Capitolo 2

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" Un gran galà in compagnia di tutti quegli uomini belli ed affascinanti!" Sussurrò sognante Mariuccia. Mariuccia, si, ma guai a chi osava chiamarla così. Per tutti il suo nome era Maria, punto.La fanciulla trotterellava leggera per la stanza con in mano un meraviglioso abito da sera scintillante.
Glenda la osservava annoiata , mentre se ne stava a pancia in giù sul letto. Le due ragazze erano cugine di sangue ed erano unite un sincero affetto.

" Mari, basta, sono degli uomini spregevoli, ci hanno bombardato ed ora hanno occupato la nostra città, che ci trovi di tanto entusiasmante?" Cercò di farla ragionare sua cugina, senza successo.Mariuccia, infatti, era a dir poco estasiata all' idea della festa da ballo che si sarebbe tenuta quella sera. Ogni anno , in realtà, verso metà settembre i D' Amato, una famiglia dell' altissima borghesia romana organizzava una festa da ballo presso il proprio palazzo di famiglia. Questo era un'incantevole villa settecentesca sull' Appia antica ,che si ergeva maestosa fra i rigogliosi parchi di quella zona. Quell' anno ,purtroppo, fra le personalità di spicco che avrebbero preso parte alla festa vi erano anche gli ufficiali nazisti più importanti. Non che questa fosse una libera scelta dei padroni di casa, ma si trovarono costretti, per non suscitare un' eventuale ostilità, ad estendere l' invito anche a questi.I D' amato, noti imprenditori, erano amici stretti del papà di Glenda e della famiglia di sua cugina Mariuccia. I coniugi D' Amato avevano due figli maschi , grossomodo  coetanei delle cugine. Uno di questi, Alberto, era profondamente innamorato di Glenda dai tempi delle scuole medie. E , dopo anni di corteggiamenti e lusinghe, riuscì a conquistarla. I due , infatti , si fidanzarono , ma a causa del conflitto Alberto fu costretto a prestare servizio militare. Per questo motivo i due non si vedevano da mesi, ma si scrivevano costantemente. Lui la rassicurava, le diceva che presto  sarebbe tornati e si sarebbero sposati. Era un ragazzo dolcissimo ed estremamente premuroso.
" Dai Glenda tu dici così solo perché sei fidanzata, però io no, sono libera e non mi dispiacerebbe conoscere qualcuno di loro. Sono così belli, alti , forti" Continuò Mariuccia.
Sua cugina , però, la pensava diversamente, un po' per educazione familiare un po' perché quando li aveva visti lì, raggruppati al Gran Cafè , si era sentita assolutamente a disagio. Era sembrata una pecorella smarrita in mezzo ad un branco di lupi. Poi ricordò lo sguardo di quell' uomo , così freddo e brutale... basta, non ci avrebbe pensato più. Inoltre alla festa  era accompagnata dalla sua famiglia . Si sentiva protetta ed intoccabile con loro al suo fianco, non avrebbe mai potuto prevedere cosa sarebbe realmente accaduto.
Mariuccia, di contro, era era in trepidante attesa . Non importava di quante azioni orrende i soldati avessero commesso, per lei quei ragazzi biondi e virili restavano attraenti. In fondo era una ragazzina appena vent' enne poco informata sulla guerra ed un po' superficiale. Ciò che pensava, lo faceva in buona fede e non vedeva oltre.

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" Ahhhhhh si , così " Strillava in balia all' eccitazione una donna , mentre si contorceva sotto il corpo del comandante.
Tra le abitudini di Stephan senza ombra di dubbio rientrava l' intrattenersi con prostitute che trattava alla stregua di animali . Le incantava con la sua bellezza ed il suo potere e le aveva sempre pronte, calde, accondiscendenti. Disposte a farsi fare qualsiasi cosa lui volesse. Qualsiasi gioco perverso. Quel giorno aveva deciso di soddisfare le sue esigenze. Così, dopo una giornata di lavoro, si trovò a  scopare una prostituta sulla scrivania da lavoro. La giovane godette a pieno di quell' assalto incessante. Il kommandant si spingeva dentro senza alcun riguardo, trattandola come se fosse una pezza. Perché per lui questo valeva , mentre lei trovava eccitante essere scopata da un uomo così bello e forte. Il loro rapporto continuò a lungo, da quella camera si udiva il putiferio. Urla costanti di lei e lo sbattere della scrivania contro il muro. Giunto al culmine Stephan abbandonò il corpo della ragazza , spingendola a terra. Questa cadde a penzoloni sul freddo pavimento ,  entusiasta e soddisfatta dal rapporto appena avuto. Quell' uomo era un animale ed a lei piaceva così.
"Ora prendi i tuoi stracci-disse Stephan indicando con il piede gli indumenti della donna- e non farti vedere mai più" Ordinò perentorio il comandante.
Lei , però, cercò di avvicinarlo, provando ad avere un contatto più confidenziale, ma l' occhiata intimidatoria del Kommandant la raggelò sul posto
"Ho detto sparisci, puttana"
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"Amore sei tornato" Esclamò Carola la sua fidanzata, accogliendolo a braccia aperte.
Stephan la ignorò, superandola e liquidandola con un " A quanto pare". Ma la donna era decisa a ricevere delle attenzioni, così lo seguì mentre si dirigeva a passo svelto su per le scale, verso la camera da letto. Carola era una bella donna, dai tipici tratti ariani. Lei e Stephan stavano insieme da tempo, ma il loro non era mai stato amore. O , per lo meno, non dalla parte di lui. Si era fidanzato con lei solo perché non ne poteva più delle pressioni di suo padre che la reputava una compagna perfetta. Ad ogni modo, non l' avrebbe mai sposata. Tutto voleva, fuorché la sua presenza per sempre in casa sua.Per Stephan lei era solo un fastidio. Anzi, gli faceva addirittura pena. Trovava patetico da parte di una donna farsi volutamente umiliare solo per elemosinare le attenzioni di un uomo. Carola era un persona algida, con la puzza sotto il naso e lo sguardo altezzoso. Si sentiva forte si, tranne con lui.
" Dove sei stato?" Chiese insistente mentre il suo fidanzato si spogliava della divisa militare. Per un attimo ebbe un fremito, si sarebbe fatta scopare lì stesso. La risposta già la sapeva, lui la tradiva costantemente e lo faceva alla luce del sole, senza nemmeno nascondersi. Le dava fastidio si, ma in fondo le stava anche bene.Stephan si voltò, pronto ad umiliarla per l' ennesima volta
" A puttane" aggiunse noncurante, mentre lei lo guardò con espressione inviperita per poi uscire sbattendosi la porta alle spalle.
Il comandante , come se nulla fosse, si stese sul letto a torso nudo , con solo il pantalone addosso. Si accese un sigaro tentando di scaricare i nervi, per poi avvicinare il polso al volto e controllare l' orario sul suo elegante orologio. Erano le 19.00 e la festa a cui avrebbe preso parte si sarebbe tenuta alle 21.00. Poteva ancora rilassarsi, pensò. Ci stava quasi riuscendo quando la mente , subdola, lo riportò di nuovo a quel pomeriggio, a quegli occhi color dell' oceano. Erano passati tre giorni da quando aveva intravisto quella ragazzina nel Gran cafe ed erano esattamente tre giorni che non riusciva a togliersi dalla testa la sua figura . Non riusciva a spiegarsi il motivo di questo suo costante pensiero, ma quando era solo proprio non poteva fare a meno di raffigurare nella sua mente quell' attimo. Non aveva mai visto una ragazza così bella, gli era sembrata un angelo.Era strano, non gli era mai accaduta una cosa del genere , si sentì quasi delirare. Stephan attribuì immediatamente la colpa al troppo lavoro ed allo stress. Non poteva essere altro.Ma quegli occhi... basta, non doveva pensarci più, quelli come lui non potevano permettersi debolezze. Era solo una ragazzina.

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