Capitolo 1

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All' alba di questo capitolo iniziale ringrazio AnnaChierici9 per la meravigliosa copertina realizzata❤️
"Forza nana svegliati , buon compleanno!" Urlava un ragazzo ,mentre faceva irruzione nella camera della propria sorellina .
Francesco, questo il nome, era un giovane di vent' anni , alto e dall' aspetto piacente . Egli era un ragazzo dal carattere fortemente determinato, detestava le ingiustizie, le angherie ...in quei terribili anni di guerra  ne aveva viste tante.Francesco prestò servizio militare nella battaglia del Mediterraneo ed in quella circostanza comprese realmente il senso della guerra. Un' inutile strage , ecco cos' era. Giovani uomini , figli e mariti costretti a combattere, ad uccidersi l' un l' altro , a perdere la vita per degli ideali in cui nemmeno credevano. Era assurdo... ed ancora più assurdo trovava quell' accanimento antisemita.
Cos' avevano di diverso gli ebrei per vivere tutti quei soprusi? Non erano forse persone? Qual era il senso di trattarli come bestie? Fu questo che spinse il giovane ad avvicinare la resistenza romana sempre di più.
" Sei uno scemo!" Esclamò di rimando la ragazza affondando il volto nel morbido cuscino ed accennando ad un sorriso. Glenda era la sorella di Francesco e quello era il giorno del suo diciottesimo compleanno.
" Forza dai ,apri gli occhi e smettila di poltrire in questo letto" La prese in giro Francesco, allontanando le mani della giovane dai suoi occhi. La ragazza, così, li aprì , puntando suo fratello con le sue iridi color dell' oceano. Dire che i suoi occhi fossero belli era un eufemismo. Erano due gemme che le illuminavano il volto di porcellana. Dalla pelle lattea spuntavano poi delle labbra piene, dalla forma sinuosa , come un bocciolo di rosa. Glenda era bella, bellissima, una di quelle bellezze rare, eteree , che incantano.
" E va bene , mi alzo, però tu non importunarmi!" Ribattè la ragazza, sempre con il sorriso sulle labbra.
Fece per alzarsi con la schiena, quando la porta della stanza si aprì, rivelando le figure dei loro genitori. Una donna sulla quarantina, perfettamente pettinata e fasciata nel suo tailleur di seta rosso, entrò in stanza con un meraviglioso sorriso. Al suo fianco un uomo dall' aria distinta reggeva in mano una torta di compleanno con delle candeline.
" Auguri amore!" Esclamarono all' unisono rivolti verso la ragazza. Ella corse ad abbracciarli, sotto lo sguardo divertito del fratello.
" Forza Glenda, spegni le candeline , sai che papà dopo deve andare a lavoro" Aggiunse L' uomo.
Eugenio Ferraro era un noto magistrato, un uomo straordinariamente colto e poliglotto. Aveva conseguito la laurea in giurisprudenza a pieni voti ed ora esercitava la professione di magistrato. Il signor Eugenio era una di quelle persone semplici, dedito ai propri studi, alle proprie letture e conduceva una vita tranquilla. Era un appassionato di politica, non a caso, in seguito allo scoppio del conflitto, aveva ben istruito i propri figli, indirizzandoli verso la strada della consapevolezza. Glenda e Francesco, infatti, erano segretamente antifascisti e trovavano un abominio la guerra e le leggi antisemite.  Il giovane , che aveva vissuto sulla propria pelle L' orrore della battaglia, si era schierato dalla parte del bene, appoggiando i partigiani , mentre sua sorella, beh lei era uno spirito libero. Glenda amava sentirsi libera, praticava equitazione, faceva lunghe passeggiate e giri in bicicletta, odiava le costrizioni sì, ma non era cosciente del profondo significato della parola guerra. In fondo, la sua vita sembrava procedere in una bolla di vetro, lontana dalle ingiustizie a dalla cattiveria. Era lì, nella sua amata Roma, circondata da due genitori ed un fratello che stravedevano per lei. Proveniva da una famiglia benestante e trascorreva serenamente le sue giornate nella sua accogliente casa a pochi passi dal Colosseo. Erano anni difficili quelli, bui, ma lei sembrava non accorgersene, sentiva tutto così lontano e sfocato. Il conflitto non la riguardava, almeno non fino a quel momento. Glenda non sapeva che, di lì a poco, la sua vita sarebbe stata stravolta .
Settembre 1943
Bombe, spari , macerie ovunque, così si svegliava Roma ormai da giorni. Era straziante vedere tutto quel fumo, quei cumuli di cemento, simbolo di una quotidianità spazzata via, di vite spezzate. Roma non era mai stata così grigia. L' Italia veniva colpita nel suo baricentro, mentre migliaia di soldati tedeschi marciavano trionfanti sulla capitale, occupando il simbolo della cultura italiana.
L' operazione Achse , nella storiografia tedesca, fu il nome in codice del piano elaborato dall'Oberkommando der Wehrmacht (OKW) durante la seconda guerra mondiale per controbattere un'eventuale uscita dell'Italia dalla guerra, neutralizzare le sue forze armate schierate nei vari teatri bellici del Mediterraneo e occupare militarmente la penisola.
L'operazione, pianificata da Hitler e dal comando tedesco fin dal maggio 1943 in previsione di un possibile crollo del Fascismo e di una defezione italiana, si concluse con il pieno successo della Wehrmacht che, approfittando anche del disorientamento dei reparti di truppa e della disgregazione delle strutture dirigenti italiane dopo l'armistizio dell'8 settembre, in pochi giorni sopraffece gran parte delle forze armate dell'ex-alleato, catturando centinaia di migliaia di soldati che furono in gran parte internati in Germania come lavoratori coatti, e si impadronì di un cospicuo bottinò di armi ed equipaggiamenti.
Attorno alla capitale, alla vigilia dell'occupazione tedesca era infatti presente un forte dispositivo di truppe italiane le quali, tuttavia, rimaste senza ordini coerenti e prive di un piano di difesa, furono sopraffatte o disarmate con relativa facilità da truppe germaniche inferiori per numero anche se non per armamenti.
Già alle prime ore del 9 settembre le unità italiane disposte sulla costa erano state neutralizzate dai colpi di mano tedeschi e il capo del governo Pietro Badoglio e il re (che rivestiva la carica di comandante delle forze armate) erano in fuga verso Pescara. Il generale Mario Roatta, Capo di Stato Maggiore dell'Esercito, al momento di partire per seguire il re, ordinò il ripiegamento verso Tivoli di tutte le divisioni del dispositivo di protezione della Capitale, esclusa la sola Granatieri di Sardegna che era già sotto attacco, di fatto rinunciando a una effettiva difesa della città.
Nella mattinata del 10 settembre le avanguardie tedesche investirono Roma, contrastate in vari punti della cintura urbana e, in qualche caso, a ridosso del centro, dalla reazione spontanea e non coordinata di singoli reparti militari e di civili in armi che, assieme, opposero resistenza all'urto organizzato e concertato delle truppe germaniche, lasciando sul campo 1.167 caduti tra i militari e circa 120 civili, incluse decine di donne e persino una suora impegnata come infermiera in prima linea.
Questa era la guerra che irrompeva come un missile nella vita dei civili. Glenda era tristissima, mentre in sella alla sua bicicletta girava le viuzze della sua Roma. Le sembrava impossibile quello che era successo ed era terrorizzata all' idea che da un momento all' altro una bomba potesse colpire lei o la sua famiglia. In guerra una vita contava poco, tutto veniva spazzato via, in una scia di sangue e terrore. Quel giorno faceva caldo, il cielo sembrava sereno, sordo allo strazio che stava vivendo. La ragazza indossava un leggero vestito di cotone con stampati dei fiorellini rossi. Era incredibilmente bella, con i suoi capelli lucenti,biondissimi e l' aria malinconica.
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Due giorni prima
" Herr Kommandant, abbiamo catturato dei ribelli" Annunciò un ufficiale al suo comandante , non prima di aver effettuato il saluto militare.
Stephan Hoffman se ne stava ritto, in tutta la sua imponenza, nel suo studio. Lo sguardo fiero, gli occhi azzurro ghiaccio, sembravano vetro, erano taglienti. I capelli biondo scuro venivano nascosti dal cappello militare. Era alto, bello , forte, una vera macchina da guerra. Incarnava il perfetto ideale di soldato nazista. Se ne stava lì, rigido ed al contempo disinvolto nella sua divisa perfettamente stirata . La postura regale, lo sguardo severo puntato verso il suo interlocutore.Un uomo spietato . A soli venticinque anni si era macchiato degli atti più orrendi. Niente sembrava turbarlo. Freddo, cattivo, calcolatore. Stephan era nato per uccidere.
Guardò dall' alto il soldato suo sottoposto, faceva paura.
" Bene , lasciali a me, me la vedrò personalmente io, ed ora sparisci" Dichiarò lapidario, liquidandolo con un gesto della mano.
L' ufficiale intimorito si dileguò all' istante, sotto lo sguardo intimidatorio del suo comandante.
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Glenda, intanto, continuava il giro in bici, fin quando non decise che era giunto il momento di fare uno spuntino. Fu così che la ragazza s' incamminò verso il Gran caffè posto a lato di Piazza del Popolo. Si godette la vista del Gianicolo, illuminato dal sole calante, era uno spettacolo incredibile! Solo allora, dalle venature aranciate dei tiepidi raggi solari, si rese conto di quanto fosse tardi. Decisamente! il suo giro in bici era durato più del previsto. Così accelerò il passo, cosciente che avrebbe dovuto fare in fretta per non destare inutili preoccupazioni nei suoi familiari. E fu allora, mentre si avvicinava al suo bar di fiducia, che Glenda notò al suo interno una certa affluenza. Ebbene sì ,quel bar era pieno, pieno di ufficiali tedeschi che si trastullavano mangiando e bevendo gratuitamente in compagnia di donne. La ragazza ebbe inizialmente una sensazione di inadeguatezza, ma , mentre stava per voltarsi ed imboccare la via che l' avrebbe condotta a casa, avvertì un improvviso moto di rabbia " Chi erano questi per occupare la sua città, i suoi luoghi e renderli invivibili?". Con grande grinta la giovane decise allora di incamminarsi e di non rinunciare alla sua merenda, ne aveva abbastanza di questi presuntuosi, chi credevano di essere? Non appena varcò la soglia del caffè, Glenda si rese conto che da luogo raffinato e raccolto qual era, quel posto sembrava essersi mutato in un' osteria dei bassi fondi. Si sentivano stramazzi, urla e la puzza di alcol era nauseabonda. Ma Glenda era testarda, così decise comunque di avvicinarsi alla vetrina dei gelati, per scegliere i suoi gusti preferiti. Nella generale confusione il barista le chiese di attendere qualche minuto e così la fanciulla si voltò con sguardo altezzoso verso gli ospiti del cafè analizzandoli ad uno ad uno. Fu in quell' istante che due occhi la inquadrarono. Lì incrociò nel trambusto , fu un attimo . Il comandante Stephan Hoffmann era seduto su un divanetto di pelle, la schiena ritta e l' espressione severa. L' aveva vista e , per uno strano motivo, non riusciva a toglierle gli occhi da dosso. L' osservava in silenzio, con sguardo glaciale, mentre il pollice accarezzava il bordo del bicchiere pieno di liquore. Glenda quegli occhi li sentiva addosso, bruciavano sulla pelle. Si senti immediatamente in soggezione. Come potevano degli occhi farti sentire così esposta? Perchè sì, sotto quello sguardo insistente lei si sentì nuda. Lo osservò meglio: i suoi occhi erano vitrei ed inespressivi, indossava un' alta uniforme nera che sul colletto della giacca esibiva una mostrina. Quella mostrina.Glenda intuì immediatamente che quell' uomo doveva essere un personaggio importante, appartenente ad un élite di soldati: lui era il Kommandant e questo la fece rabbrividire. Era a Roma da pochi giorni e la sua fama di bestia lo aveva già preceduto. La ragazza aveva sentito di come avesse massacrato quei poveri ribelli. Tutti erano rimasti scioccati da tanta crudeltà.L'uomo era insistente, con il suo sguardo la inchiodava , la giovane si sentì vulnerabile, non in grado di reggere quel confronto che per assurdo avvertì come troppo intimo. Le si mozzò il respiro e fu costretta ad abbassare lo sguardo. Stephan accennò un impercettibile sorriso. Era un sadico, amava incutere terrore alle persone . Si beò della paura della giovane, eppure ancora non riusciva a staccarle gli occhi di dosso. Scrutava attentamente la sua figura aggraziata e la trovò bellissima. Per fortuna , ad interrompere quel momento fu il barista, che porse il gelato alla ragazza . Glenda lo afferrò risvegliandosi da quello stato di trance, pagò il conto e scappò via , lontana da quell' uomo spaventoso. Ancora non sapeva che quello sarebbe stato solo il principio di un incubo.

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