Capitolo 3

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Il primo giorno di liceo per Iwaizumi iniziò nel migliore dei modi: c'era un sole splendente nel cielo e nessuna nuvola in lontananza. Decise di indossare dei vestiti nuovi che comprò proprio per quell'occasione e imboccò la via dritta che lo portava all'Aoba Johsai dopo aver dato un bacio sulla guancia a sua sorella Nicole. Era vestito con un pantaloncino beige che gli arrivava sotto le ginocchia e una maglietta a mezze maniche azzurra con alcuni motivi floreali. Si guardò più volte allo specchio quella mattina per essere impeccabile, non stava più nella pelle. Appena arrivato cercò subito la sua classe: "Iwaizumi Rutherford, classe 1ªA". (Rutherford era il cognome della signora Ashlin che utilizzava Iwaizumi perché non era ancora a conoscenza di essere stato adottato).
Di fretta e furia raggiunse la sua classe e prese posto in un banchetto vicino alla finestra. Tutti i suoi compagni erano molto ben curati, avevano i capelli puliti e i vestiti firmati. In particolare ce ne era uno che spiccava più di tutti: i capelli color nocciola gli scivolavano lungo il collo, le dita delle sue mani erano sottili e morbide, le sue labbra erano rosee e delicate e portava degli occhiali da vista rotondi contornati in oro, che proteggevano occhi marroni e vispi. Il prof nell'appello lo ha chiamato Oikawa Tooru, ed apparentemente sembrava il solito principino sfaticato che con uno schiocco di dita aveva tutti ai suoi piedi.
Oikawa Tooru indubbiamente aveva un aspetto impeccabile, lontanissimo da quello di Iwaizumi, il quale durante la lezione di matematica iniziò a specchiarsi nel vetro della finestra. Si osservò a lungo: aveva i capelli rasati a 0 per evitare di prendere i pidocchi, il suo viso era scavato per la fatica e le sue labbra erano secche, per non parlare delle mani, piene di solchi e tagli dovuti al lavoro manuale del part-time, che doveva per forza fare per potersi pagare gli studi.
Suonò la campanella dell'intervallo e tutti i ragazzini accerchiarono Tooru proprio come se fosse un'attrazione turistica, tutti eccetto Iwaizumi, il quale preferì mangiare la sua merendina seduto nel suo banco.
Mentre stava per addentare il suo pasto, una voce squillante lo richiamò: -Testa pelata! Che ci fai lì tutto solo? Ma riesci a saziarti con solo una merendina? Io ho un intero pranzo con perfino il dolce!- Schiamazzò il giovane Tooru, mentre una risata si alzò all'improvviso.
Iwaizumi non mosse un dito e continuò a mangiare la sua merendina. Quel tizio già stava iniziando a dargli su i nervi.
-Forse non mi hai sentito, testa di cocomero. Sto parlando con te. È da maleducati non rispondere, sai?- Continuò a strillare Oikawa nelle sue orecchie.
Di scatto Iwaizumi si girò e lo afferrò per il colletto della maglia, facendogli cadere bruscamente gli occhiali per terra.
-Principino di sto cazzo, saranno fatti miei se voglio mangiare da solo oppure no. E poi, meglio solo come un cane che con un raccomandato di merda come te.-
Iwaizumi mollò la presa e Oikawa cadde all'indietro, spaventato. Lanciò uno sguardo di disprezzo verso il compagno di classe e ritornò a consumare il suo pranzo dagli altri ragazzi.
Questo fu solo l'inizio degli innumerevoli dibattiti che iniziarono a susseguirsi tra i due.
Il pomeriggio del primo giorno di scuola, dopo le lezioni, Iwaizumi andò a consegnare in sala professori il modulo di iscrizione per il club di pallavolo. Finalmente poteva iniziare ad inseguire il suo sogno, e almeno lì quel rompipalle di Oikawa Tooru che, come si è capito, già odiava di brutto, non poteva intralciargli la strada. Arrivò saltellando fino alla porta della stanza e, dopo aver bussato, si precipitò ad entrare. Si bloccò di botto quando notò che, a riporre lo stesso modulo ad un docente, c'era alzato all'impiedi proprio Oikawa, che gli scambiò uno sguardo di sfida.
-Che ci fai tu qui?- Sbottò Iwaizumi increspando le labbra.
-Non vedi? Hai bisogno dei miei occhiali per caso? Sto consegnando il modulo per iscrivermi al club di pallavolo. La squadra dell'Aoba Johsai è fenomenale, iscrivermi è sempre stato il mio sogno!- Disse in maniera molto composta, abbozzando un sorriso.
-Piuttosto questa domanda dovrei fartela io. Che ci fai TU qui?- Continuò Tooru, ritornando serio.
-Anche io voglio iscrivermi al club di pallavolo, voglio diventare un giocatore fortissimo.- Spifferò Iwaizumi tutto d'un fiato.
Oikawa cadde in una grossa risata.
-Tu? Giocatore fortissimo di pallavolo? Ma ti sei visto? Peserai sì e no 40 chili, non sei portato. Poi per la pallavolo ci vuole impegno e dedizione, e te lo dice uno che gioca a pallavolo da ormai 10 anni.- Concluse Oikawa, mentre si sistemava gli occhiali sul naso.
Ed in effetti era vero: all'epoca Iwaizumi era magrissimo, non aveva muscoli né sulle braccia né sulle gambe, ma, cosa più importante, lui non aveva mai giocato seriamente a pallavolo, quindi era come se cominciasse da 0. Ma in ogni caso non poteva darla vinta a Tooru e così sbattendo il suo modulo di iscrizione sul bancone urlò: -Questo è da vedere.- E uscì rapidamente dalla stanza, lanciando un'ultima occhiataccia al ragazzino castano che restò di sasso.
Con passo svelto si affrettò a ritornare a casa da sua sorella Nicole che non vedeva ormai dalla mattina, ma già sapeva che al ritorno non c'era solo lei ad aspettarlo. Il padre sarebbe infatti dovuto rincasare al suo stesso orario. Ma Iwaizumi fece male i calcoli e arrivò più tardi del previsto, anche perché si fermò ad osservare le vetrine dei negozi sportivi lungo la strada di casa che vendevano tutto l'occorrente che gli sarebbe servito l'indomani per il suo primo allenamento.
Appena rincasò si trovò con 5 dita stampate in faccia. Il padre mezzo ubriaco era furioso e irrequieto come al solito, ma dopo aver cenato cadde sul divanetto ammuffito dietro di lui in un lungo sonno profondo.
Iwaizumi, senza nemmeno pensare di cenare, corse subito ad abbracciare sua sorella e, dopo essersi seduti attorno al tavolo, iniziò a raccontarle tutta la sua giornata. Poi le baciò la fronte ed andò a sdraiarsi sul letto, stremato. Poco dopo Nicole lo raggiunse e si rannicchiò a lui, dato che quel materasso polveroso, dove un tempo giaceva inerme la madre, era l'unica superficie morbida sulla quale riposare.

Dolce Condanna ~ IwaoiDove le storie prendono vita. Scoprilo ora