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"Che c'è?" disse spazientito. Aveva le mani in tasca e cercava evidentemente di fare il duro.

Lo fissai sbalordita. 

"Che c'è hai detto?",  dissi alzando gli occhi al cielo. "Cioè dopo quello che ci siamo detti, dopo aver deciso di rimandare qualsiasi cosa ci sia stato tra noi a dopo il programma per evitare polemiche o conseguenze personali decidi di raccontare tutto a Serena?".

"Serena è mia amica, e poi non c'è niente da tenere per conto nostro", disse lui seccato. A ogni parola il suo accento si sentiva sempre di più. "Mi sembra CHIARO che tu mi abbia detto che non sono alla tua altezza e che quindi non ci sia proprio niente da rimandare".

"Non mi hai neanche fatto finire di parlare ieri sera", ribattei pronta.

"Cosa ti dovevo far dire? Che ti sentivi in colpa? Se è quello che pensavi era giusto che me lo dicessi. Basta", disse scaldandosi, solo l'ultima parola la disse quasi come se fosse sfinito.

"A quanto pare sia dentro che fuori dalla casetta c'è gente che apprezza Nunzio esattamente per come è fatto. Tu non rappresenti nulla per me", disse duramente.

Non mi sarei mai aspettata di essere trattata così male da lui. Sentì salirmi le lacrime agli occhi, mi voltai indietro e mi diressi fuori dal cancello.

Ma prima di uscire mi sentì trattenere. Avevo la sua mano sul fianco.

"Scusami", disse lui debolmente. "Non... Non è vero quello che ho detto"

Lo guardai. Era seriamente dispiaciuto.

"La verità è che ... Nonostante mi sia sentito ferito da quello che mi hai detto... sono stato più male a non vederti e a non sentirti dopo. Ma sono un siciliano ad hoc e l'orgoglio mi gioca brutti scherzi", mi confessò cercando di asciugare le lacrime che mi scendevano dagli occhi.

"Non volevo lasciarti la soddisfazione di vedermi debole dopo quello che mi avevi detto, volevo fare l'indifferente. Ma è stato impossibile e... Quando ho visto come Luigi ti guardava... Sono impazzito. Ho pensato che la cosa che ti avrebbe fatto più male era che qualcuno sapesse cosa era successo. Io....", si interruppe.

"Io... sono stato un co***one... Ti chiedo scusa.", mi disse seriamente arrendendosi.

Era pericolosamente vicino a me. Teneva ancora la mano sul mio fianco. Ero arrabbiata con lui tantissimo. Ma quegli occhi maledetti, così vicini a me, così seriamente dispiaciuti e quella mano calda che mi accarezzava il viso non mi fecero capire più niente.

Carmen, pensa. Gli altri ragazzi potrebbero vedervi. E' pericoloso. Non farlo.

Per una volta nella vita decisi di zittire la voce che avevo nella mia testa e che aveva guidato le mie scelte responsabili per anni e...

Lo baciai di impulso.

Dietro le telecamereDove le storie prendono vita. Scoprilo ora