Anatole, indicando la cupa chiesetta, rifletté: «Non vedremo niente nel bosco. Speriamo ci sia una lanterna lì dentro.»
Si allontanò dagli altri camminando fino al limite della radura. Arrivato ai pini, un brivido lo percorse. Si trovava ora davanti all'entrata dell'ex-voto, che si mostrava davvero inquietante.
Aprì la porta scricchiolante ed entrò. Nel buio riuscì comunque a scorgere una croce, due panche e sopra l'altarino trovò proprio una lanterna. La afferrò e uscì dagli altri, riuscendo ad accenderla usando la polvere da sparo e la pietra focaia in dotazione al gendarme ucciso da Victor.
«Anatole, hai derubato un luogo sacro» sussurrò Pierrick. «Non credo che dovremmo.»
«Andiamo!» esclamò Victor, guardando torvo il ragazzo.
«Quello che Victor intendeva – spiegò Anatole scrutando il percorso davanti a loro – è che sarà molto più utile a noi. Diciamo che è un aiuto dal cielo.»
Si incamminarono quindi per il sentiero nella speranza che salisse al castello. Dopo qualche ora di camminata spedita intramezzata da poche soste, la meta era ancora lontana. Il castello sembrava irraggiungibile. Seppur stremati e impauriti dalla situazione, andarono comunque avanti guardandosi le spalle continuamente. Dall'oscurità poteva infatti spuntare chissà chi o cosa all'improvviso e ogni volta che sostavano anche pochi minuti la tensione impediva loro di riposarsi veramente.
Aveva ormai smesso di piovere da ore e tutto si era fatto ancora più silenzioso, ancora più inquietante. Dopo un tratto che curvava in continuazione, il sentiero si fece più dritto passando sul fianco di una cascina.
«Qui forse troveremo del cibo per rifocillarci. Sempre che sia ancora abitata» disse Anatole.
I tre dunque entrarono aprendo una porticina al centro della parete sul lato corto e si accorsero che in realtà la costruzione era una scuderia.
Sui due lati lunghi erano disposti gli spazi per i cavalli e in fondo, di fronte a loro, c'era un grande cancello spalancato.
«Probabilmente erano le stalle di servizio al castello. Qui di cibo non ne troveremo. Possiamo anche continuare per la nostra strada» borbottò Victor.
Delle staccionate scandivano lo spazio concesso ad ogni cavallo, decisamente ridotto, comprendente un piccolo abbeveratoio ormai sporco e lurido e molto fieno. Altro fieno mischiato a terriccio ricopriva tutta l'area calpestabile.
Victor aprì uno dei cancelletti che servivano a chiudere i cavalli nel proprio spazio, ma sarebbe stato meglio se non lo avesse fatto. Una visione orripilante e spaventosa si rivelò ai suoi occhi e per quanto avesse vissuto non l'avrebbe mai più dimenticata. Urlò di terrore.
Gli altri accorsero per guardare, inorridendo a loro volta. Davanti a loro un cavallo morto, sdraiato a terra completamente pallido, con il muso contratto dal dolore.
«Povero animale, cosa gli è successo?!» urlò Victor indicando degli squarci sul collo del cavallo.
Anatole si avvicinò per esaminare il corpo. Dei tre era l'unico che aveva un minimo di istruzione scolastica.
«Sembra che sia... oh mio dio... non ci posso credere!»
«Cosa? Cosa?!» urlarono gli altri due all'unisono.
«Pare sia stato completamente privato del proprio sangue» bisbigliò sconvolto Anatole. «Che cosa mai può aver fatto una cosa simile?»
«Penso di aver sentito dei rumori. Dobbiamo scappare immediatamente, ci hanno raggiunto!» disse Victor uscendo a controllare il sentiero.

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Il Vecchio Castello
HorrorIl Vecchio Castello è il secondo romanzo breve autopubblicato di Tommaso Valsecchi, classe 2006. Azione, rischio, mistero e paura sono gli elementi essenziali di questo racconto lungo ambientato nella Francia della prima metà del '700. Anatole, Pier...