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«𝐭𝐡𝐨𝐮𝐠𝐡𝐭 𝐨𝐟 𝐲𝐨𝐮 𝐢𝐧 𝐭𝐡𝐞 𝐝𝐞𝐩𝐭𝐡 𝐨𝐟 𝐦𝐲 𝐧𝐢𝐠𝐡𝐭»𝐰𝐚𝐫𝐩𝐞𝐝 𝐰𝐢𝐧𝐝𝐨𝐰 - 𝐚𝐧𝐧𝐚 𝐦𝐢𝐞𝐤𝐞

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«𝐭𝐡𝐨𝐮𝐠𝐡𝐭 𝐨𝐟 𝐲𝐨𝐮 𝐢𝐧 𝐭𝐡𝐞 𝐝𝐞𝐩𝐭𝐡 𝐨𝐟 𝐦𝐲 𝐧𝐢𝐠𝐡𝐭»
𝐰𝐚𝐫𝐩𝐞𝐝 𝐰𝐢𝐧𝐝𝐨𝐰 - 𝐚𝐧𝐧𝐚 𝐦𝐢𝐞𝐤𝐞

"Ti chiederei di entrare dentro casa se non fosse che finiremmo a letto insieme" disse Emmeline.

"Hai ragione" disse Reiner.

Allora lei lo salutò piano e lui rispose al saluto. Le lasciò la giacca per ripararsi dalla pioggia fino alla porta di casa, dove poi si assicurò che entrasse prima di mettere in moto e andare via.
Emmeline girò le chiavi nella toppa un paio di volte e salì a passo lento le scale per andare in bagno. Lì si sciolse i capelli rossicci e lasciò che le cadessero lungo la schiena. Si levò la maglietta a maniche corte che aveva indossato per tutta la giornata, mentre la giacca di Reiner se ne stava poggiata sullo scaldabagno. Svestendosi notò un livido violaceo che si era formato proprio dove aveva sbattuto la spalla scivolando per rincorrere Porko, e se lo sfiorò con le dita. Per fortuna lui aveva smesso di telefonarle.
Andò fino in camera sua soltanto con le mutande addosso e la giacca di Reiner poggiata sopra la schiena. Una volta dentro, tirò fuori una maglietta bianca molto slargata che usava solo per dormire, e se la infilò. Il temporale non accennava di fermarsi, e i lampi illuminavano la stanza dunque lei non aveva neanche acceso le luci. In quel momento le venne voglia di fumarsi una sigaretta, ma questo le avrebbe tolto il sapore di Reiner dalla sua bocca dunque decise di non farlo.
Si sdraiò sul letto, e la maglietta le salì fino ai glutei. Strinse la giacca di Reiner al petto.

Forse avrei dovuto invitarlo dentro.

La pioggia batteva fortissimo contro la finestra, Emmeline aveva lasciato la tapparella alzata. Nonostante non avesse freddo, si accartocciò su se stessa. Senza pensarci due volte si portò la giacca di Reiner alla faccia, ce l'affondò dentro e l'annusò forte. Si sentì immediatamente sporca, come se avesse commesso un peccato, e se la discostò dal viso. Si vergognò di non essersi accontenta di quel bacio al cardiopalmo che si erano scambiati dentro la macchina ma di aver voluto di più annusando tutto il suo odore.

Forse dovrei chiamarlo.

Non ci pensò ulteriormente, il che era strano perché lei ci metteva un po' a scegliere tra due opzioni. Cercò il suo contatto tra i messaggi, e gli scrisse, chiedendogli se volesse tornare indietro. Lui rispose di si. Lei lo aspettò sul letto, stringendo la sua giacca tra le braccia e le ginocchia nude. Poi, Reiner le scrisse che era fuori, e lei scese ad aprirgli.
Ora che lo aveva davanti, Emmeline sentiva come se non lo vedesse da secoli. Reiner non era serio in viso, era però molto intenso. La sua figura scolpita era adombrata dalla notte e dalla pioggia che scrosciava dietro di lui. Le punte dei corti capelli biondi gocciolavano di acqua. Sulla guancia sinistra il livido era ancora rossastro, ma stava diventando viola. Il suo petto si alzava e si abbassava in maniera evidente, e la maglietta si era appiccicata al suo corpo per la pioggia, nonostante avesse percorso pochi metri.

"Vai a farti una doccia"

"Sì"

Reiner entrò nella casa immersa dal silenzio, era la prima volta che ci entrava ma era come se lo avesse sempre fatto. Si chiuse la porta alle spalle con cautela nonostante sapesse che non c'era nessuno. Si era accorto che lei era soltanto in maglietta, ma non l'aveva squadrata da capo a piedi, la amava troppo anche solo per fare qualcosa di istintivo come quello. Emmeline si voltò come a indicargli di seguirlo, e lui naturalmente fece quanto suggerito. Si fermarono in cima alle scale, e lei gli indicò il bagno con un cenno della testa. Poi, lei si voltò e andò in camera sua, e lui la seguì con lo sguardo finché lei non si chiuse la porta alle spalle.
Entrò in bagno come lei gli aveva comandato, e si infilò sotto la doccia. Emmeline, di nuovo raggomitolata sul letto, ora oltre al battere della pioggia sentiva anche quello dell'acqua contro il corpo di Reiner. L'idea di raggiungerlo sotto la doccia le saettò alla testa violentemente, tanto che dovette premere le ginocchia tra loro per farla uscire. Non ci avrebbe fatto sesso. Si sarebbe soltanto tolta la maglietta, per poi aprire l'anta appannata della doccia. Senza dire una parola si sarebbe infilata in quello spazio minuscolo insieme a lui. E poi lo avrebbe guardato a lungo. Avrebbe guardato come ogni goccia d'acqua sarebbe corsa lungo il suo corpo delineato dai muscoli. Non ci avrebbe messo neanche un pizzico di malizia. Era solo il modo in cui voleva Reiner. E sperava che lui l'avrebbe guardata allo stesso modo. Voleva che vedesse ogni centimetro e ogni poro della sua pelle scoperta, con l'acqua che le scivolava addosso, e che lo facesse senza malizia.
Emmeline voleva solo capire se le persone dentro quella doccia erano davvero loro due.

Dopo un po' Emmeline sentì l'acqua chiudersi. Reiner aveva finito e si era asciugato i capelli con il phon, passandolo anche su alcune chiazze bagnate sui vestiti.
Andò in camera di Emmeline, dove lei si alzò e gli si mise davanti.
Si guardarono molto, poi lei gli posò le mani sulle spalle. Sembrava più una carezza.

"Non facciamo nulla, d'accordo?" gli disse Emmeline

"Sì, d'accordo" le rispose Reiner.

Lui si accorse dopo che era la prima volta che la vedeva con i capelli sciolti. Si sentiva euforico e calmo allo stesso tempo. Lei fu la prima a mettersi a letto, voltandosi di schiena, lui si stese accanto a lei e si girò nella sua direzione.
Reiner allungò una mano e le toccò una spalla, quella con il livido, e gliel'accarezzò piano. Emmeline si stese allora sulla schiena e si lasciò accarezzare i capelli rossi. Non riuscivano a smettere di guardarsi nella penombra illuminata solo dai lampi del temporale. Emmeline gli accarezzava la nuca, passando le dita tra i suoi capelli che alla base erano ruvidi e che quasi pizzicavano. In quel momento volle Reiner più di qualsiasi altra cosa al mondo, ma non con un secondo fine. Lo voleva semplicemente così com'era, sdraiato al suo fianco mentre le accarezzava i capelli.

Forse siamo fatti per stare insieme.

Era la prima volta che Emmeline pensava a Reiner come un suo fidanzato. Lo aveva pensato come un amico, una situazione, un compagno di vita, un amante, ma mai come un fidanzato. Da quando si erano conosciuti si era immaginata più volte di baciarlo, di andarci a letto, di tenergli la mano o addirittura di dirgli che lo amava. Ma questa era la prima volta che lo pensava come un fidanzato. Che strana coppia, il re indiscusso dell'università e la goccia invisibile con una tendenza all'essere anche un po' sfigata. Il pensiero la straniva e la divertiva, ma non le importava un bel niente. Sia lei che Reiner avevano da sempre ripudiato quella scala sociale che dominava il sistema scolastico, che incasellava le persone in delle categorie che finivano per allontanarle. Emmeline era stata abbastanza fortunata da non essere etichettata in nessuna classe sociale, tanto da mandarla in realtà un po' infondo alla catena alimentare, Reiner era in cima ma era stata proprio Emmeline a sopraffarlo. Alla fine però, per quanto entrambi avessero cercato con tutte le loro forze di opporsi al sistema di caste scolastico, un po' erano finiti per assecondarlo. Emmeline fumava per piacere personale ma anche perché voleva darsi un tono, e dunque il secondo motivo alimentava il primo. Reiner aveva comunque accettato il titolo di gerarca universitario e aveva cavalcato l'onda della sua popolarità con un certo piacere. Però Emmeline non sarebbe andata oltre, non le importava se il ragazzo che era sdraiato accanto a lei e che le accarezzava i capelli e il viso nel suo letto era ben sopra le sue possibilità. Emmeline e Reiner erano solo due ragazzi che continuavano ad ingarbugliarsi tra di loro.
A un certo punto si abbracciarono stretti, le loro gambe erano intrecciate ed Emmeline affondava la testa nel suo petto come se volesse chiudersi fuori dal mondo e dentro di lui.

"Voglio essere tutto ciò che mi chiederai di essere" le disse Reiner, a mezza voce.

"Allora non ti dirò nulla"

hold me up | reiner braunDove le storie prendono vita. Scoprilo ora