16. «Voglio questa famiglia con te.»

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Taehyung.



Mi ero chiuso nella stanza dedicata alla pittura, avevo posizionato cavalletto e tela di fronte alla finestra e stavo cercando di concentrarmi solo ed esclusivamente nella riproduzione di quel paesaggio, le colline in lontananza, gli alberi in fiore del giardino della reggia, il prato ben curato con l'erba tagliata, il sole che illuminava le fronde e creava giochi di ombre e luce sul terreno. La natura nei territori dei Full Moon era rigogliosa, verdeggiante e l'aria era invasa da innumerevoli profumi, alcuni più fruttati, altri più aspri ma insieme si amalgamavano alla perfezione. Mi piaceva vivere lì, adoravo l'idea di poter essere libero di fare ciò che più mi piaceva, quella mattina mi ero svegliato con l'ispirazione giusta, avevo fatto colazione velocemente e poi avevo preso pennello in mano e mi ero messo a dipingere.

Era stato bellissimo poter rivedere Jimin e Hoseok, la loro presenza mi aveva dato una carica in più, mi ero finalmente sentito meno solo e la chiacchierata con loro mi aveva aperto la mente. Mi ero svegliato con una marcia diversa, pensando al fatto che dovevo parlare con Jungkook, dovevamo provare a comunicare in un modo o nell'altro, dovevo raccontargli cos'era successo con Namjoon, chiedergli scusa per tutte le cattiverie che gli avevo detto, fargli presente che per me era difficile fidarmi di un alpha, di darmi più tempo per abituarmi alla situazione e forse prima o poi avrei accettato che stesse accanto a me e ai nostri piccoli. Avevo bisogno di chiedergli di avere pazienza, di provare a conoscerci meglio. Potevamo provare a farla funzionare.

E dopo aver terminato di riprodurre il paesaggio, decisi che avrei potuto aggiungere quattro figure sul prato, io, lui e i nostri due cuccioli e cominciai a cercare una matita per disegnarli però la porta della stanza si aprì ed io mi voltai, sperando che fosse un alpha in particolare ma me ne ritrovai di fronte un altro.

«Namjoon, ehi...» Gli sorrisi debolmente.

«Ciao. Sapevo che ti avrei trovato qui.» Entrò, chiudendosi la porta alle spalle e facendomi segno di seguirlo.

Io posai pennello e matita e mi andai a sedere accanto a lui sul divanetto presente dall'altra parte della stanza. Per ovvi motivi mi posizionai a debita distanza. Forse prima di raccontare tutto a Jungkook, era meglio chiarire la situazione anche con Namjoon.

«Mi stavi cercando?»

«Sì.»

«Perché?»

«Dobbiamo parlare, Tae.» Io annuii e abbassai la testa. «Vorrei raccontarti di mia sorella, ti aiuterà a capire molte cose.»

«Ti ascolto.» Mi sedetti meglio e donai tutta la mia attenzione a lui.

«Hyonsu ha cinque anni meno di me ed è una omega. I miei genitori pensavano che non avrebbero avuto figli dopo di me perché ci avevano provato tante volte ma niente da fare. È stata una sorpresa sapere che sarebbe arrivata anche lei ed io per tutti e nove i mesi di gravidanza, prima di mettermi a dormire la sera, andavo a dare un bacino al pancione di mia madre, promettendo a mia sorella che l'avrei protetta quando sarebbe nata. Eravamo inseparabili, la sua prima parola è stata il mio nome, sono rimasto con lei per tutta la durata del suo primo heat quando abbiamo scoperto essere una omega. Era tanto dolce e gentile, sorrideva sempre a tutti, abbracciava sempre tutti, le piaceva studiare, le piaceva raccogliere i fiori nel giardino della nonna di Jungkook e poi farne delle coroncine.» Chiuse gli occhi, respirò piano e poi riprese a parlare. «Tre anni fa l'ho accompagnata alla festa di compleanno di una sua compagna di scuola, aveva quattordici anni. La sorella di questa ragazzina, un'alpha come me, era l'unica altra presente più o meno della mia età e così ci siamo messi a chiacchierare, abbiamo riso e scherzato tra di noi tutta la sera ed io mi sono completamente dimenticato di tenere sott'occhio mia sorella. Non mi sono accorto che fosse uscita dalla sala cerimonie, non l'ho vista incontrare un altro lupo nel bosco, non l'ho potuta fermare quando ha deciso di seguirlo.» Scosse la testa. Io non me la sentii di interromperlo. «È semplicemente sparita nel nulla per poi ricomparire tre giorni dopo, i miei genitori avevano mobilitato tutti i componenti della Guardia e avevano cominciato a bussare in ogni singola casa pur di trovarla. Sembrava star bene anche se non ci ha voluto raccontare cosa fosse successo, perché si fosse allontanata. Per giorni è rimasta chiusa in camera sua, a mala pena usciva per andare in bagno, le portavamo da mangiare fuori dalla porta. Io mi sentivo malissimo, avrei voluto starle accanto ma lei non mi stava dando il permesso e per me era una tortura. Dopo tre settimane dall'accaduto, ha aspettato che i miei genitori fossero usciti per lavoro ed è corsa da me piangendo, era disperata, diceva che non ce la faceva più, che il marchio le faceva male e che dovevo trovare il suo alpha.» Io rabbrividii.

Purple eyes shine for you | kooktaeDove le storie prendono vita. Scoprilo ora