Maggio 1733, Francia. Provincia di Dauphiné, ai piedi del Massiccio del Taillefer, nei pressi di Livet.
«Credo che ci siamo smarriti, Anatole!»
«Purtroppo con questa tempesta non si vede niente...» rispose l'uomo a Pierrick mentre si asciugava la faccia. Il ragazzo annuì e si girò cercando di scorgere in mezzo alla forte pioggia il terzo componente del gruppo, Victor.
«Victor! Victor!» gridò Pierrick. Non si udì alcuna risposta. Anche ci fosse stata, probabilmente non si sarebbe sentita in mezzo al rumore del vento sibilante tra gli alberi e della pioggia battente.
«Anatole! Dov'è Victor?»
«Cosa?»
«Victor! Dov'è?»
«Non ti sento, ragazzo, andiamo!» replicò Anatole.
«Attento! Non è sicuro!» urlò invano Pierrick. Capendo che il compagno non aveva sentito il suo ammonimento, lo prese e lo buttò a terra. Aveva notato il terreno sgretolarsi davanti a loro.
Lo stretto sentiero di montagna su cui stavano camminando era sicuramente poco usato e pericoloso. Largo meno di due metri, da un lato presentava un'enorme voragine di almeno un centinaio di metri, mentre sul lato opposto saliva il ripido e roccioso versante della montagna a cui stavano appoggiandosi.
«Procediamo gattonando» gridò Anatole nell'orecchio di Pierrick, il quale aveva appena visto un masso cadere innanzi a loro dall'alto del versante e rotolare poi a valle.
Spaventati a morte, i due si fermarono e si rintanarono provvidenzialmente in una piccola nicchia del versante roccioso. Udirono un secondo enorme masso precipitare proprio sopra di loro, il rumore si fece sempre più intenso quando infine si schiantò lì davanti, portandosi via un tratto di sentiero e lasciando i due compagni allibiti. Di fronte a loro si trovava ora una sorta d'abisso. Si resero conto di essere in estrema difficoltà.
«Pierrick, siamo finiti!» urlò disperato Anatole.
La tempesta non cessava e tutte le speranze che avevano sembravano scivolare via con la pioggia.
«Mi chiedo ancora dove sia Victor» disse Pierrick. «Possiamo solo sperare che stia bene.»
«Potrebbero averlo preso. Le forze dell'ordine ci stavano alle calcagna» rispose agitato Anatole.
«Non credo. Con questa tempesta se ne saranno anda—» "POW!"
In mezzo all'assordante tempesta udirono uno sparo non molto lontano che li zittì per un momento. Per lo spavento, Pierrick si scosse e rischiò di scivolare nel vuoto. Anatole gli tese la mano.
«Victor! Dev'essere Victor» si riprese urlando il ragazzo, provando a sporgere la testa senza scivolare ancora sulla roccia bagnata.
«Dev'essere morto, piuttosto! Proseguiamo ragazzo, per lui forse non c'è più speranza» replicò Anatole tristemente.
Pierrick si irrigidì e chiuse gli occhi. Non ce la faceva più. Nonostante tutto quello che stava succedendo, si chinò sulle ginocchia e si lasciò andare in un sonno profondo. Come una persona che si sforza di galleggiare in mare aperto ma che poi, stremata, si lascia trascinare nelle profondità.
Anatole poggiò allora la testa sulla dura roccia e rimase lì immobile come aspettando qualcosa o qualcuno che potesse salvarli da quell'orribile tempesta, da quell'orribile situazione, da quell'orribile giornata. La sua mente cominciò a vagare confusamente, ripercorrendo la propria vita ma senza soffermarsi su niente in particolare, come temendo che i propri giorni siano finiti.
In una piccola nicchia sul versante della montagna i due fuggiaschi erano così rintanati stretti stretti, forse pentiti delle loro scelte.

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Il Vecchio Castello
HorrorIl Vecchio Castello è il secondo romanzo breve autopubblicato di Tommaso Valsecchi, classe 2006. Azione, rischio, mistero e paura sono gli elementi essenziali di questo racconto lungo ambientato nella Francia della prima metà del '700. Anatole, Pier...