CAPITOLO 22 blitz

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Victor Anderson

<fratello, sono passati più di due mesi e ancora non hai ammesso i tuoi crimini! Se non lo farai entro questa settimana... lo farò io> mi accusa urlando John puntandomi un dito contro. Siamo in camera mia e la porta è chiusa a chiave, posto perfetto per discutere.
<non hai le prove> dico duramente
<e invece sì>
<ah ah ah... andiamo John stai mentendo! Siamo gemelli, ti conosco meglio di me! Tu non hai prove e adesso lasciami passare... a meno che tu non voglia venire con me, sai il lavoro non basta mai> il mio tono arrabbiato si trasforma in uno provocatorio che lascia John immobile a guardarmi. <vigliacco> dico tra me e me uscendo dalla stanza.

Sono nel luogo stabilito, pochi giorni fa Ethan mi ha inviato una lettera con su scritto questo indirizzo, lo sto aspettando da dieci minuti. Nell'attesa ho acceso una sigaretta. Eccolo lì con il suo atteggiamento da scemo. Appena mi raggiunge lo prendo dal colletto e lo sbatto contro il muro.

<sono passati più di due mesi, sono stufo delle tue scuse, voglio incontrare il tuo stupido capo e ricevere la mia ricompensa!>
<sì, stai calmo, adesso ti porto da lui> si stacca dalla mia presa e mi fa cenno di seguirlo in una stradina desolata.

Il posto in cui mi trovo è lercio, per essere un covo frequentato da uomini di società fa abbastanza schifo. Ci sono persone che ho intravisto ai vari balli, non avrei mai immaginato di trovarne alcuni qui, c'è perfino quel pezzente che ci provava con mia sorella, com'è che si chiamava... ah sì Robert, dopo gli darò una bella lezione.

<vieni è dietro quella porta, è uno dei più potenti, perciò fa attenzione al tuo comportamento, potrebbe farti fuori>
Ethan apre la porta ed entra, io lo seguo.

In questa stanza c'è abbastanza buoio, però intravedo una scrivania con una sedia vuota. D'un tratto la lampada a olio viene accesa e una figura appare dall'ombra. Vedo chiaramente il suo volto. Non posso credere ai miei occhi. Ethan mi dà una pacca sulla spalla e mi sorride, più passa il tempo e più diventa scemo.

<Victor! Ho sempre creduto nelle tue potenzialità!> dice con voce roca e soddisfatta l'uomo
<Enrico! Brutto pezzo di grrr! Ti ho affidato mia sorella perchè mi fidavo del giudizio di mio padre, ma a quanto pare David aveva ragione. Sei sono uno sporco criminale! Adesso ti denuncerò alle autorità e> mi metto ad urlare, se non fosse stato per Ethan, che mi ha trattenuto, lo avrei picchiato.
<se posso> il suo tono è sicuro e sarcastico <ti ricordo che anche tu non sei poi così tanto immacolato, rammenti dell'orologio vero? Quindi, se io finisco in carcere, ci finisci  anche tu. Esegui i miei ordini e faremo grandi cose assieme> scandisce bene le parole.

Questo suo atteggiamento da capo mi fa saltare i nervi. Stringo i pugni, vorrei tanto tirare un pugno su quella faccia da cretino che si ritrova. Non so come devo sentirmi, sono stato stupido e impulsivo, tutta colpa del mio egoismo!

C'è tensione in questa stanza, io ed Enrico manteniamo lo sguardo fisso sull'altro, lui mi guarda in modo altezzoso, io, invece, cerco di esprimere più rabbia e disprezzo possibile.

Questo nostro contatto viene interrotto da un boato proveniente dalla sala principale. Noi tre ci precipitiamo verso la fonte. La scena mi mette i brividi, per la prima volta ho realmente paura delle conseguenze.

Man mano tutti gli idioti presenti alzano le mani in alto, smettendo così di svolgere ciò che stavano facendo. Sono tutti terrorizzati. Il covo è pieno di forze dell'ordine. Uno di loro ci comunica che l'edificio è circondato, quindi sarebbe una mossa stupida scappare, inoltre, hanno detto di aver sorvegliato il posto da alcuni giorni, quindi anche se riuscissi a scappare saprebbero rintracciarmi.

Preso dell'ira afferro Ethan per il colletto e lo sbatto contro il muro. Lui mi guarda spaventato, io invece con odio.

<è tutta colpa tua! Non avrei mai dovuto fidarmi di uno scemo!> lui non risponde. Lo lascio cadere a terra, anche perché due guardie mi stanno trattenendo con la forza. Fanno bene, sono talmente adirato che potrei sfogarmi con qualcuno a caso.

Ci hanno fatto salire su un grande carro e dietro di noi c'è una scorta, in caso qualcuno volesse provare a scappare, manco fossimo assassini, o almeno spero che non ce ne siano.

Ci hanno preannunciato che ci sarà un lungo processo per dare ad ognuno di noi la proprio pena da scontare e devono rimediare ai crimini e ai giri d'affari commessi.

Ormai non potevamo fare più nulla, ognuno avrebbe dovuto scontare i propri crimini, io spero di cavarmela con poco, infondo, ho solo rubato, al contrario di quel cretino di mio cognato, che passerà il resto della vita in prigione, visti i giri che manipolava. Credo sua l'unica cosa positiva, se lo merita per ciò che ha fatto e, forse, anch'io.

Ci avevano beccati con un Blitz, poi guarda il caso proprio il giorno in cui ci ho messo piede per la prima volta. Che fortuna!

Immagino già le lezioni di vita di mio padre e di mio fratello, mi diranno sicuramente che ho infangato il buon nome della famiglia Anderson. Cavolo, John aveva ragione, se gli avessi dato ascolto quel giorno e avessi riportato l'orologio al suo posto, adesso sarei innocente.

Che umiliazione!

Capitolo dedicato a Victor❄
Spero vi sia piaciuto ❄
A domani ❄

Il duca HiddlestonDove le storie prendono vita. Scoprilo ora