Capitolo 52

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«Hope, non ci crederai mai però, abbiamo scoperto chi c'è dietro all'ultimo omicidio, il capo sta parlando. Sbrigati!» Esclamò Jenny, irrompendo nel mio ufficio.

Mi alzai di scatto dalla poltrona e seguì Jenny nella sala dove c'erano gli altri nostri colleghi.

«Faccia con comodo, Anderson.» Sogghignò ironica il capo.

Mi morsi la lingua per evitare di risponderle in un modo poco carino e sospirai quando vidi che riprese nel dare attenzione ai grafici disegnati sulla lavagna bianca.

«L'assassino è in cella perciò dobbiamo muoverci prima che il suo avvocato ci dia un motivo per non poterlo più trattenere. Il suo complice è nient'altro che suo fratello, Noah. Abbiamo delle riprese della telecamera di un negozio vicino al vicolo in cui è stata ritrovata la vittima che raffigurano suo fratello scappare. Detta così, può sembrare facile.» Disse alzando l'indice.

«Ma non lo è, Noah è un sociopatico. Rinchiuso tre volte nel manicomio Willard Asylum. Ha precedenti alle spalle come spaccio, rapina a mano armata perciò non è un indiziato semplice da trattare. In questo momento non sappiamo esattamente dove si trovi, per questo entrate in gioco voi. Trovate il suo nascondiglio, al più presto!» Concluse alzando il tono della voce che riecheggiò nella sala come una corda di violino arrugginita.

Ci alzammo dai rispettivi posti e guardai Jenny chiacchierare con Mark.

Rinchiuditi nell'ufficio.

Mi sussurrò la mia coscienza ma dovevo lavorare e in quel momento era una buona distrazione da Caleb.

«Allora, compagna di disavventure!» Ironizzò Jenny avvicinandosi a me.

Notai la sua vicinanza solo quando mi fu attaccata, in pratica. Ero troppo sommersa dal pensare, ancora , a Caleb.

«Andiamo a prendere Robin Hood?» Continuò, pensando di fare ridere.

Inarcai un sopracciglio e la guardai scioccata per quel che aveva appena detto.

«Sì, vedi - lascia stare.» Mi guardò di sott'occhio mentre mosse una mano verso di me.

«Io avrò bisogno di prendermi una pausa ma tu, sei completamente fuori di testa.» Le risposi mente andavamo a prendere le nostre giacche.

▪️▪️▪️

«Allora, da dove iniziamo?» Mi chiese Jenny mentre si allacciava la cintura in auto dal lato del passeggero.

«Direi di iniziare dal negozio da cui sono state prese le riprese.»

Lei annuì in risposta e andammo spedite verso quel posto. Quell'indagine sembrava un tunnel senza fine. Il fatto di aver trovato l'assassino mi sollevava se non fosse che c'era suo fratello che lo imitava.

Non mi sarei perdonata un'altra vittima.

«Salve, sono l'agente Anderson. Vorrei farle delle domande in merito alla ragazza uccisa lo scorso giorno. Mi saprebbe dire se ha visto qualcosa?» Esclamai mostrando il mio distintivo e stessa cosa fece Jenny.

Il proprietario del negozio era un vecchietto sulla settantina con capelli bianchi e brizzolati, occhiali rotondi e una corporatura molto minuta.
Mi fece un'immensa tenerezza.

«Buongiorno, purtroppo non so dirvi granché.» Esclamò sedendosi su una sedia in legno massiccio che intravidi solo in quel momento.

La tipica sedia anni settanta.

«Mi ha sconvolto sapere della morte di Nina. Ho visto un ragazzo con un cappuccio nero tirato sulla testa scappare, nonostante fosse coperto il suo volto era ben visibile. Ero l'unico negozio aperto a quell'ora e stavo chiudendo la serranda quando è passato, mi ha fissato per poco per poi scomparire.» Continuò aprendo le braccia in segno di sconforto, dopodiché le riposò sulle gambe magre.

«Lei conosceva la vittima?» Chiesi con stupore.

Annuì in risposta e si alzò, prese una foto dal suo portafoglio e me la porse. La foto era in bianco e nero, risaliva a tanti anni fa, quando ancora il colore non si usava. Ritraeva una donna con un classico tubino, capelli acconciati in delle onde voluminose, ballerine con un po' di tacchetto e un viso dolce. Al suo fianco vi era un uomo alto, robusto e vestito per bene.

«Questa è la madre di Nina.»

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