Capitolo 12

867 59 67
                                    

Un' esecuzione pubblica, una terribile esecuzione per dimostrare il suo potere . E così , dopo tempo, quell' uomo si era levato ogni maschera, mostrando la bestia che albergava in lui.
Mai lo avrebbe dimenticato...
in nessun istante della sua vita Glenda avrebbe potuto dimenticare lo sguardo di Stephan mentre premeva il fucile contro il dottor Mastroianni. Ricordava perfettamente quegli occhi gelidi e puntati su di lei prima che premesse il grilletto . Stephan la sfidava con lo sguardo, mentre le dimostrava che comandava lui, che il potere era il suo , che lui tutto poteva. E dinnanzi a quella mostruosa esecuzione , la fanciulla non ne poté più e corse via in lacrime.

Le si contorceva lo stomaco al pensiero di quanto accaduto.
Si chiese come un uomo potesse essere così crudele . Ormai erano tre giorni che non usciva né dormiva. Trascorreva il tempo rannicchiata nel suo letto e le notti erano sempre tormentate da quanto accaduto. Si chiese se la colpa fosse sua, se avesse dovuto cedere alle avances del Kommandant per risparmiare la vita del dottore a lei caro. Eppure la risposta era no . Glenda non era quel tipo di ragazza e mai si sarebbe venduta ad uno sporco criminale come Stephan Hoffman. L' idea di lei e Stephan le creava un senso di ribrezzo misto al terrore.
Stanca e preoccupata la fanciulla si affacciò alla finestra della sua stanza. La pioggia batteva incessante sui vetri , mentre un senso di desolazione la fece sprofondare nei suoi pensieri più cupi. Ormai la bella stagione volgeva al termine e Roma , quella sera sotto la pioggia sembrava così nostalgica.
Tutto questo era assurdo...
Nel giro di poco tempo la sua vita era completamente cambiata ed un senso di incertezza la attanagliava. Non c' era più giustizia , la gente moriva sotto i bombardamenti nemici e la luce sembrava così lontana.
Ormai i dolci ricordi delle sue giornate spensierate , trascorse a gustare un gelato nel parco di Villa Borghese in compagnia dei suoi cari sembravano appartenere ad altri tempi.
Controvoglia tornò a sedere sul letto, quando il rumore del campanello attirò la sua attenzione. Glenda non diede troppo peso al suono, anche perché come di consueto la sua domestica Dorotea si incaricò di aprire la porta, però, non appena udì la voce provenire dal piano inferiore, si raggelò.

Era lui... la voce auterovole del kommandant rimbombò nelle sue orecchie forte ed impetuosa. Stava dettando ordini alla sua domestica e questo gettò la giovane nel panico. I suoi genitori e suo fratello erano fuori per presenziare ad una cena e lei era rimasta sola a casa con sei impiegati. Inoltre il sole era tramontato, per cui la fanciulla trovò assolutamente insolito quell' orario per presentarsi a casa.
" Glenda , per favore , vieni" La voce di Dorotea la esortò a raggiungerla e così Glenda, totalmente in trance, decise abbandonare la sua stanza.
Scese di corsa le scale appoggiandosi al corrimano e quando alzò lo sguardo i suoi occhi trovarono subito quelli del Kommandant.
Stephan se ne stava dritto nella sua uniforme perfettamente stirata con le mani dietro la schiena. La solita postura fiera e regale e l' aria da intoccabile che lo contraddistinguevano. Dietro di lui una decina di uomini lo accompagnavano.
Il giovane la fissò profondamente senza proferire parola e prese a scrutare ogni piccola espressione sul volto della ragazza.
Stephan notò immediatamente gli occhi rossi e lucidi e le gote colorate che spiccavano sulla carnagione pallida.
Era bellissima e , come sempre, come ogni singola volta che la vedeva , rimase per un attimo in trance. Sapeva di averla terrorizzata e quasi se ne compiacque. Uccidendo il signor Mastroianni le aveva dato una plateale dimostrazione di potere e questo , era certo, sarebbe servito a ricordarle che continuare a rifiutarlo fosse assolutamente sbagliato.
Glenda con quell' aria spaurita sembrava un pulcino indifeso e , se possibile, ai suoi occhi pareva ancora più bella. I capelli oro erano sciolti e le incorniciavano il viso da bambina.
Era come una fata per lui, lo ammaliava e quell' ossessione viscerale che ormai aveva sviluppato nei suoi confronti era diventata innegabile.
La voleva come un pazzo. In un modo mostruosamente forte. In un modo che lui stesso non si spiegava , ma a cui non poteva. Ed anche se  il Kommandant era bravissimo a controllare i suoi gesti , pur essendo padrone delle sue espressioni , ormai non era più padrone dei suoi sentimenti.
E lei ora era lì, davanti a lui.

Sei la mia ossessione Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora