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Quando il giorno dopo incrociai il suo sguardo percepì una vena di disagio. Lui sembrava tranquillo, forse mentiva bene e fingeva sorrisi che non erano veri.

Volevo parlargli ma non mi era mai successo di provare qualcosa del genere, mi persi in mille dubbi. Fu lui a intervenire di botto piazzandomisi di fronte con un salto. "Ehi", rumorosamente richiamò la mia attenzione e anche alcuni ragazzi intorno.

"Ehi", risposi con la preoccupazione di ciò che stessi provando e quello che lui provasse ma non comprendevo.

"Qualcosa non va?", chiese a pochi centimetri dal mio viso. Non potevo certo dirgli di essere nervoso visto che quello alle primi armi nel campo era lui.

Mi chiesi se quella vicinanza creasse disagio a lui quanto invece la creava a me.

Deglutì alzandomi e costringendolo a tirarsi indietro o finirmi addosso, " No! ...In realtà volevo sapere cosa ti è rimasto di ieri!", proposi il mio dubbio con il cuore in gola.

La sua confusione mi creava una serie di problemi.

Scosse la testa come a non sapere cosa rispondermi. Non volevo la sua cazzo di amicizia, volevo lui e basta, ma non lo dissi.

"Prendi una decisione Ivan!", risposi forse esagerando e scappando via. Ero diventato lunatico, l'amore mi cambiava mi rendeva insopportabile o forse era l'instabilità che mi dava Ivan a rendermi poco equilibrato.

Tra l'altro la situazione con mio padre non era delle migliori, avevo trasgredito alle sue punizioni così tante volte che forse mi meritavo persino le sue limitazioni, ma più lui continuava con le sue restrizioni più io continuavo a violarle. Alla fine si arrendeva sempre.

Dopo la morte di mia madre nessuno era stato capace di capirmi, solo Ari, solo a tratti. Spesso nell'incomprensione finiva per accarezzarmi e lasciarmi accoccolare su di lei, non ero un ragazzo facile da calmare o consolare, soprattutto per le questioni di cuore.

Una cosa buona mio padre l'aveva fatta, aveva quasi costretto Ari a manipolarmi per farmi andare da una psicologa soprattutto dopo che Ander se ne era andato. Avevo fatto bene ad accettare, non avevo superato Ander e tutti i problemi di cui sicuramente soffro ma era riuscita a farmi capire che avevo dei problemi, che già era qualcosa!

Poi per uno strano segno del destino mi aveva persino aiutato a non dipendere dal sesso, anche se su questo forse ogni tanto peccavo; però non ero più aggressivo e fuori controllo come allora. Per controllare la rabbia dopo Ander avevo imparato a sfogarmi non con l'aggressività ma il sesso, come buona alternativa; forse questo step non ero riuscito proprio a superarlo ma ero sulla buona strada, soprattutto grazie ad Enrico e il suo pub che per la psicologa.

Le prime volte dalla psicologa non spiccicai una parola, volevo andarci e lo facevo volentieri, anche se l'obbiettivo era la sfida. Volevo sfidarla e convincerla che non c'era nulla che non andasse in me. Quando mi resi conto che per lei era del tutto indifferente che parlassi o no, decisi di parlare, e il primo argomento che trovai fu Ander!

Ander di qua, Ander di là.

Non so come fece da quell'argomento a tirarmi fuori il mio problema con la rabbia e l'essere aggressivo e fuori controllo, ma c'era riuscita e a me andava più che bene cambiare, perchè mi ero convinto di non poter piacere a nessuno per quello che ero, perchè non ero piaciuto ad Ander, perchè lui non era rimasto con me, perchè lui non si era preso neanche un attimo per salutarmi prima di andarsene. Se non fosse stato per Omar, non avrei neanche saputo della sua partenza. Ero stato usato e faceva male; ma la psicologa diceva che il cambiamento avviene a step come la crescita, bisognava andare a gradi, ed evidentemente i miei gradi era ben lunghi prima di arrivare ad Ander.

Non parlai mai dei due anni che avevo passato a casa sul letto a causa dell'incidente, non dissi nulla neanche della cicatrice sulla schiena. Era un disagio perchè vederla lì era come una macchia indelebile che mi riportava ad un ricordo che non volevo, non ne parlai neanche una volta con la psicologa perchè faceva troppo male, ed evidentemente i suoi step erano troppo cari e lunghi per i miei gusti. Così smisi, un bel giorno, prima d'iniziare l'anno scolastico smisi.

Però alla fine non mi era andata tanto male, Enrico, Ari, Omar, Blazer, la droga persino, ero tutte cose che odiavo e amavo.

Avevo promesso a me stesso che non mi sarei rinnamorato, che non sarebbe successo nulla che mi avrebbe portato a spendere il mio cuore con qualcun altro. Doveva essere un anno di spasso, di divertimento ed invece era arrivato Ivan a stravolgermi la vita. Ivan che aveva i capelli scomposti, che stuzzicava, che causava tensione sessuale, che mi aveva portato all'ossessione. Non era affatto facile ma adoravo quel ragazzo persino quando era confuso, persino quando mi lasciava frustrato. E poi faceva delle docce da capo giro, non aveva alcune esperienza omosessuale ma ogni cosa facesse era piena di passione, gentilezza, sesso. Pure l'aria che respirava e come la respirava sembra così sesso. Insomma era la mia ossessione, ed ero totalmente incondizionatamente incapace dal non sbavare ogni volta che lo vedessi muovere o persino nudo sotto la doccia. Che provocasse chiamandomi vicino a se ogni volta che si piazzava sotto il soffione dell'acqua era una cosa non proprio a mio favore, ma a lui piaceva vedermi mentre soffrivo per la voglia che avevo di lui. Non era da persona normale ma io adoravo anche quella forma di dolore che m'imponeva. Era estenuante, doloroso, frustrante, ma dava un'idea di pienezza, perfezione, condivisione, intimità e milioni di altre cose che solo con Ivan avevo.

Volevo più da lui ed ero così stanco di dover comprimere le mie voglie per le sue confusioni nonostante gli avessi mostrato il mio essere e il mio mondo, ero stato sempre sincero con lui e per le volte che non avevo risposto era proprio perchè non ero pronto a dirgli quella mia verità. Volevo che mi desiderasse e l'unico modo per farlo, come in amore, era tenendolo a distanza. 

Qualcuno da amare. Fanfiction Ivan/Patrick.Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora