Ovviamente Stark doveva interrompere.
"Con le Gemme dell'infinito." Rispondo, come se fosse un'ovvietà. Per me lo è. "Ho passato gli ultimi anni, decenni, a cercare un modo per tornare indietro nel tempo, per fermarlo. Per ucciderlo... come lui aveva ucciso tutti voi." Concludo. So che la mia storia è inverosimile, ma ho compreso da tempo che perfino il dio delle menzogne a volte deve dire la verità. Ovviamente non mi crederanno, ma a questo punto conta poco. Ho svolto il mio compito. La realtà è salva. Loro sono al sicuro.
Per un momento, mi sembra di percepire l'elettricità dell'aria, come la tensione, così forte che lo spazio tra noi potrebbe essere tagliato con un coltello. Poi, tutto esplode. Gli Avengers iniziano a parlare tutti insieme, le domande si accavallano fino a rendere questo luogo un tempo silenzioso pieno di una cacofonia assordante di voci. "SILENZIO!" Nemmeno a dirlo, il dio del Tuono ha usato la sua oltremodo roboante voce per riportare la calma.
"Loki, come pensi che possiamo credere alle tue parole? Chi ci dice che non è un altro elaborato trucco? Quello che vedo io è la testa di un alieno sconosciuto, che potrebbe essere anche solamente un'illusione... sono stanco delle tue menzogne, Loki." Conclude Thor rassegnato.
"In che anno siamo? Anni terresti," preciso, cogliendo tutti alla sprovvista. Non importa, mi dico, ti stanno ascoltando. È già qualcosa.
"Duemila tredici." È Rogers a rispondere, con mia sorpresa.
"Ah. Capisco. New York, eh?" Non aggiungo altro. Non ce n'è bisogno.
"Vi siete mai chiesti perché il portale che ho aperto era così piccolo?" Alzo una mano prima che Stark possa interrompermi. "Qualcuno di voi, per esempio tu, fratello, o tu, Barton, in fondo sono stato con te fin dall'inizio, no?, ha mai notato il fatto che avevo gli occhi di uno strano eppure familiare azzurro? O IL FATTO CHE MI REGGEVO A MALAPENA IN PIEDI?" Ormai sto ruggendo, quindi faccio un bel respiro per calmarmi, rilasciando i pugni che non sapevo di avere stretto fino a farmi sanguinare i palmi. Certe ferite sono dure da dimenticare , vero, Principino? Ringhio appena. Non devo sembrare minaccioso, certo. Al diavolo.
"Ci stai dicendo che anche tu eri controllato dallo scettro? Ma perché non lo hai detto subito? Perché non spiegare quello che stava succedendo..." Rogers mi fissa per un momento, il mio sguardo furioso deve fargli accendere la fantomatica lampadina, perché le parole gli muoiono in gola e il suo sguardo corre alla testa che ora giace ai miei piedi.
"Bravo, Capitano. Vedo che ci sei arrivato. Dio della Menzogna!" Dico, indicandomi. Ancora un sospiro, uno solo. Controllati. "Per farla breve, il vecchio me non è mai stato molto bravo ad ammettere i suoi fallimenti. Ma dopo decenni ad inseguire fantasmi, posso dire di aver imparato almeno questa lezione. - lascio che un ghigno senza traccia di felicità si formi sul mio volto. Mantieni la facciata. Distaccato, ora- Dopo che ho lasciato andare Gugnir, e mi sono lasciato cadere nel Vuoto, per quanto, quattro mesi? , sono atterrato... beh, qui. - allargo le braccia ancora una volta, lasciando che ammirin il paesaggio.- sfortunatamente, non ero morto, ma ero comunque finito all'inferno. Thanos e i suoi ci misero un po' a... convincermi, ma, alla fine... - stringo i denti, furioso ancora dopo tutto questo tempo per non essere riuscito nemmeno a lasciarmi morire in modo dignitoso. - Non sicuro, Thanos mi mise sotto il controllo dello scettro, che conteneva la gemma della Mente, se non si fosse capito, e mi spedì a New York, per rubare il Tesseract, che contiene la gemma dello Spazio, e distruggere la Terra. Fortunatamente riuscii a sabotare almeno parzialmente il piano. Dopotutto, il dio destinato a perdere non ha mai avuto troppe difficoltà a fallire miseramente. Sapevo di averlo solo rallentato, ma era il meglio che potevo fare, in quel momento."
Alzo lo sguardo dall'interessantissimo sasso che ho fissato per tutto il tempo del mio racconto, solo per vedere che la squadra ha lo sguardo perso e vagamente stravolto.
"Loki..."
"Allora!" Esclamo,prima che Thor possa dire qualcos'altro, battendo le mani e facendo sussultare tutti quanti. "Thanos ha distrutto la realtà nella mia linea temporale, quindi ho deciso di tornare indietro nel tempo e ucciderlo. Mi ci sono voluti più o meno cinquant'anni, prendere o lasciare, e un'infinità di incantesimi estremamente difficili, ma eccoci qui. Potete ringraziarmi dandomi un passaggio su un qualunque pianeta abitato di vostra conoscenza."
Spero segretamente che mi portino sulla Terra, ma non lo ammetterò mai. Che credano quello che vogliono, ho già detto abbastanza verità per il resto della mia vita.
"Loki..." Thor aggrotta le sopracciglia come quando sta per dare voce ad un pensiero molto difficile e quindi estremamente ovvio. "Quindi in questa realtà ci sono due te o...?" Non conclude la domanda, ma non serve.
"Sarebbe un paradosso troppo difficile da sopportare per lo spazio tempo." Dice Stark. "Ad un certo punto la realtà collasserebbe. In più le difficoltà di trasportare un corpo indietro nel tempo..." Stark mi osserva, cercando differenze tra me e il Loki che ricorda da New York. Non ne vede e annuisce.
"Non è stato facile. All'inizio integrare le coscienze ha creato parecchi... problemi. Ma miglioro ogni giorno, quindi non preoccupatevi per me!" Rispondo con un sorrisetto, sapendo perfettamente che se morissi davanti a loro in questo momento probabilmente si metterebbero a ridere.
"Ma allora come hai fatto ad evadere dalle prigioni? Perfino tu...?" Ancora una volta Thor mi guarda senza capire.
"Non ho detto che ci ho messo cinquant'anni ad organizzare un piano? Parte del problema, una volta compreso cosa avrei dovuto fare per riuscire a tornare indietro, è stato capire come scappare. Fortunatamente ho avuto parecchio tempo per studiare la magia delle prigioni." Il ghigno stavolta è più lupesco, meno distaccato. Bene.
"Thor, tu lo conosci meglio di tutti noi. Gli credi?" È Natasha a parlare. Thor esita, studiandomi come una bestia indomabile affidatagli contro la sua volontà.
"No. Ma non ho prove per non farlo."

Sto per ribadire, quando sento un familiare gelo insinuarsi in me. Mi irrigidisco, cercando di contenere la stanchezza che si impossessa del mio corpo. Fallisco miseramente, ancora una volta. Mentre percepisco la realtà attorno a me scivolarmi tra le dita, riesco a dire: "Scusatemi, penso che adesso dovrò svenire."
Il resto è buio.

What if...? Loki goes back in timeDove le storie prendono vita. Scoprilo ora