𝐘𝐎𝐔𝐑 𝐄𝐘𝐄𝐒 𝐇𝐀𝐕𝐄 𝐓𝐎𝐎 𝐌𝐀𝐍𝐘 𝐂𝐎𝐋𝐎𝐑𝐒, 𝐈 𝐂𝐀𝐍 𝐎𝐍𝐋𝐘 𝐓𝐑𝐘
Il suo primo tentativo di approccio fu non soltanto sperimentale, ma addirittura 𝘧𝘢𝘭𝘭𝘪𝘮𝘦𝘯𝘵𝘢𝘳𝘦.
Mentre ciondolava con altri membri della squadra, incappò n...
Reiner teneva stretta la mano di Emmeline e ne accarezzava il dorso con il pollice. Per ogni cosa carina che lei gli diceva, e gliene diceva molte, lui la premiava con un bacio sulle labbra. E la baciava anche quando lei non diceva proprio nulla. "Stento a credere che fino a poco più di cento anni fa c'era un intero popolo in grado di trasformarsi in giganti" disse lei, scuotendo la testa. "Ed erano brutti come la fame" aggiunse Reiner, soffermandosi su una foto all'angolo del libro. "Sí, tranne i mutaforma, il Gigante Martello é fighissimo per dire" Emmeline sfoglió le pagine e indicó il Gigante Martello immortalato in una fotografia color seppia, quando ancora era detenuto dalla famiglia Tybur. "E non dici niente del Corazzato? É quello che mi ha dato il soprannome in squadra" disse Reiner, un po' piccato. Emmeline rise e gli prese il viso tra le mani, baciandolo forte sulle labbra per due volte "Quanto sei permaloso" Reiner strinse una delle mani che lei stava poggiando sulla sua guancia, sorridendole spiritosamente. Emmeline guardó il libro di storia e poi Reiner, i suoi occhi verdi che saettavano tra l'uno e l'altro. "La cosa che mi fa ridere é che il precedente detentore del Corazzato ti somigliava pure" Reiner allungó il collo sulla foto che lei stava guardando, e scosse la testa "Un pochino, neanche troppo" Emmeline si stiracchió e si gettó a pancia in giù sul letto della stanza di Reiner, mettendo da parte il libro. Sapeva che lui l'avrebbe raggiunta e che l'avrebbe baciata, e così fece. Poi Reiner poggió la fronte nel suo collo, e lei poté sentire il suo fiato che ci batteva contro. "Pensi di aver fatto tutto quello che potevi?" le chiese piano. Una ventata di gelo attraversó il corpo di Emmeline, che si irrigidí di punto in bianco. La lingua le si era asciugata perché non sapeva che cosa rispondergli. Strinse gli occhi e scosse la testa.
"Becker, ti sei superata questa volta!"
La luce del mattino dilagava nella stanza diffondendosi sul corpo di Emmeline. Non era sicura del perché si ritrovasse lì, e perché davanti alla sua faccia ci fosse Jean. Che schifo, aveva dormito con i vestiti del giorno prima. Fece del suo meglio per mettersi seduta, e ci voleva veramente uno sforzo erculeo perché si sentiva a pezzi. Gli occhi erano secchi e pizzicavano, la bocca asciutta da morire e non c'era un briciolo di energia in lei. Fece penzolare le gambe giú dal letto superiore e abbandonó le braccia lungo il corpo.