Alone

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La vita continuava attorno a quella stanza. Tutti si muovevano nel proprio da fare, ripetendo i gesti abituali nei giorni che seguivano.

Due persone restavano ferme, anche se per motivi completamente diversi. Lui spinto da un obbligo al di sopra delle sue competenze, lei perché se l'era imposto.

Markus continuava a vivere attaccato a quella macchina; nessun dottore cambiava il proprio discorso "Non potrà continuare così, dovreste staccare la spina... Così sarà peggio, soprattutto per voi". Lo ripetevano da mesi, ma Hiroko non avrebbe mai preso quella decisione.

Come poteva? Come può una madre arrendersi prima che lo faccia il suo bambino? Aiken e Nilla, entrambi, sentivano che Markus sarebbe tornato e che, ovunque lui fosse, stava lottando affinché quel giorno arrivasse. Però, quando chiedevano a lei, Yukiko continuava a dire di restare fermi e che avrebbero dovuto aspettare.

<<Nolan, non possiamo lasciarla ancora in quella stanza. Permette alla servitù di entrare solo per i pasti... Una o due volte al giorno, per la camera>> Hiroko era distrutta emotivamente, guardava il marito immerso in quelle scartoffie sospirare <<Cosa vuoi che faccia? Non posso di certo far sfondare la porta! I ragazzi hanno provato a parlarle, anche Nilla non ha ricevuto risposta... E loro due si sono sempre comportate come sorelle>>. Altri sbuffi si fecero sentire, i giovani erano tutti lì ad ascoltare le loro parole e i gemelli si scambiarono degli sguardi con Liam; una sola persona avrebbe potuto aiutarla, ma non era più lì con loro.

<<Lasciatemi provare di nuovo, penso di avere un'idea>> tutti si girarono verso Yuri, ma i ragazzi scossero la testa <<Lascia perdere, non la conosci abbastanza bene. Potresti dire qualcosa che la turberebbe ancora di più>> ma alle parole di Keel rise, mosse la mano in aria come a scusarsi, <<Se per questo neanche voi. Lasciatemi provare>> e si rivolse unicamente a due persone, che stranamente annuirono.

Erano passati quattro mesi, da quando l'aveva cacciato dalla stanza e il gesto non lo aveva digerito "Quella ragazza non deve sentire preghiere. Non è l'unica a soffrire... In più, dovrà spiegarmi che sta succedendo". Vagava per i corridoi col nervoso dipinto sul viso, ma sorrideva cordialmente se incontrava qualcuno. Non sopportava più quella situazione, quei quattro mesi gli parevano degli anni; non per la lentezza nel susseguirsi, ma calcolando i lavoretti fatti per Lei. Aveva girato mezzo mondo umano per le commissioni, cercando di mancare il meno possibile dal Clan e inventando così tante scuse, che a volte ci credeva anche lui.

"Vuoi provare anche oggi? Ti ho detto che devi lasciarla fare... Tu hai altro a cui pensare" sbuffò senza rispondere, continuando a camminare, ma la presa di Lei sulla sua mente era ancora salda "Yuri, non osare varcare quella soglia". Pareva una minaccia, oppure una sfida. Optò per la seconda.

Era arrivato. Non sentiva nessun rumore e con una mano strinse la maniglia, fredda come il ghiaccio. Un leggero movimento del polso e la porta si aprì, sprigionando un'aria gelida e un fetore di sangue da fargli tappare il naso. Entrò e richiuse, restò il silenzio vagando con lo sguardo e cercando la figura dell'albina. Era tentato di esplorare la stanza, ma il rumore della porta del bagno che si apriva lo bloccò.

Yukiko era a pochi metri da lui. Racchiusa in una vestaglia color panna, metteva in risalto il pancione. L'osservò con uno sguardo assente, piegò il capo di lato e sorrise. Camminava scalza arrivando alla finestra e ne aprì le porte, girandosi verso di lui <<Serve qualcosa?>>. Un tono freddo, nessun sentimento traspariva da lei e questo non lo comprendeva, ma quando provò ad avvicinarsi lei alzò una mano come a fermarlo, <<Se non ti serve niente puoi anche andare via. Strano che la porta si sia aperta... A quanto pare ti ha lasciato entrare>> sospirò <<Di chi parli?>> <<La nostra Signora. Aveva detto che non avrebbe fatto entrare nessuno... A quanto pare non l'hai ascoltata>>.

"Ma non si rende conto che sono mesi che è rinchiusa qui?" non sapeva se dar voce al suo pensiero, però quando provò a dir qualcosa fu bloccato. Il ghiaccio gli immobilizzava le labbra, provò a liberarsi e tutto parve inutile; soprattutto sentire la risata divertita di lei, lo indusse a bloccarsi.

<<Vuoi convincermi ad uscire? Ma, io, non voglio... Mancano solo due mesi e tutto finirà>> Yukiko si sedette sopra il pouf, accarezzava il pancione ridacchiando quando all'improvviso si fermò. Quegli occhi, immersi nell'abisso si dissiparono e liberarono le gemme violette schiarite.

Yuri non credeva alla sua vista, non comprendeva come fosse potuto accadere quello.

<<Prima erano solo crepati... Ma, dopo quel giorno, sono diventati così e qualcosa è cambiato>> iniziò a spiegare lei, tranquilla come se l'accaduto non avesse veramente importanza; si avvicinò a lui, gli accarezzò il viso col dorso della mano sinistra e la destra gliela posò sul petto all'altezza del cuore <<Sta andando veramente veloce... Sarai spaventato o preoccupato? Non penso, assomiglia più a rabbia e sono sicura che la colpa sia Sua. Ti ha riempito di lavoro, solo perché sono in questa situazione>> dava l'impressione che la cosa la toccasse, ma ciò che disse dopo smentì l'opinione dell'albino <<Vuole tenermi al sicuro... Aspetta una mia decisione, ma sono pur certa che la prenderà Lei... Come sempre>>. La mano destra strinse la presa, rudemente da strappare la stoffa e arrivare a sfiorare la carne con le unghie; il sangue diede vita a quattro vie indistinte, ma più lei stringeva e più esso aumentava ed era accompagnato dai lamenti di lui.

Rimasero così per un tempo indefinito, non si erano accorti che il sole aveva abbandonato il panorama e lasciato il posto alla regina della notte. Solo il sangue continuava a fare il suo corso, lei non lasciava la presa e non l'avrebbe fatto se lui non avesse reagito.

Yuri le strinse il polso con entrambe le mani e allentò quella presa, nonostante gli procurò un leggero pizzichio. La guardò negli occhi, i suoi che ormai avevano lasciato spazio alla pura oscurità. <<SMETTILA!>> le urlò e lei si sorprese, per un attimo, prima d'iniziare a ridere <<Lo sai che puoi mettere fine a tutto? Tornare alla tua vita?>> quelle domande lo portano a ringhiare, mancava poco e la sua essenza demoniaca avrebbe preso il sopravvento <<Ti ho detto di smetterla>>, ma la risata dell'albina non accennava a ad una fine.

<<Cos'è successo a quel ragazzo con la voglia d'uccidere? Ti sei rammollito, Yuri>> lo voleva ferire, voleva che andasse via e la lasciasse da sola; però, più provava e più la presa di lui, sul suo polso, diveniva forte che avrebbe potuto spezzarglielo. <<Ha trovato qualcuno d'importante. So che stai pensando, anzi, non oso immaginare... Però, lì fuori, sono tutti preoccupati per te. Come pensi si sentirebbe Markus se ti vedesse così? Dimmelo, Yukiko>> a quelle parole la lasciò andare, per una frazione di secondi, prima di stringerla tra le braccia.

Yukiko prese ad agitarsi, voleva spostarsi e iniziò a colpirlo sul petto, ma lui non accennava nessun movimento.

"Vedo che qualcosa sta cambiando. Yuri, dovresti lasciarla riposare... Pensa ai tuoi compiti e tu, mia cara, dovresti far tesoro dei prossimi giorni" la Sua voce venne udita da entrambi, ma Lei non era lì presente. <<Mancano ancora due mesi>> "È questo quello che credi tu, ma la realtà è ben diversa... Secondo te, perché ti mando quei regali?" l'albino la guardò in cerca di spiegazioni e Lei ridacchiò "Secondo te, perché c'è un così forte odore di sangue? Devo pur nutire, in modo adeguato, la mia creatura" e la Sua presenza svanì, lasciando solamente un fetore di zolfo da far venire la nausea, al punto che Yukiko corse in bagno; non vomitò normalmente, ma rigettò il sangue con cui prima si era nutrita. "Perché continua ad usare quel termine: creatura?" non se lo spiegava, erano mesi che si rivolgeva a lei con quel termine, da quando parlarono in quella valle di Lycoris.

Due mesi e avrebbe abbandonato quella vita, perché quella sarebbe stata la sua scelta; ma continuava a pensare a Lei, che si comportava come se ciò che fosse stato scritto nel suo destino non fosse quello.

Respiro dell'animaDove le storie prendono vita. Scoprilo ora