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"Patrick!",  muove la sua mano sventolandola come una popstar.

"Isadora", saluto modesto un po' sovrappensiero. Mi sedetti al suo fianco nella panca fuori dalla classe notando con gran piacere le occhiate di tutti. "Sei arrivata da tre secondi eppure hai già gli occhi di tutti addosso, sei veramente incredibile tesoro", millanto.

"C'è l'hai?", sussurrò all'orecchio. Sembrava già strafatta ma pagava bene.

Annui divertito. Lei si attaccò al collo felice impiastricciando i fini capelli biondi alle mie labbra.
"Patrick se solo fossi etero, non sai cosa ti farei".

"Immagino che mi faresti davvero divertire tesoro, mi dispiace molto" risposi togliendole le mani attorcigliate dal mio collo, non ero veramente dispiaciuto, avevo provato in passato a stare con una donna non era andata bene.
Nonostante la reputazione, non sopportavo l'essere toccato da sconosciuti soprattutto quando non ero in modalità flirt.

"Quanto puoi darmene?"

Gli consegnai il desiderato e riscossi il pagamento entrando in aula.

"Avete sentito che quest'anno avremmo popstar, e figli di calciatori? Da non credere che la Ensinas, si potesse permettere anche di includere ribelli di questa portata", ammise Rebe ironizzando soprattutto contro Isadora.
Mi sedetti sul tavolo con una gamba a pendolo. "Di che figli di calciatori parli?", chiesi incuriosito poco curvo sulla sua figura.

"Ahh non lo sai? Il nuovo arrivo inaspettato, un figo bestiale da quel che si dice, un vero dongiovanni. Un altro combina guai vedrai!", ammise stufa, "spero che quest'anno non succeda nulla di stressante perchè sono già piena di ogni cazzata"

"Vedrai che andrà tutto bene", consolò Samu l'amica mettendogli una mano sulla spalla. La guardavo divertito scuotere e lucidare qualche gioiello, aveva quest'aria di lesbo-gangster che mi divertiva e mi faceva pensare a Blazer, sbuffava dalla situazione o forse dal caldo reggendosi con due piedi della sedia.

"Ed eccolo", allungò la sua mano verso la porta tornando ben salda con la sedia sul pavimento provocando un rumore fastidioso.

Mi voltai senza capire, lo fecero tutti in verità.

Un trip. Come se la mia mente avesse smesso di pensare. Lo vidi e compresi che non sarebbe stato un anno semplice. Lo sguardo confuso di quel ragazzo era così tenero, così sexy, così..."Ciao io sono Patrick, sei il figlio del calciatore?", mi feci spazio tra la massa che non sapeva come approcciare anche se volesse.

"Ciao Patrick!", sorrise spaventandosi poco e io mi persi, forse per sbaglio mi morsi le labbra lo facevo fin da bambino quando vedevo qualcosa che volevo. Per un attimo ci guardammo la mia mano tra la sua, lui e quel suo allegro umorismo stampato sulla faccia. "Io sono Ivan!", strinse con decisione. "Salutate così qui? Non vorrei essere troppo fuori luogo", chiese in confidenza avvicinandosi abbastanza da prendersi ogni parte della mia comfort zone e farla sua con quel suo profumo così dolce e penetrante, mentre stringeva forte la mia mano.

Balbettai, non mi capitava spesso. "Si, si puoi stare tranquillo ti troverai bene", risposi senza neanche sapere di cosa stessi parlando, l'unica cosa che percepivo era quella voglia di averlo che s'insinuava dento la mia testa come un tarlo.

Poi una marea di mani iniziarono a toccarlo, altre persone gli sorrisero e lui ricambiò e parte di me sentì dolore, ma anche piacevole malizia, mollo la presa e fu come essere rigettato nel mio mondo dopo aver conosciuto il paradiso. Avevo sentito qualcosa di nuovo, finalmente.

"Ti piace vero?", chiese Ari sorridendomi.

"Potrebbe!", cercai di fare il vago.

Odiavo lo sport, a maggior ragione il calcio, ma a tutti i ragazzi era d'obbligo svolgerlo quindi tanto valeva godersi qualche bel fusto allo spogliatoio. Nessuno si scandalizzava della mia presenza perchè con la maggior parte di loro ero già stato e per l'altra metà ero del tutto indifferente.

"Ehi", mi voltai non riconoscendo del tutto la voce. "Sei Patrick vero?", m'indicò. L'osservai piazzarsi davanti a me mentre io perdevo tempo a sbottonarmi la camicia rigorosamente bianca. Annui non distogliendo lo sguardo dai suoi occhi neanche una volta, volevo sapere cosa cercasse da me, era impossibile che non avesse compreso le mie tendenze. "Si! Patrick in persona", mi abbassai per slacciarmi le scarpe, nella speranza che lui non riuscisse a tenere quei suoi occhioni su di me per pudore, ma non fu così. Ogni parte del corpo di quell'Ivan emanava sesso; ma lui senza alcun permesso si sedette di fianco, iniziando a spogliarsi. Non so come riuscì a resistergli, spesso mi beccò a osservarlo con sguardi sicuramente poco casti, spesso gli chiedevo di ripetere le frasi perché incapace di comprendere preso dai troppi ormoni in circolo.

"Non sei di qui vero?"

"No, sono venuto l'anno scorso. Da cosa si vede?"

"Dal tuo stile, sembri così....", si alzò piazzandosi davanti la mia figura ancora seduta senza guardarmi neanche una volta, "diverso e libero", tirò giù le mutande restando totalmente nudo, donandomi un ottima visuale. Persi un pezzo di onore in quel momento, provocava.

Velocemente mi spogliai e gli corsi dietro, aveva lanciato l'amo e io volevo morirci dietro. "Tu lo sai che sono gay vero?", ero sicuro che lo sapesse.

"A me piacciono le donne, però puoi tenermi gli occhi addosso per tutto il tempo che vuoi non mi da alcun fastidio", disse mostrandomi la schiena e quel mitico fondoschiena che avrei voluto davvero mordere per tutto il giorno.

"Quindi sei uno di quelli a cui piace essere idolatrato per il proprio aspetto?!"

"Beh anche tu sei sexy, scommetto che piace anche a te?", chiese passando la sua mano sul pomello della mia doccia, facendosi più vicino e sfiorandomi una spalla con la sua, "sembra troppo calda, sta attento, sembri accaldato", spinse la maniglia e l'acqua iniziò a scorrere più fredda. Passò una mano sulla spalla, scese sul braccio lasciandosi portare dall'acqua lungo la via. " Aproveite a ereçao".

"Cosa?" riuscì a chiedergli.

"In portoghese significa: goditi l'erezione", ammise guardandomi in basso e poi facendomi l'occhiolino per poi mollarmi lì come un fesso. Sorrisi appoggiandomi alle piastrelle ancora più fredde nonostante il fuoco dentro di me.

"Ehi Omar oggi come stai?", gli chiamai uscito da lezione, Ivan mi aveva lasciato appeso e frustrato.

"Vuoi scopare?", rispose lui senza perdere tempo.

"Ci vediamo da te?"

"A dopo"

Con Omar era semplice, arrivato ci spogliavamo e facevamo magiche scopate fingendo una delicatezza da fidanzati che in realtà non eravamo. Mi piaceva farlo con lui almeno finché tutto non finiva e realizzavamo che io non ero Ander per lui e lui non era l'uomo che amavo. Ogni volta chiudevo gli occhi e il ricordo di Ander riaffiorava ma quella volta con Omar non pensai ad Ander pensai a Ivan, lui con quel suo membro e quella sua schiena, tutto nudo sotto la doccia.

Qualcuno da amare. Fanfiction Ivan/Patrick.Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora