Anatole e Pierrick galopparono veloci attraverso l'altopiano e in men che non si dica arrivarono alla stalla abbandonata. Il sole era alto nel cielo e dopo aver rimosso dal passaggio la carcassa dell'equino morto la ricoprirono di paglia, poi lasciarono lì i loro cavalli nonostante la pungente puzza di marcio.
Chiusero i portoni e si incamminarono al castello. Arrivati alla soglia della roccaforte, Anatole imbracciò il fucile e Pierrick strinse il pugnale tra le mani.
«È la prima volta che uso uno di questi...» ridacchiò l'uomo cercando di sdrammatizzare mentre aprivano il portone. Il salone principale si mostrò vuoto davanti a loro; non che si aspettassero di trovarsi davanti la creatura.
Ispezionarono con attenzione tutte le stanze ma nessun segno dell'essere, lì non c'era. Inoltre, regnava un silenzio di tomba, nessun rumore che rivelasse una presenza. Salirono quindi su una delle due torri per cercare di avvistarlo nelle prossimità del castello ma ugualmente non notarono alcuna traccia.
Ormai quasi rassicurati, aprirono rapidamente tutte le porte delle stanze che dovevano ancora ispezionare quando d'improvviso, entrando in una delle camere da letto al piano di sopra, si trovarono davanti la creatura in sembianze umane.
I due compagni urlarono, ed anche la creatura emise un verso forse anch'essa colta da spavento. Immediatamente si trasformò e si ritrasformò in rapida successione nelle sue due forme già viste, per poi mutare infine nella forma del mostruoso pipistrello svolazzando sopra di loro.
«Sparagli, sparagli!» farfugliò urlando Pierrick seguendolo con lo sguardo.
Il mostro balzò loro addosso cambiando nuovamente nella sua forma umanoide. Con notevoli riflessi i due lo schivarono e iniziarono a correre verso l'ingresso.
«Cosa sto facendo? Ora mi giro e gli sparo, gli sparo!» disse Anatole voltandosi ed esplodendo un potente colpo di fucile verso la creatura che stava per raggiungerli senza sforzo.
Colpita, questa si accasciò abbassando la testa e piegandosi in avanti con le mani alla pancia, ma dopo qualche istante si rialzò senza mostrare alcun danno visibile.
«Cosa?» urlò disperato il ragazzo, mentre il mostro riprese a camminare verso di loro.
Anatole, cercando di non farsi prendere dal panico, caricò un altro colpo più veloce che poté e quando l'essere fu davanti a loro riuscì a sparare aprendogli nel cranio un'enorme voragine. Mentre l'uomo stava esultando convinto di averlo ucciso, la testa dell'essere iniziò a rimarginarsi.
Le speranze dei due subirono un duro colpo. La creatura pareva immortale e la loro prossima morte cosa certa. Il mostro si avventò su Anatole con le fauci spalancate per azzannarlo ma una forza improvvisa fece prontamente reagire l'uomo. Sbatté il fucile in faccia al mostro che indietreggiò, guadagnando così il tempo per scappare prendendo il giovane Pierrick per il braccio e dirigendosi verso il laboratorio. Riuscirono ad entrarci appena in tempo chiudendo a chiave la pesante porta. Ora erano forse al sicuro, ma non potevano certo rimanere lì per sempre.
«C-come ha fatto a sopravvivere a... ad un colpo di fucile in piena faccia?!» balbettò Pierrick riprendendosi dallo spavento.
«Ora che ci penso – continuò il ragazzo – non abbiamo mai dato rilevanza al fatto che quell'essere indossi vestiti eleganti nella sua forma umana.»
«Certo è strano davvero. Forse – rispose Anatole – ha trovato negli armadi delle camere quelle vesti e le ha indossate perché gli piacevano. Ma tutto questo è comunque assurdo.»
«Ma che fine fanno quando si trasforma in pipistrello?».
«Cosa dovrei risponderti, pensi che lo sappia? Potrebbe essere una qualche magia.»
Passata una mezz'ora senza udire alcunché da fuori la porta e ripresisi entrambi da quanto successo, decisero di provare a capire qualcosa su quanto c'era in quel laboratorio. Tra i fogli sparsi sul tavolo trovarono solo incomprensibili formule matematiche, fino a che Pierrick richiamò l'attenzione di Anatole.
«Ehi, guarda qua» disse. «Ho trovato questo librettino, un'agenda, tra i fogli. Sembra proprio un taccuino di appunti ed è firmato "Ludovic Juder". Se ricordo bene è il nome dell'ultimo discendente della casata, quindi il proprietario del castello. Tutto ciò implica che dirigeva lui stesso il laboratorio, registrando gli esiti degli esperimenti.»
Insieme sfogliarono il taccuino. All'inizio riportava solo risultati di test scientifici, poi però l'attenzione di Juder era tutta per delle teorie circa una dimensione parallela. Cercava invano un modo di creare un varco tra quella e la nostra. Erano riportati esperimenti, deduzioni e pensieri che coprivano un lasso di tempo di anni, durante i quali Ludovic sembrava sempre più frustrato nel non riuscire a farcela. Nelle ultime pagine del diario infine c'era scritto a grandi lettere "CE L'HO FATTA!".
Dopo anni di innumerevoli tentativi, evidentemente Juder era riuscito ad aprire un varco interdimensionale proprio in quella stanza. Il portale era descritto come un cerchio irregolare di circa due metri di diametro, leggermente violaceo ai bordi e per il resto completamente trasparente. Se un corpo fosse passato per quel varco sarebbe scomparso alla vista non perché smaterializzato, bensì per aver attraversato la barriera dimensionale. Il resoconto si concludeva con l'intenzione di Juder di attraversare lui stesso il varco, portando con sé alcuni strumenti scientifici e lasciando qui le sue memorie cosicché, non fosse più tornato, il suo lavoro non sarebbe andato perduto.
Finita la lettura del diario, Anatole e Pierrick si guardarono negli occhi increduli.
«Da non crederci. Mi dispiace tanto per Ludovic Juder... Chissà qual è stato il suo destino. Avrà certamente trovato problemi e pericoli in quella dimensione. Ci sarà pure un motivo per il quale non è tornato» disse Anatole con un'espressione preoccupata.
«Comunque il portale ora si è chiuso, e noi non abbiamo certo intenzione di riaprirlo» replicò Pierrick.
«Assolutamente no! Stando così le cose, credo fermamente che quella creatura provenga proprio dall'altra dimensione. Probabilmente è arrivata prima che il portale si chiudesse da solo, collassando su sé stesso» sentenziò Anatole. «È un vero peccato che non possiamo comunque avere più informazioni. Intendo sia sul mostro sia a riguardo al suo mondo di provenienza» continuò.
«Hai ragione. Magari Juder, appena giunto nell'altra dimensione, si è trovato davanti quell'essere che lo ha assalito o, peggio, ucciso. La creatura poi coscientemente o meno ha varcato la soglia delle dimensioni giungendo in questo castello. Ed ora è bloccata nel nostro mondo!» dedusse Pierrick.
Decisero infine di aspettare il mattino seguente prima di uscire dal laboratorio. La giornata era stata piena di emozioni e scoperte. Avrebbero riposato al sicuro se non altro.

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Il Vecchio Castello
HorrorIl Vecchio Castello è il secondo romanzo breve autopubblicato di Tommaso Valsecchi, classe 2006. Azione, rischio, mistero e paura sono gli elementi essenziali di questo racconto lungo ambientato nella Francia della prima metà del '700. Anatole, Pier...