CAPITOLO SPECIALE

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Taehyung.





«Allora, questa è la lettera di dimissioni, ancora congratulazioni. Auguro a questi cuccioli felicità e serenità.» Queste le parole di congedo del medico che aveva seguito il mio parto, che quattro giorni prima mi aveva aiutato a far venire alla luce i nostri due splendidi cuccioli che ora giacevano addormentati dentro ai loro ovetti.

Areum indossava una tutina arancione con disegnate delle coccinelle ed era avvolta in una coperta beige ricamata a mano da mia madre. Jongdae invece aveva una tutina verde con pois gialli e azzurri e anche lui era tenuto al caldo da una copertina uguale a quella della sorella gemella. Era stato Jungkook a scegliere quali vestitini portare in ospedale per sostituire quelle tremende veline che gli erano state messe addosso poco dopo che erano nati.

Era stato incredibile. Doloroso ma incredibile.

Il mio alpha era rimasto con me per tutto il tempo, mi aveva stretto la mano, mi aveva baciato la fronte. Si era allontanato solo nel momento in cui la nostra primogenita femmina aveva esalato il suo primo vagito, colmando la sala parto di una nuova vita. Jongdae era nato sette minuti dopo. Ricordavo di essermi accasciato sul lettino, la mia respirazione pesante, stanco, stravolto però poi mi avevano raggiunto i feromoni di Jungkook. Caldi, densi, avvolgenti. E mi ero voltato a guardarlo, scorgendo grosse lacrime a bagnargli il volto. Il mio alpha si era messo a piangere alla vista dei suoi figli ed io mi ero addormentato o forse avevo perso i sensi, vittima di tutte quelle forti emozioni.

Mi ero svegliato qualche ora dopo, pulito, con alcuni punti di sutura che mi tiravano leggermente la pelle e steso su un letto decisamente più comodo in una immensa camera tutta per me. Avevo aperto gli occhi e Jungkook mi aveva sorriso, alzandosi dalla poltrona per avvicinarsi a me, per chiedermi come stessi. Mi aveva informato che era andato tutto bene, che i cuccioli stavano bene e che avevano superato tutti i controlli che gli erano stati fatti, le infermiere aspettavano solo che io mi svegliassi per portarceli in stanza.

Per le prime ventiquattro ore nessuno era venuto a trovarci, perfino Jimin era stato mandato a casa, Jungkook glielo aveva ordinato. Eravamo rimasti noi quattro, io, il mio alpha e i nostri cuccioli e anche io mi ero messo a piangere quando avevo osservato Jungkook dare il biberon a Jongdae, tenendolo semidisteso sul proprio braccio. Era talmente minuscolo che stava posizionato dall'interno gomito al polso del padre.

Dal giorno successivo tutti i nostri amici erano passati in ospedale a farci visita, Jimin e mia madre anche più volte al giorno.

La cosa che più mi aveva lasciato di stucco era stata la reazione del lupo di Jungkook quando Yoongi e Namjoon si erano avvicinati alle cullette per osservare i cuccioli da più vicino. Aveva ringhiato, non permettendo loro di rimanere in prossimità dei nostri figli per più di qualche secondo. Con Jimin aveva aumentato la densità dei suoi feromoni, facendo quasi scappare il beta fuori dalla stanza, al padre aveva addirittura detto di non mettere piede in ospedale. Seokjin gli aveva detto di smetterla di essere geloso di qualsiasi altra figura dominate si avvicinasse a me ma io, che potevo percepire le sue emozioni e i suoi malesseri, sapevo che era solo il modo del suo lupo per marcare il territorio, per proteggere i suoi figli. Jungkook non era geloso, aveva bisogno di altro ed era stato bravissimo a resistere ai suoi istinti per quattro lunghissimi giorni.

«Appena siamo fuori muto forma e vi porto a casa.» Mi avvisò, afferrando sia l'ovetto con Areum che quello con Jongdae.

«Posso portarne uno io.»

«No, Tae, tu pensa a te stesso. Li porto io.» Mi sorrise ed io annuii.

Salutammo medici e infermieri incontrati per i corridoi, salutammo altri omega ricoverati da poco prima o poco dopo di me per lo stesso motivo e perfino le addette all'ingresso del reparto. Mettemmo piede fuori dall'ospedale e improvvisamente andai a sbattere contro la consapevolezza che non si tornava più indietro, ora dovevamo fare i genitori, dovevamo prenderci cura di due creaturine senza avere la minima idea di come avremmo fatto. Eravamo una famiglia, in casa avremmo avuto due persone in più e tutto quello mi terrorizzava però poi Jungkook mi baciò la fronte, chiedendomi di vegliare sui piccoli mentre lui si trasformava in lupo e pensai che dopotutto eravamo arrivati fino a quel punto, potevamo farcela.

Purple eyes shine for you | kooktaeDove le storie prendono vita. Scoprilo ora