Molte volte, dal giorno in cui erano evasi dalla gendarmeria, ai due compagni d'avventura erano crollate le speranze. Altrettante volte però erano riusciti a cavarsela. Nonostante quanto accaduto da allora li avesse costantemente messi a dura prova, Anatole e Pierrick avevano sempre trovato un motivo di speranza per andare avanti.
Quando Victor morì Anatole ne fu devastato, Bernard gli aveva dato poi una speranza con le sue ipotesi scientifiche. Quando il mostro si era dimostrato immortale Pierrick pensò fossero al capolinea, poi arrivò la lettera di Arnaud Lacroix a dare un senso al tutto. Il giorno prima avevano perso quasi tutta la carne cacciata e rischiato nuovamente la vita, sentendosi delusi anche da loro stessi. Poi con l'arrivo dei gendarmi tutti e due avevano sperato che i fucili di un'intera guarnigione sarebbero riusciti ad uccidere il vampiro. Una volta capito che i gendarmi non erano riusciti a fermare la malefica creatura, le loro speranze erano crollate nuovamente.
Ora si sentivano come se provassero a salire per una lunga scala a pioli ma il mostro dietro di loro li tirasse giù ogni volta, impedendogli di arrivare in cima.
Il vampiro non riusciva più a reggersi in piedi e cadde a terra davanti ai loro occhi. Era ridotto male. Tutti quei colpi d'arma da fuoco non l'avevano ucciso ma lo avevano ferito seriamente. I due notarono molti fori di proiettile e lacerazioni profonde. Anatole capì che era il momento giusto per finirlo.
«Lascia a me l'onore» disse deciso l'uomo al ragazzo.
Vedendo il vampiro cercare faticosamente di rialzarsi, Anatole gli si avvicinò.
«Allora anche tu hai dei limiti eh?» disse mentre l'essere lo guardava dritto negli occhi.
Una smorfia di terrore d'un tratto deformò il viso di Anatole. Vide infatti il mostro riprendersi, le sue ferite stavano guarendo a vista d'occhio. I giochi erano tutt'altro che finiti...
«Quest'essere ha appena compiuto un massacro subendo molte ferite, è stato colpito da decine di colpi d'arma da fuoco, ed ora è qui nuovamente in piedi di fronte a me. È invincibile. Non usciremo vivi da questa battaglia» disse tristemente Anatole girandosi verso Pierrick.
«MUORI!» gridò Pierrick saltando coraggiosamente addosso al mostro impugnando il paletto per colpirlo al cuore. Purtroppo per il ragazzo, l'essere si era quasi completamente ristabilito e con un rapido riflesso si spostò di lato e gli strappò di mano il pugnale di legno.
«No, non farlo!» urlò Pierrick.
Il vampiro aveva però già sferrato il colpo, affondando il paletto nel petto del ragazzo.
«A... Anatole...» riuscì solo a dire Pierrick prima di morire, cadendo schiena a terra.
Anatole, in preda al panico e in lacrime disperato per la sorte del suo amico, non prestò attenzione al mostro che noncurante si trasformò in pipistrello allontanandosi.
Non era proprio nel carattere di Anatole lasciarsi andare così emotivamente. Ormai i suoi nervi erano a pezzi.
«Ti ucciderò, bastardo. Vendicherò Victor e Pierrick!» urlò a squarciagola l'uomo.
Come per Victor, l'improvvisa e scioccante morte dell'amico lo aveva scosso profondamente. Realizzò che doveva calmarsi al più presto. In preda alla rabbia e alla disperazione non avrebbe potuto fare alcunché. Si inginocchiò e mise la testa di Pierrick sulle sue gambe accarezzandola.
Passò del tempo, Anatole si calmò e si alzò. Doveva pensare ora alla sepoltura per Pierrick. Entrò nel castello per verificare se ci fossero superstiti tra i gendarmi. Il salone era cosparso di cadaveri, tutti morti orribilmente. Gole squarciate, braccia strappate e sangue ovunque. Nessun superstite. I due gendarmi scappati probabilmente erano fuori pericolo, almeno loro.
«Tutto ciò è colpa di Ludovic Juder. Cosa aveva fatto? E qual è stata la sua sorte? Signore Santissimo! Se solo non avesse mai aperto quel diavolo di varco spazio... insomma, quel che era! Ah, non ce la faccio più!» si disperò Anatole portandosi le mani sul viso.
«Ludovic Juder sarà anche stato un genio ma di certo non ha aiutato il mondo!» sentenziò ad alta voce nel salone del castello.
Con tutti questi pensieri in testa, Anatole si recò nel capanno degli attrezzi per recuperare una vanga. Si caricò in spalla il corpo del povero Pierrick e si diresse verso il luogo dove avevano già sepolto Victor. Cominciò a scavare. Il giorno stava finendo, ripose Pierrick nella fossa e lo ricoprì. Ora Victor non avrebbe più riposato da solo, pensò l'uomo.
Anatole si fermò a pensare se le cose fossero andate diversamente. Prendendo decisioni diverse forse non sarebbe successo niente di tutto questo. Ma non erano che fantasie, la realtà era la triste realtà. I suoi due amici erano morti e lui ora era solo. Passò ore lì seduto a pensare, davanti alle tombe dei suoi due amici perduti. Pensare a diversi modi di agire che avrebbero potuto salvare le loro vite. E più pensava, più impazziva. Ma la causa delle loro disgrazie era il vampiro, sempre e solo lui.
Quest'ultima tragedia cambiò Anatole per sempre. I suoi modi gentili e la sua attitudine alla ragione si trasformarono in cieca rabbia e puro istinto irragionevole. Niente aveva ormai per lui più senso. Prima di quest'orribile avventura, un bel cielo sereno dava a lui conforto. Ora era solo un dettaglio insignificante. Con una sana dormita ritrovava serenità e riposo. Ora le poche ore di sonno erano agitate da rabbia e rancore.
Quando morì Victor, era triste ed impaurito. Guardando ora la tomba di Pierrick, asciugandosi le lacrime crebbe invece in lui un forte desiderio omicida nei confronti del vampiro.
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Il Vecchio Castello
HorrorIl Vecchio Castello è il secondo romanzo breve autopubblicato di Tommaso Valsecchi, classe 2006. Azione, rischio, mistero e paura sono gli elementi essenziali di questo racconto lungo ambientato nella Francia della prima metà del '700. Anatole, Pier...