04- monster

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Tony si allontana dopo un po'. Ho finito di mangiare, con grande piacere, e abbiamo parlato ancora un po' di tutto e di niente. In realtà, è stato lui a prendere l'iniziativa: ha parlato dei suoi progetti ha ruota libera, indugiando su dettagli tecnici e schemi che non ho compreso se non in minima parte. Semplicemente, ascoltarlo parlare mi ha riportato in un tempo in cui era normale rimanere a conversare fino a tardi, e l'ho lasciato continuare anche se sapevo che la sensazione di familiarità era falsa, e che presto sarebbe tornato tutto come prima. Loro non sono più i tuoi amici, insiste la mia mente. Loro ti credono un mostro. Ma in fondo tu sei un mostro, giusto?

Sto cercando di combattere la stanchezza, nonostante tutto, non volendo ricadere nella facile trappola degli incubi che la mia mente si diverte a farmi rivivere in continuazione, quando sento la porta aprirsi. Non so quanto il Qiunjet ha impiegato per tornare sulla Terra, e di conseguenza non so né quanto ho dormito né per quanto tempo Thor ha dovuto trattenersi dal venire a farmi la ramanzina, quindi prendo un bel respiro e aspetto che inizi a parlare. Sto quasi per chiedergli perché esita ad esprimere la sua disapprovazione, quando capisco che non può trattarsi di lui. Anche nel buio della camera, so non è mio fratello quello che si sta avvicinando al letto. Non riuscirebbe mai ad essere così silenzioso. Premo in fretta un bottone sulla sponda del letto, facendo sfarfallare le luci finché la camera non è nuovamente illuminata a giorno. Quello che vedo mi lascia immensamente sorpreso.

"Buonasera, dottor Banner." Dico, nel tono più rilassato che riesco a trovare. Nella mia linea temporale, nonostante diverse vicissitudini, ho trascorso quasi sei anni in compagnia degli Avengers assieme a Thor, e nonostante questo non non siamo mai riusciti ad avere una conversazione che non fosse forzatamente educata, al limite della più delicata diplomazia, essendo lui timido per natura ed io restio ad infastidire l'alter-ego di Hulk. Ora, ad aggravare la situazione, il nostro ultimo incontro dal suo punto di vista è stato quando ha creato un cratere nel pavimento della Torre con il mio corpo, e lo stesso vale per metà della mia coscienza. Decisamente non le migliori circostanze per un nuovo primo incontro.

"Buonasera. Scusa, pensavo che stessi già dormendo. Oddio così non suona meglio, vero? -Banner ridacchia, arrossendo, a disagio quanto e più di me, e decisamente meno non dare a vedere le sue reazioni.- Volevo dire che venivo a controllarti... i tuoi valori!" Esclama, sempre più imbarazzato, mentre continua a scavarsi la fossa con le sue stesse mani, con mio grande divertimento.

"Dottor Banner." Lo interrompo, più per interesse a farlo tacere che per pietà, e annuisco, accennando alle macchine che non hanno smesso di emettere brevi suoni da quando mi sono svegliato. "Controlla pure tutto ciò che ti serve." Faccio del mio meglio per sembrare suonare il meno minaccioso possibile, e non mi sfugge l'ironia, dato che io sono quello incatenato al letto e lui il misero mortale che può ridurre il mio corpo a poco più che poltiglia. Sospiro. Non ho mai imparato a parlargli senza pensare che poteva trasformarsi in Hulk in un attimo. Non ho mai voluto trattarlo come una bestia che potrebbe attaccare da un momento all'altro, ma non so come essere "naturale" con lui. D'altro canto, entrambi sappiamo fin troppo bene come ci si sente, e immagino che entrambi siamo ormai fin troppo abituati alla sensazione.

"Senti... mi dispiace per la storia di Hulk e... non lo so, non so se te l'ho mai detto. Beh, dal tuo punto di vista. Volevo solo... lascia perdere." Banner scuote la testa e fa per andarsene.
"Banner." Aspetto che si giri per continuare, indeciso fino all'ultimo momento su cosa dirgli. Alla fine mi accontento di un: "Grazie."
E, con mia immensa sorpresa, noto un leggero sorriso formarsi sulle sue labbra.
"Figurati." Esita per un momento, cercando le parole per formulare la prossima domanda. Ho una vaga idea di quale sarà, considerato che probabilmente hanno condotto delle analisi per comprendere il mio stato di salute, e che mio...Thor si sarà rifiutato di discutere alcun particolare riguardante la mia situazione, senza il mio esplicito consenso. Vorrei che non fosse sempre così rispettoso. Mi avrebbe risparmiato un bel po' di spiegazioni.

"Avanti, chiedi pure." Non vedo perché tirare per le lunghe questa conversazione, che, per quanto inevitabile, è senz'altro anche una delle più spiacevoli che abbia dovuto intrattenere. Che non coinvolgesse strumenti di tortura, ma... no. Non andare lì, non è il momento, non ora.
"Sì, ah... abbiamo dovuto farti delle analisi, mentre dormivi, e abbiamo riscontrato dei valori anomali. Perfino per un Asgardiano."
Che cosa sei? Mi vengono in mente le parole che ho rivolto a Odino, la prima volta che ho preso in mano l'artefatto riportato da Jotunheim durante l'ultima guerra.
Che cosa sono io? La risposta, Mio figlio. Cosa più di questo?
Ricaccio i ricordi nelle profondità della memoria; non è il momento.

"Forse è perché non sono un Aesir." Rispondo, il più tranquillamente possibile.
"Ah. Un Aesir? Sì questo spiega tante cose..." Bruce mi guarda, forse cercando di capire come carpirmi altre informazioni. Non sa ancora che, non avendo nulla da perdere, ho tutto da guadagnare se, divulgando qualche piccolo scandalo della Famiglia Reale di Asgard, otterrò non solo un po' della sua fiducia, ma, magari, addirittura la sua simpatia.
"Aesir è il nome corretto per il popolo guerriero che abita ed è ai più alti livelli della gerarchia del Regno eterno, che voi chiamate Asgard. Il termine corretto per me, invece, è Gigante di ghiaccio. Jötun." Continuo, secco, sperando segretamente che vada a fare le sue ricerche in qualche altro posto e mi lasci in pace, poiché anche se logicamente so di stare giocando a scacchi il mio destino, non riesco a godermi la partita che usa come posta l'unico segreto che sarei disposto a portarmi nella tomba.
"Bene. Cioè..." gli lancio un'occhiataccia. Che cosa vuole ancora?
"C'è qualcos'altro che mi sai dire al riguardo? Sulla fisiologia, sulle abitudini..."
"Sono mostri." Mi scappa detto, prima che il cervello possa mettere un freno alla lingua. Posso solo imputare tutto questo alla stanchezza e salvare quel poco di autostima che ancora mi rimane. Punto di nuovo lo sguardo sul soffitto.
"Così ci dicevano ad Asgard." Scrollo le spalle. "Erano i Mostri che popolavano le favole per bambini, echi di una guerra finita prima che nascessi. O meglio, quando ero appena nato."
"Capisco. Beh, capisco cosa si prova a sentirsi un mostro. Ma ti assicuro che non lo sei."
"Non più di quanto lo sia tu." Rispondo. Sappiamo entrambi che nessuno dei due potrà convincere l'altro.
Mi sorride cautamente, prima di riprendere: "Thor non ha voluto dirci nulla, ma onestamente non credo che sappia molto sugli... Jotuns?"
"Jotnar. E no, ad Asgard si insegna più o meno solo quello che ti ho detto. Mostri, feroci e implacabili, che cercano solo due cose: la distruzione e l'espansione del loro dominio."
Bruce mi fissa per un momento.
"Come hai saputo di essere uno... uno Jötun?"
Sospiro. Vorrei solo mandarlo via, urlargli che non sono affari suoi, ma sono stanco, e lui è l'unica persona che conosco che non possa permettersi di sentirsi migliore di me."È una storia... complicata. Diciamo che mi sono scontrato con uno di... loro, e non ho perso il braccio come ci si aspetterebbe venendo in contatto con la pelle di uno Jötun." Ho cercato di rendere la storia il più blanda possibile, ma evidentemente ho fallito, perché Bruce mi guarda rapito.
"Quindi il tuo tocco... congela? E non è come la tua magia, è... biologico?"
No. No no no no no. So dove sta portando questa conversazione e non ho alcuna intenzione di farlo ora. Assolutamente no. È fuori discussione.
"Dottor Banner, l'ultima volta che ho parlato delle mie origini, Odino è praticamente andato in coma e il Bifrost è stato distrutto." Rispondo, la minaccia velata nella mia voce che nasconde il panico risalitomi in gola.
"Capito. Ora... vado. Magari ne riparleremo un'altra volta. O magari no."

Banner è andato via da un po' quando mi arrischio ad osservare la mia mano. Rilascio appena un po' l'incantesimo che mantiene la mia pelle pallida ma umanoide, e la osservo diventare sempre più blu.
Mostro.

What if...? Loki goes back in timeDove le storie prendono vita. Scoprilo ora