17- broken soul

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Arrivare ad entrare in contatto con l'Albero, si rivela, alla fine, la parte facile.
Quello che arriva dopo, quello è complicato.
Cercare di stabilire una connessione con Yggdrasil è, di per sé, una delle cose più pericolose che un mago esperto possa pensare di fare. Yggdrasil è un albero cosmico, il che significa che ha una coscienza, ma essa è così vasta e antica che è impossibile per un essere, umano o asgardiano che sia, non essere sopraffatto dal contatto con essa. Quindi l'Albero stesso deve 'accettare' la connessione, e contribuire ad essa evitando di uccidere chiunque ci sia dall'altra parte.
Quindi, il fatto che io stessi cercando di forzare l'Albero, che in quel momento era niente più che furioso e desideroso di distruggere tutto e tutti, ad una connessione, vi dovrebbe dire quanto la mia mente dovesse sforzarsi di non esplodere.

Vedo ogni sorta di colore, e tutti erano dolore. Sento la sua sofferenza e la sua furia, percepisco ogni perdita che aveva subito. In qualche modo l'Albero considera gli Asgardiani la sua famiglia, e ogni caduto è una nuova cicatrice sul suo cuore già martoriato. Penso che comprendo perfettamente. Ricordo tutti quelli che ho lasciato indietro, a cui sono sopravvissuto. Ripenso al dolore, alla rabbia, a ciò che avevo fatto per evitare che gli eventi si ripetessero. Sono andato oltre ogni limite, per salvarli, per proteggerli, e lo avrei rifatto in ogni momento. La mente avvelenata dell'albero mi risponde: Li perderai comunque. E io penso Lo so, lo so, lo so e fa male ma non posso cambiarlo. So che fa male ma ho deciso che va bene, andrà bene, perché avrò avuto de tempo con loro e sarà stato abbastanza.
Non sarà mai abbastanza, proverai sempre dolore, non puoi cambiarlo.
Non voglio cambiarlo, non voglio smettere di provare dolore, non saprei chi sono senza il mio dolore.
L'Albero mi mostra immagini di sofferenze inimmaginabili e lascio che lo faccia, perché so che è la vendetta di un essere furioso perché impotente, nel guardare mondo nascere e morire, desiderando per ognuno un futuro migliore, pur sapendo che non potrebbe mai essere.
Alla fine, rimane solo il dolore.
È il dolore a renderci forti. Il dolore...
Il dolore è inutile! Non si cambia il Destino. Cosa si può imparare dal dolore se non che è inevitabile?
Si può imparare a conviverci. Si può imparare a fare tesoro di ogni attimo, di ogni respiro, e di ascoltare ogni cosa che desiderano condividere, perché la vita è preziosa, bellissima e fragile.
Non voglio più provare tutto questo dolore...
La voce dell'albero si fa stanca, addolorata.
Potrei mentirti e dirti che passerà. Ma perfino io so che a volte l'unica soluzione è la verità. Proverai sempre dolore, ma ci saranno anche tanti momenti felici, se saprai coglierli. Le persone a cui hai fatto del male in questi giorni... loro non lo meritano, e tu lo sai.
Se ne andranno anche loro...
Sì, ma non puoi cambiarlo. Puoi solo rendere la loro vita speciale.

La connessione si allenta, e io riprendo a respirare. Sono disteso sul pavimento, accanto all'albero, annaspo, ma sono vivo. Credo. Sento un dolore lancinante in tutto il corpo, e la mia mente si chiude, finché non vedo solo buio. A quel punto iniziano i sogni.

Sono sulla Terra, in un bosco che non riesco a riconoscere. Sto camminando, e mi sembra strano, perché non mi sento come se mi stessi muovendo. Gli alberi non lasciano passare la luce del sole, e penso che dovrei sentire il vento freddo che sembra agitare le loo fronde, ma l'aria attorno a me sembra immobile. Cerco gli altri, so che devono essere qui vicino, ma per quanto cammini non riesco a trovarli. Inizio a chiamare i loro nomi, e mi sembra di sentire un sussurro rispondere in lontananza: "Loki.."
Lo seguo, continuando a guardarmi attorno, fino ad arrivare ad una radura. Nella radura ci sono sei tombe. Cado in ginocchio, e non sento dolore. So che dovrei sentire dolore, o almeno qualcosa, ma non sento niente e questo mi terrorizza.

Il sogno cambia. Sono ad Asgard, è il giorno dell'incoronazione di Thor. Lui non è pronto, è solo un giovane guerriero che ancora si eccita alla vista del sangue, io lo so, ma nessuno mi ha mai dato ascolto. Thor entra nella sala del trono, incitando la folla che lo applaude e urla il suo nome, ma poi mi vede e si ferma. Il suo sguardo sembra scavarmi un buco nel petto, e non capisco perché mi fissi in quel modo, finché non mi guardo le mani e lo vedo. Sono blu. Sono un mostro, Il mostro, quello da cui i genitori mettono in guardia i bambini. Urlo, così forte che dovrebbero bruciarmi i polmoni, ma dalla mia bocca non esce alcun suono.

Il sogno cambia ancora. Sono nel giardino di Madre, sto passeggiando. Mi fermo, aggrotto la fronte, pensando che c'è qualcosa di fondamentalmente sbagliato in tutto questo, ma non riesco a pensare chiaramente. Ho la mente annebbiata, mi manca il respiro.
'Loki' Madre è di fronte a me, in tutta la sua regale bellezza. Le parole non bastano a descrivere la mia gioia, eppure provo ancora una sensazione di disagio.
'Madre.' Non sento il suono della mia voce, ma il suo volto s apre in un sorriso triste, quindi deve avermi udito. Vorrei chiederle che cosa la turba, ma non trovo le parole.
'Tu non sei mio figlio.' Risponde infine. Mi sorride ancora, ma una lacrima sfugge al suo controllo.
'E tu non sei mia madre.' Dico, sorridendo a mia volta. 'Ma mi hai cresciuto come se lo fossi.'
'E ti ho amato allo stesso modo, Cucciolo mio. Ma il nostro tempo non è questo. Ora devi svegliarti. Ci rivedremo presto, Loki.'

"Loki! No, no, no, no, no!" Sento la voce di Thor, di mio fratello, e cerco di dire qualcosa. Sto bene, sto bene, sono solo stanco, non preoccuparti. Non riesco a parlare, il rantolo che nasce sulle mie muore ancora prima di essere udibile.
"Loki!" Il coro di voci degli Avengers mi dice che anche loro sono vivi. Bene, bene. Penso, cercando di ricordare come li ho salvati. Devo tenerlo a mente se voglio vantarmi con loro, pensa una parte del mio cervello scombussolato. Mi viene quasi da ridere. Difficile vantarsi se non riesci nemmeno a parlare. Volto appena la testa, con enorme sforzo, ma, sorprendentemente, senza provare dolore. Mi chiedo distrattamente se sia una cosa positiva o se significhi che le mie terminazioni nervose hanno definitivamente smesso di funzionare.
"Sto... bene." Riesco a sussurrare, quando li vedo abbastanza vicino. Thor si inginocchia accanto a me, e mi sorride appena. Sembra così triste...
"Loki, c'è l'hai fatta. Ci hai salvato tutti. Dirò a Padre quello che hai fatto."
"Mi... dispiace."
"No, no, hai sistemato le cose!" È Tony a parlare, ma l'allegria nella sua voce è forzata.
Chiudo gli occhi un momento, sono così stanco... "Non fa male." Dico, cercando di rassicurarli. "Sono solo stanco."
"Riposa, allora. Hai fatto abbastanza, soldato." Vorrei rispondere a Steve qualcosa di intelligente e sarcastico, ma non mi viene in mente nulla, così faccio semplicemente quello che mi ha detto, e lascio andare la presa sulla mia coscienza che finora ho tenuto saldamente, scivolando in un sonno senza sogni.

What if...? Loki goes back in timeDove le storie prendono vita. Scoprilo ora