«𝐦𝐢𝐫𝐫𝐨𝐫 𝐨𝐧 𝐭𝐡𝐞 𝐰𝐚𝐥𝐥, 𝐭𝐞𝐥𝐥 𝐦𝐞 𝐚𝐥𝐥 𝐭𝐡𝐞 𝐰𝐚𝐲𝐬 𝐭𝐨 𝐬𝐭𝐚𝐲 𝐚𝐰𝐚𝐲»
𝐛𝐥𝐚𝐜𝐤 𝐨𝐮𝐭 𝐝𝐚𝐲𝐬 - 𝐩𝐡𝐚𝐧𝐭𝐨𝐠𝐫𝐚𝐦Emmeline si svegliò che la macchina di Reiner aveva già sostato davanti a casa sua. Tutto il viaggio aveva dormito con i piedi sul cruscotto e la testa affondata nella propria spalla.
"Scusami, ti ho inzozzato il cruscotto con la suola delle scarpe" disse, mettendo giù i piedi.
"Sembra che tu non nutra molta simpatia per la mia macchina" rispose Reiner, e le sorrise appena.
Lei rise di rimando "Hai ragione, però mi riporta sempre a casa quindi le sono debitrice"
"Ah, grazie per aver preso in considerazione il tuo autista" disse Reiner.
Risero entrambi, poi lei si mise lo zaino in spalla e scese, salutandolo con un gesto della mano. Il mattino dopo, Emmeline si svegliò che Porko era nella cucina di casa sua. Era venuto presto per tenerle compagnia, perché sapeva che i suoi genitori sarebbero andati fuori città di lì a poche ore. La madre di Emmeline era ancora in casa, era stata lei a far entrare Porko in casa con tante cerimonie. Ogni volta lo accoglieva come se fosse la prima volta che lo conosceva. Emmeline si rallegrò un po' a vederlo lì, e lo salutò con un bacio a stampo.
"Pensavo passassi stasera prima di andare alla partita" disse, prendendo un barattolo di yogurt dal frigo.
"Inizialmente, poi ieri ho incrociato tua madre al supermercato e mi ha detto che sarebbe partita in mattinata con tuo padre per andare fuori città"
C'era qualcosa di vagamente malizioso in quell'affermazione, ma Emmeline preferì ignorare ogni suggerimento della sua testa che potesse avvalorare quella tesi. I suoi genitori lasciarono la casa una mezz'ora dopo, lasciandoli da soli. Emmeline e Porko andarono al parco vicino al supermercato, perché ci sarebbero dovuti passare per comprare qualcosa per il pranzo. Emmeline si soffermò a guardare Porko per un poco, sotto alla luce solare che con il suo calore preannunciava l'estate. I suoi capelli erano tirati indietro come al solito, il suo viso era sempre bello e gli occhi altrettanto. Ma Emmeline non si fece nessuna domanda su di lui. Era un quadro che aveva visto fin troppe volte e che ormai non aveva più nulla da comunicarle. E che alla lunga non le esercitava più lo stesso fascino di prima. Comprarono due barattoli di ramen istantaneo, perché a lui non andava di cucinare, e tornarono a casa dopo poco. Passarono il tempo tra il mattino e il pranzo a guardare la televisione, a parlare un poco della fine del primo anno di università, e a studiare per gli ultimi esami. A pranzo mangiarono e parlottarono relativamente, poi lui le chiese se volesse andare in camera e fecero sesso. Farlo al pomeriggio aveva sempre disturbato Emmeline, soprattutto ora che faceva così caldo, ma era raro che Porko restasse a dormire o che la sera uscisse con lei, preferiva andare in giro con i suoi amici. Quella volta non fu tanto diverso, lei dopo si sentì tutta accaldata e la pelle le si appicciava alle lenzuola bianche. Lui, d'altra parte, si era già rivestito.
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hold me up | reiner braun
Roman d'amour𝐘𝐎𝐔𝐑 𝐄𝐘𝐄𝐒 𝐇𝐀𝐕𝐄 𝐓𝐎𝐎 𝐌𝐀𝐍𝐘 𝐂𝐎𝐋𝐎𝐑𝐒, 𝐈 𝐂𝐀𝐍 𝐎𝐍𝐋𝐘 𝐓𝐑𝐘 Il suo primo tentativo di approccio fu non soltanto sperimentale, ma addirittura 𝘧𝘢𝘭𝘭𝘪𝘮𝘦𝘯𝘵𝘢𝘳𝘦. Mentre ciondolava con altri membri della squadra, incappò n...