Yuri era nella sua camera. Tranquillo e seduto sul bordo della finestra. Osservava, per come poteva, ciò che accadeva in giardino. Sapeva che quella ragazza sarebbe passata a chiamarlo, ma sperava di no. A un certo punto decise di spostarsi da lì, quel cielo ingrigito lo aveva visto secoli addietro durante il suo risveglio.
<<Quella donna... Perché sembra familiare?>> sussurrò quella frase e i suoi occhi si posarono sullo specchio, sulle due ante dell'armadio, osservandone il proprio riflesso. L'oscurità prendeva il sopravvento e il sole del mattino si tingeva di sangue, fino a che quei due colori risaltarono sempre di più. Accadeva solamente perché stava cercando di ricordare e, solo quando la sua essenza di Mietitore venne fuori, capì l'identità della donna. <<Porca merda!>> quelle due parole uscirono all'improvviso, tornando se stesso e sbattendo gli occhi varie volte. Aveva capito il motivo per cui era stato richiesto da lei e sperava in un dialogo tranquillo, ma con di mezzo Lei sarebbe stato difficile.
La luce lunare tornava ad illuminargli la stanza e avvicinandosi alla finestra vide la donna in ginocchio, ma della ragazza non c'era traccia. Doveva andare e sperare che tutto non sarebbe degenerato.
Rimase di fronte quella porta per qualche secondo, era indeciso se entrare o ritornare nella propria, fingendosi addormentato e mascherare così la sua voglia di evitarla. Decise di andare via, ma quando fece per girarsi la trovò a pochi passi a sorridergli <<Vedo che sei già qui. Pensavo di doverti far chiamare di nuovo>> affermò passandogli accanto e aprendo la porta <<Avevi richiesto la mia presenza, no?>>; non poteva più tornare indietro.
La porta venne chiusa a chiave. Yukiko si poggiò alla scrivania, solitamente usata da Markus e ora spoglia dei suoi doveri. Gli occhi di lei puntanti su di lui, in piedi poco distante a braccia conserte.
<<Come mai hai chiuso a chiave? Preoccupata che qualcuno potrebbe disturbare?>> lei scosse la testa ridacchiando <<Ho isolato la stanza, potremmo anche urlare... Non si sentirebbe niente da fuori>> ma il suo sguardo tornò serio. Si diede una spinta, con le mani posate sul legno, arrivando di fronte a lui e strinse il colletto della sua camicia tra le mani, lo tirò quanto bastasse per percepire il suo profumo e quando lo riconobbe ridacchiò, in modo nervoso.
Era lo stesso. Identico alla firma che aveva percepito su quella donna. La cosa pareva divertirla e, allo stesso tempo, la innervosiva. Lasciò la presa allontanandosi di pochi passi, passandosi entrambe le mani sul viso e poi tra i capelli, tirandoli indietro.
<<Centri qualcosa per caso?>> alla domanda Yuri la guardò interrogativamente, non capiva a cosa si riferisse. <<Quell'essere aveva una traccia di te addosso... Vorrei tanto sapere come mai>> le ametiste di lei lo guardarono, come a volergli leggere dentro e lui ebbe un brivido lungo la schiena, ma provò a mascherare il disagio dandole le spalle. <<Non ho idea di cosa tu stia parlando, Yukiko. Sicura di non esserti sbagliata? Poco prima ero di fronte a lei... Potrebbe essere stato per quello che aveva una mia leggera traccia>> ma quella scusa non avrebbe retto, però era l'unica cosa che gli era venuta in mente. <<Non prendermi per il culo, Yuri!>> lei alzò la voce, prendendolo per una spalla e girandolo così da poterlo guardare, ma lui scostò la sua mano come scottato e si allontanò <<Non essere fastidiosa, era solamente una piccola traccia. Cosa ti porta a provare fastidio?>>. L'albina sobbalzò, strinse i pugni e quando provò a parlare le parole morirono in gola, ci provò varie volte ma non accadeva niente.
Cacciò un urlo di frustrazione e in quelle quattro mura si sentì una risata, accompagnata da un forte odore di zolfo.
In entrambi scattò qualcosa. L'essenza demoniaca, quella più nascosta, scaturì autonomamente. I due si ritrovarono racchiusi in quelle tuniche nere. I loro marchi pulsavano, riprendendo vita. I loro occhi avevano risucchiato la luce, cosicché la tenebra potesse abbracciare le loro gemme preziose custodendole.
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Respiro dell'anima
ParanormalQuando tutto sembra ormai finito, ci sarà sempre una piccola speranza. Lei si aggrappava a quella, forse qualcosa sarebbe cambiata. Mesi travagliati. La mente tra presente e passato. Dolori e gioie. Però, l'unica cosa che la mandava avanti era quell...