Era scappata. Non aveva il coraggio di restare in quella stanza con lui. Non voleva incrociarlo per i corridoi di quel castello.
Andò via, tornando nel luogo dove tutto era iniziato. Dove aveva mietuto la prima anima. Dove aveva sentito per la prima volta la Sua voce e n'era rimasta vittima. Dov'era tornata prima che quella nuova parte della sua vita avesse inizio.
Ci mise un po', ma si ritrovò finalmente di fronte al cancello di ferro battuto del cimitero. Erano le prime ore del mattino, vedeva il custode intendo a spazzare via le foglie secche dalle tombe e quando la vide la salutò, senza domandare come mai una ragazzina fosse lì da sola. La guardava vagare per le stradine, calciando i ciottoli di pietra che si trovava davanti. Conosceva la strada e saltellando ogni tanto, facendo ondeggiare la gonna del suo vestitino bianco, arrivò lì e si sedette su un tronco, attenta a non rovinare l'abito. Si stirava la gonna con le mani, stringendo quel semplice tessuto e ricordandosi di quando la sarta gli diede vita, sotto richiesta dello zio; era vecchio, questo si, ma la sua magia lo aveva reso intatto e quando poteva lo indossava.
<<Sono tornata zio... Ho perso tutto. La mia famiglia, il mio migliore amico... Mio figlio...>> sussurrava parole a un corpo morto e sepolto metri sotto di lei, i cui resti erano solamente le ossa rimaste dalla carne mangiata dai vermi. <<Ho vissuto una vita... Forse pure più, come facevamo noi a suo tempo. Ho visto così tante cose cambiare, ma poche sono rimaste immutate e gli uomini provano ad averne cura... Era meglio l'epoca antica, certamente non era sicura, ma era più bella da vivere>> ridacchiò e si avvicinò alla terra, sfiorando quei fiori selvatici che piano persero la vita. <<La maledizione si è attivata di nuovo... La sentivo, mesi fa, provare a stringere la sua presa su di me. Il mio bambino si agitava in quei momenti, mi riscaldava... Bloccava il processo. Ma poche ore fa è successo, non ho voluto contrastarla... Il dolore, la rabbia, il senso di colpa... È tutto qui>> congiunse le mani al petto sospirando <<Vorrei che fosti qui>>.
Rimase lì, su quel tronco, per ore. Nessuno passava dal vecchio cimitero, perciò era sola.
Le gambe avevano iniziato a intorpidirsi, così iniziò a vagare lì attorno. Si avvicinò a una vecchia capella, il nome della famiglia era stato dimenticato nel tempo, ma l'unica cosa che voleva fare era salire in alto e bearsi degli ultimi abbracci del sole. Girò attorno, trovando sul retro una pianta rampicante che portava fino in cima. I suoi occhi brillarono di felicità e dopo essersi guardata attorno, come un ladro inesperto al suo primo colpo, prese a salire tra quegli arbusti, rischiando varie volte di tagliarsi con le spine; solo arrivata in cima si rese conto che ne valesse veramente la pena.
Il sole abbracciava il cimitero un'ultima volta, riscaldando come poteva quelle tombe e regalando un po' di conforto in più alle anime perdute. E quei fiori, così belli e selvatici, non ne aveva mai visti così tanti e le ricordarono la valle; le ricordarono il suo patto.
Quando la luce era solo un mero ricordo sentì un allarme. Il cimitero stava chiudendo. Con un salto si ritrovò ai piedi della struttura, con l'intenzione di tornare indietro; alla tomba, non al Clan.
"Devo pensare dove passare la notte. Una ragazzina di dodici anni non passa inosservata... Di certo non potrei andare in un Hotel" sbuffò al proprio pensiero e intanto era di nuovo di fronte a lui <<Starai pensando che ho fatto una cazzata, ma ormai è fatta>> sorrise e girò su se stessa un paio di volte, prima di lasciarsi cadere stesa a terra.
<<Ancora qui, ragazzina?>> una voce maschile le fece girare il capo, era il custode che l'aveva salutata quella mattina, <<I tuoi genitori sanno che sei qui? Questa parte del cimitero è abbandonata e non gira gente per bene. Dove abiti? Ti ci porto>>. Non sentiva nulla di cattivo provenire da lui <<Non si preoccupi, posso tornare da sola>> affermò convinta, alzandosi e pulendosi dalle foglie secche. Si aspettava una risposta dal vecchio, ma lui la sorprese mettendosi a ridere e prendendola in braccio, come se non pesasse nulla. Entrambi non proferirono parola e lui la tenne fino all'uscita del cancello, ma quello principale che dava alla strada e dopo aver chiuso il lucchetto del catenaccio la mise a terra; <<I miei genitori sono morti, ho vissuto con mio zio... Ma anche lui li ha seguiti>> parlò così, senza pensarci due volte, ma vide l'anziano sorriderle e darle la mano <<Puoi stare da me, se vuoi. Avevo un nipotino della tua stessa età... Sarà da qualche parte coi tuoi genitori adesso>> a quella rivelazione lei gli strinse la mano <<Solo questa notte, grazie>>. Le ricordava quando stava ancora con suo zio, prima ancora di scoprire della Maledizione e che la famiglia la richiamasse in quelle mura di terrore; erano passati secoli, ma a lei sembrava solamente ieri. Camminarono in quelle vie, si fermarono a un piccolo supermercato aperto 24h, dove l'anziano le fece scegliere cosa volesse mangiare e la convinse a non badare spese.
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Respiro dell'anima
ParanormalQuando tutto sembra ormai finito, ci sarà sempre una piccola speranza. Lei si aggrappava a quella, forse qualcosa sarebbe cambiata. Mesi travagliati. La mente tra presente e passato. Dolori e gioie. Però, l'unica cosa che la mandava avanti era quell...