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"Non ascoltarlo Shikadai, tuo padre non ammetterà mai che ho vinto io quella sfida"

Una risata cristallina seguì quella frase.

Padre e figlio tacquero riconoscendo quella voce e quella risata.
Shikamaru lasciò andare Shikadai ed entrambi si voltarono.
Nelle loro iridi si rifletté l'immagine di Hikari che gli sorrideva emozionata.
Si alzarono in piedi, ancora increduli.

"Tadaima"

Di nuovo la sua voce emozionata arrivò alle orecchie e al cuore di Shikamaru che si avvicinò lentamente a lei, si tolse i guanti e prese tra le mani il suo viso. Le accarezzò la guancia che aveva preso un tenue colore rosso, dovuto a quel contatto tanto semplice, ma che aveva desiderato per così tanto tempo.
Gli occhi dello stratega vagavano sul viso della kunoichi, per cercare ogni nuovo dettaglio, ogni cambiamento nella moglie.
Era cambiata di poco in quell'anno che aveva passato lontano da casa, solo i capelli avevano subito un cambiamento netto.Li aveva tagliati e le sfioravano a malapena le spalle.
Shikamaru le prese una ciocca e gliela spostò dietro l'orecchio, gesto che fece sorridere timidamente Hikari.
Gli occhi di lei sembravano volessero scusarsi con il Consigliere dell'Hokage, per quel cambiamento drastico a cui quelli del corvino le rispondevano di non preoccuparsi.
Qualcosa però lo preoccupava, quegli occhi scuri gli sembravano tristi nonostante fossero illuminati di quel emozione di rivedersi dopo tanto tempo.
Il Nara scosse leggermente la testa per scacciare quei pensieri e con un sorriso le si avvicinò al viso per premere le sue labbra su quelle di Hikari.

Ai due ninja sembrò di tornare a respirare dopo tanto tempo, ritrovandosi nei loro sentimenti e cercandosi per riscoprirsi di nuovo, per rassicurarsi che fossero ancora loro.
Quei due giovani ninja di 14 anni prima, ancora inesperti davanti a quel sentimenti così forti che li univa.

"Okaeri" mormorò Shikamaru, allontanandosi dal suo viso di qualche millimetro, dedicandole un sorriso dolce che le tolse il respiro.
Sorrise anche Hikari, lasciandosi abbracciare dal marito ritrovando quel profumo profumo di tabacco, impregnato nella divisa estiva del corvino.

Ora era finalmente a casa.

"Vieni qui, ometto!" richiamò suo figlio, quando si allontanò da Shikamaru e che bloccò nell'identica tortura che usò qualche minuto prima, scompigliandogli il codino.
"Mendokusai" sbuffò Shikadai a metà tra l'infastidito e il divertito allontanandosi dalla sia presa "Ben tornata, mamma" disse poi con un sorriso imbarazzato.
"Hai già consegnato il rapporto a Naruto?"
Hikari annuì "Sono anche passata a salutare mio fratello" ammise "Voi cosa ci fate qui?Non dovresti essere in ufficio?" chiese poi rivolta a Shikamaru.

"Naruto mi ha concesso mezza giornata" le spiegò "E allora ho deciso di portare questo moccioso nel nostro posto" ridacchiò vedendo suo figlio alzare gli occhi al cielo.
La giovane mamma dai capelli argentei annuì avvicinandosi all'orlo della sponda per ammirare la vista "Ho sentito che stavate parlando di quando mi hai chiesto di sposarti" arrossì visibilmente felice, ricordando quel momento.
"L'orecchio di Konoha colpisce ancora" la schernì Shikamaru, rimasto distante di qualche passo "Sì, certo" gli rispose sarcastica, alzando gli occhi al cielo "E metti via quelle sigarette Nara" lo riprese, incrociando le braccia al petto.  Rise, immaginando già l'espressione che si formò sul viso dello shibobi e ne ebbe la conferma quando si girò a guardarlo.

Shikamaru la stava guardando con gli occhi sbarrati.
La bocca semi aperta per appoggiarci una sigaretta, che teneva stretta tra due dita ferme a qualche millimetro dal viso mentre l'altra mano stringeva il pacchetto delle altre sigarette e l'accendino. Sbuffò arreso, rantolando quello che sembrava essere un "che seccatura" che poi tramutò in un sorriso mentre sistemava le sigarette nelle tasche dei pantaloni.

Tra luce e ombreDove le storie prendono vita. Scoprilo ora