Il mare nei tuoi occhi

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Ti respiro
Da lontano
Ti ricordo
È un ricordo
Il tuo
Che mi fa stare bene

Salsedine
Sulle tue labbra
Il vento
Che porta calore
Sabbia e rumore
Lo zaffiro
Dei tuoi occhi
In cui mi immergo
E sprofondo nella tua intimità

Sei bella
Coi ricci ondulati
Che sventolano
Con infinito andare
Sinuose al vento
E la tua pelle
Umida
Risveglia in me
Un vulcano bollente
Di passione incolmabile
Dura come l'acciaio

E mi piace perdermi
Tra le tue dune
E morbidi spiagge
Sono un malato che richiede
Il tuo calore
In riva al mare
Steso affianco a te

Le tue lussuriose baie
Si confondono nel bagliore
mattutino
Ed il suono,
Il profumo
Di questa malinconia
Mi chiedono:

Quanto dovrò aspettare
Per lasciarmi trascinare
Ed inondare
Fino a diventare
Una sola cosa con te?
Quanto perfettamente
Ti mimetizzi
Quando ti unisci al mare?

Sei così bella sotto il sole
E rispecchi la unica
Ed eterna Madre

Sono davvero soddisfatto di questa poesia, probabilmente uno di quelle che meglio mi sono uscite.
Il ricordo (il ricordo, attenzione!) della donna amata e l'infinitezza del mare assumono un unico aspetto, fino ad assumere le stesse caratteristiche e diventare un'unica cosa, quasi divina ed umanizzata. Sono quasi vicini e percepibili da vicino, nel tempo, con tutti i sensi e sono l'unica cosa che faccia stare bene nel ricordare

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