06- trouble

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È passata una settimana quando iniziano i guai.

Era iniziata come una giornata normale, qualunque cosa ciò voglia significare ultimamente.
Nei giorni precedenti, avevo imparato che non si può mai dire di non poter più essere sorpresi: le manette con cui mi ero svegliato, l'unica cosa in grado di impedirmi di utilizzare il mio seidr e, tecnicamente, causare caos e distruzione, sono sparite con la colazione del terzo giorno, e ho potuto consumare la cena allo stesso tavolo degli Avengers quella stessa sera. Le occhiate diffidenti non sono mancate, ma non avevo mai sperato di riottenere la loro fiducia indiscriminata in pochi giorni. È stato abbastanza surreale trovarmi nella stessa stanza con un Hawkeye disarmato e Steve Rogers, alla mia sinistra, che mi passava l'insalata. Non ho mai dubitato, in verità, che Natasha Romanoff fosse in realtà pronta ad una mia eventuale fuga, né che Stark avesse un'armatura nascosta da qualche parte tra il divano e la sua sedia a capotavola, ma questo dimostra solamente l'integrità della loro salute mentale, che altrimenti avrei giudicato completamente perduta durante il viaggio tra Sanctuary e la Terra.
Sono rimasto in silenzio per la maggior parte del tempo, e mi sono guadagnato la possibilità di dormire in una camera degli ospiti, anche se non mi è sfuggito che essa so trova sullo stesso piano degli unici esseri che potrebbero contenermi: Thor e Hulk. Non ho obiettato, ovviamente. È la decisione più intelligente che abbiano preso da quando mi hanno liberato. Non so ancora cosa decideranno di fare di me, né se Thor ha riflettuto sulla necessità di avvisare il Padre di tutti della mia presenza su Midgard, e in tutta sincerità non ho permesso alla mia mente di avvicinarsi troppo al pensiero di cosa potrebbe farmi Odino se alla fine fossi costretto a tornare ad Asgard. Se davvero si arrivasse a questo, ho deciso da prima di imbarcarmi in questa missione che avrei piuttosto camminato attraverso i percorsi segreti fino a Sakaar, se necessario.

Non ho ancora parlato con Clint Barton, che mi evita come la peste, né con Natasha Romanoff. Evidentemente, loro non sono interessati, e io non ho intenzione di impormi. Prima o poi, se rimarrò qui, avremo l'occasione di chiarirci. Altrimenti, non avrò fatto più danni di quanti già non si contino ad oggi, il che è onestamente già un successo in sé.

Tra il quarto e il quinto giorno, annoiandomi a morte, ho deciso di mettere alla prova le mie abilità in un campo decisamente alternativo. Ho iniziato a cucinare. A parte le prevedibili proteste ("Ci avvelenerà!"  di Clint, mi ha quasi fatto ridere) ho riscontrato ben pochi problemi, e Tony, dopo che l'ho seguito come un cagnolino depresso per un giorno intero, mi ha incoraggiato a "intrattenermi" con qualcosa di produttivo, quindi non ha propriamente potuto obiettare alle mie richieste, ed infine, eccomi qui. Sto appunto infornando una pizza, la prima che provo a fare, quando sento un tuono risuonare proprio fuori dalla finestra. Natasha, dal salotto dove, fino ad un momento fa, stava leggendo un libro accoccolata in poltrona, e che aveva evidentemente l'ingrato compito di sorvegliare il sottoscritto per la mattinata, mi chiede: "Tuo fratello ha qualche problema? Che sta combinando?" Sono le prime parole che mi rivolge da Sanctuary, e anche se non posso biasimarla, mi sento comunque un po' infastidito dal fatto che l'unica cosa in cui a quanto pare sono diventato utile è a quanto pare decifrare l'umore di mio- Thor, dal meteo mattutino. E cucinare, Principino, non dimenticarlo. Sei la sguattera del villaggio, o no?

Zittendo forzatamente l'insistente voce nella mia testa, reprimo il desiderio di rispondere 'Non è mio fratello!' optando per un più diplomatico ma ugualmente vero: "Non ne ho idea." Non ho ancora finito di dirlo, quando un altro tuono risuona in cielo e un fulmine cade accanto alla torre. Sono pronto a scommettere che sul marciapiede qui fuori ora c'è un piccolo cratere di asfalto fumante e annerito. Vorrei fare una battuta sugli sbalzi d'umore di Thor e la necessità di parafulmini, ma a questo punto sono piuttosto preoccupato. Anche nei suoi giorni peggiori, Thor non è il tipo di dio che scaglierebbe fulmini su mortali innocenti per un accesso di rabbia.
"Meglio che vada a vedere." Natasha si alza e io faccio per seguirla, non tanto perché non la ritenga in grado di incapacitare un asgardiano, le Norne sanno che ne è perfettamente capace, quanto piuttosto perché sono morbosamente curioso di sapere cosa possa aver scatenato la furia di mio fratello. Non-fratello, mio piccolo mostro, ricordalo sempre.

Improvvisamente, Mjolnir crea un cratere nel pavimento, passa il soffitto, e torna indietro in tempo per colpire la Vedova Nera in pieno addome, scagliandola contro la vetrata e fuori dalla torre. Per un secondo, mi concedo di rimanere congelato dallo shock, a fissare il profilo della città dove prima di trovava la donna con cui avevo appena finito di parlare, poi, prima di poter riflettere su quanto la mia idea sia assolutamente priva di senso, mi lancio fuori dal buco a forma di Agente Romanoff che ora sostituisce la finestra centrale.
Mentre precipito, ho appena il tempo di maledire l'influenza che evidentemente Thor ha avuto su di me, facendomi diventare impulsivo quanto lui, ed escogitare quello che, a prima vista, potrebbe sembrare l'embrione di un piano. Non riesco a fare a meno di pregare che non sia stupido quanto sembra, e, quando finalmente raggiungo Natasha, la afferro e ci teletrasporto il più velocemente possibile nel laboratorio di Iron Man. L'ultima cosa che vedo è il cratere fumante lasciato dal fulmine di prima, pochi metri sotto di noi.

"Ehi! Che diavolo...!" Lo sguardo di Tony dardeggia da me a Natasha, svenuta, o meglio, praticamente morta, tra le mie braccia. "Cosa le hai... cosa è successo?"
"Mjolnir. Vetrata. Curare." Rispondo, a corto di fiato dopo il volo verso una morte incredibilmente dolorosa appena concluso miracolosamente senza danni. Forse sto davvero migliorando ad evitare di suicidarmi. Mi inginocchio sul pavimento, adagiando delicatamente quella che è ancora Natasha Romanoff accanto a me, poi sollevo le mani sopra il suo corpo, concentrandomi sul trovare e riparare i traumi più gravi.
"Che stai facendo?" Sento la voce di Stark e noto qualcosa di luminoso con la coda dell'occhio, ma non gli do peso, impegnato come sono a ricostruire gli organi vitali di Natasha. Non ho tempo per pensare a qualunque cosa che non sia la vita che mi sta letteralmente sfuggendo tra le dita come sabbia, e a questo punto, ho rischiato fin troppo per lasciarmi distrarre da qualcosa di così poco importante come una possibile minaccia da parte di Stark.

"Loki, fermati. Fermati un attimo e spiegati. Cosa significa Mjolnir? Thor non può aver fatto una cosa simile..."
"Non posso spiegarti. Non adesso, Stark. Se mi fermo ora morirà." L'energia del mio seidr fuoriesce dalle mie mani, avvolgendo completamente la donna, risanando ogni ferita. Vedo il colore tornarle sul volto, mentre percepisco il suo battito stabilizzarsi.
"Fatto. - dico dopo un momento - adesso posso spiegarti..." alzando gli occhi su Stark vedo il repulsore puntato contro di me, e aggiungo con una voce che gronda sarcasmo : "Beh, grazie di non avermi sparato!"
"Figurati. -risponde Stark, serissimo- Adesso, vuoi dirmi come è possibile che Mjolnir abbia scagliato Natasha fuori dalla mia vetrata?" Indica con la mano non puntata contro la mia testa -ancora- uno schermo su un tavolo lì accanto, che francamente prima non avevo nemmeno notato: Jarvis deve avervi riprodotto le registrazioni degli avvenimenti degli ultimi minuti, perché vedo un fermo immagine di Vedova scagliata fuori dalla finestra, accanto ad un altro di me che mi tuffo subito dietro di lei.

"Non ne ho idea," dico con un sospiro, "ma se dovessi tirare ad indovinare direi che Thor ha perso il controllo delle sue azioni ed emozioni, anche se non so come sia potuto succedere. Mjolnir risponde a lui e lui solamente."
"Lei come sta?" Stark si accuccia accanto a Natasha, osservandola attentamente.
"È viva. Dovrebbe riprendersi presto" in quel momento, la Vedova nera si sveglia, tirandosi su a sedere di scatto.
"Natasha, stai bene?" Tony si interrompe con una smorfia "Cioè, sei caduta dal palazzo, ma..."
"Sto bene, Tony. Mi hai salvata." Aggiunge rivolgendosi a me.
"Avresti fatto lo stesso per me. Credo." Rispondo con un ghigno.
"Cosa è successo di preciso? Io ho pensato di aver visto Mjolnir, ma è impossibile."
"In realtà..." inizio ma sono interrotto da un'esplosione. Il soffitto crolla a pochi metri da noi, e non appena la polvere si deposita capiamo cosa ha causato tanta distruzione. Hulk emerge dai detriti gemendo, brontolando e ringhiando.
"Thor, ma sei impazzito? Che ti prende? Non possiamo distruggere la Torre per un semplice allenamento!" Per una volta, Hulk è ragionevole, e rimaniamo tutti ammutoliti da questo sconcertante avvenimento.
La calma dura poco, però, perché un momento dopo arriva il Dio del tuono in persona, la furia che lo induce a ruggire mentre lampi e tuoni risuonano attorno a lui.
"Ti distruggerò, mostro! Per Asgard e per tutti i Nove Mondi!"

Lo shock viene presto sopraffatto dall'urgenza di agire. Mentre Tony, senza armatura tranne il repulsore che mi aveva tanto gentilmente puntato contro, e Vedova, che non è in condizione di combattere, si ritirano dietro un tavolo da lavoro ribaltato, io mi alzo e mi avvio verso la Furia che ho il dispiacere di chiamare fratello. Probabilmente non sono migliorato così tanto, dopotutto.

What if...? Loki goes back in timeDove le storie prendono vita. Scoprilo ora