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Il piano di Isadora era da criminali ma almeno era l'unica davvero interessata ad aiutarmi, e poi aveva le conoscenze giuste e di certo non si spaventava di nulla.
Come suo solito Blazer organizzava dei festoni da sballo e restava fuori tutto il fine settimana, lo sapevo perché tutti conoscevano Blazer e per di più sapevo esattamente dove passava il suo tempo, ovvero; nello spazio riservato ai vip in un locale in periferia , uno pieno di criminali e molto frequentato. Ecco l'idea di Isadora era distruggere Blazer, non so di preciso perché cercasse così freneticamente di aiutarmi ma la lasciai fare.
Una volta mi disse che lo faceva per Ivan e il fatto che si conoscessero da prima e perché voleva sostenerlo perché era suo amico e vederlo stare male non gli andava, ma in verità credo sia anche per la droga e quella sua dipendenza.
Raccontai tutto a Omar perché avevo bisogno di sostegno e perché evitare Ivan era davvero difficile; Ivan sembrava aver perso tutta la confusione che aveva, soprattutto quando eravamo in compagnia , e averla gettata completamente nel cestino, mi toccava, mi sfiorava e diceva di tutto senza alcuna vergogna. Probabilmente con quel suo comportamento e le moine tutti avevano capito qualcosa, forse cercava di dirmi che non aveva più paura e voleva me perché aveva deciso, ma non volevo continuare ad illudermi.
Ci riuscì a tenerlo lontano, almeno finché non mi disse di vederci a casa sua, non sarei andato se non fosse per il fatto che si fosse appostato davanti casa e fuori diluviava, sembrava intento a non demordere, lasciai passare qualche oretta, ma le sue continue chiamate e quei messaggi così poco casti ma gentili alla fine mi spinsero a cedere.

Nessuno aveva mai fatto qualcosa del genere per me, per uno come me.
Uscì di casa con la consapevolezza di bagnarmi perché diluviava e non m'importava nulla di prendere un ombrello, doveva andarsene almeno fino a quando la questione con Blazer non si fosse risolta.
Mi attaccai al finestrino abbassato.
"Sali", ordinò lui parecchio infervorato, i suoi muscoli sembravano contratti e non riusciva neanche a guardarmi.
"Smettila. Non verrò!", Cercai d'intimidirlo, ma poca cosa in confronto a come stava lui. Non avevo diritto di essere incazzato mentre lui si, era stato così gentile e buono e io il solito pezzo di merda.
Scese dall'auto inzuppandosi ma con l'intento di venirmi in contro.
"Patrick entra in auto", ordinò ancora.
"No! No!", mi divincolai dalla sua stretta, "ti prego non posso", continuai, pregai.
"Mi sono stancato di questa situazione, ero confuso e ora non lo sono più, voglio te Patrick, voglio te, sono pronto!", ammise mollandomi e togliendosi i capelli gocciolanti davanti il viso, " ti prego", mugolò in un vortice di disperazione, " ti prenderai un malanno sali in macchina", indicò.
Svoltai e salì, con la speranza che Blazer non fosse dietro qualche angolo.
Una volta seduto il sellino si riempie d'acqua creando delle zotte, successe anche dal suo lato.
"Mi..mi dispiace questo", indicai l'acqua che gocciolava.
"Non me ne frega un cazzo Patrick", disse sorridendomi, "ti porto a casa mia", rispose tornando al manubrio e mettendo in moto. Durante il tragitto non parlammo, lui mi guardava come se stessi male e io cercavo di concentrarmi fuori dal finestrino.
La sua stanza era la stessa di sempre forse con qualche foto in più.
"Davvero è stata un brutta scelta venire qui", mi pentì un secondo dopo esser entrato perché mi ricordai le parole di Blazer sul fatto che conoscesse l'indirizzo della casa di Ivan.
Il panico iniziò a fermarsi in gola e ventilai. Lui uscì dal bagno trovandomi rannicchiato al pavimento vicino il letto.
"Dimmi cosa succede! Dimmelo cazzo o impazzirò"
"C'è Blazer di mezzo, non posso dirti altro, io ti voglio, non sai quanto cazzo ti voglio ma non posso", iniziai a blaterare facendo scorrere qualche lacrima. Lui si precipitò su di me, stringendomi e persino baciandomi a stampo.
"Calmati, calmati", continuo mettendomi una mano sul petto, bastava un gesto per rendermi un fuoco ma tranquillizzarmi allo stesso tempo.
Deglutì.
"Ti minaccia per lo spaccio?", chiese accarezzandomi il collo.
Feci di no con la testa.

"Allora per cosa? C'entro io? C'entra questo che c'è tra noi ?", chiese indicando me e poi lui.
Annui.
Lui si alzò scaricando tutta la sua rabbia sulla libreria che scaraventò a terra prendendola a calci.
"Adesso mi dici tutto", disse indicandomi, aveva il male negli occhi.
"No io non ..." , provai quasi inerme.
Ma lui mi afferrò tirandomi su. Lo guardai spaventato tanto che lui si calmò.
"Non ti farei mai del male, scusami, ma sto letteralmente impazzendo, non capisco cosa ti sta succedendo dopo tutti i nostri momenti. Ho parlato con Omar, mi ha raccontato di Ander, del vostro rapporto e ho capito un sacco di cose....ho una fottuta cotta per te, mi sembra di morire e poi quando ti vedo star bene sto bene anch'io di botto, ma tu mi tieni lontano. E poi c'è questa cosa dell'essere gay o bisessuale, non ci capisco un cazzo, guardò video e foto vecchi film che mi piacevano e penso che forse non era la protagonista a piacermi ma il protagonista, e poi ci sono quelli della squadra che continuano a dirmi di uscire con qualcuna...", si muoveva freneticamente avanti e indietro portandosi le mani ai capelli e poi lasciandoli e poi ricominciando.
"Sta calmo", posi le mie mani sulla sua spalla. E lui sembrò calmarsi.
"Risolverò questa cosa con Blazer e poi cercherò di toglierti ogni dubbio, puoi aspettare, puoi aspettare me?", chiesi dolce.

"Giurami che non è nulla di grave, che puoi risolverla da solo, che poi tornerai con me!"
Annui, annui ancora. Poi l'afferrai e lo baciai, un bacio lungo che divenne mano mano più intenso, non potevo mollarlo dopo quello che mi aveva detto.

"Voglio te, voglio ogni cosa", ammise sfilandosi la maglia.
"Sicuro?", chiesi ansimando.
Annui fermandosi dentro la mia bocca come se fosse indispensabile.
Porto le mani sotto la mia maglia risalendo e portandosi su il tessuto, poi la sfilo.
Lentamente si tirò indietro, "non so come funziona, io non so", chiese respirando velocemente nel pieno dell'eccitazione. Era rosso.
"Sta tranquillo, lascia fare a me", dissi tornando alle sue labbra.

"Voglio che sia bello per te nonostante la mia inesperienza", disse mostrandomi ancora una volta quanto fosse buono.

Sorrisi. "Anch'io voglio che sia bello per te, rilassati", lo lasciai respirare. Ricominciai a baciarlo, scendendo lentamente sul suo mento e poi sul suo collo e scesi, lo gettai sul suo letto, non mi sarei tirato indietro neanche per tutti i Blazer del mondo. Lui sorrise sfilandosi velocemente le scarpe, lo feci anch'io per poi gettarmi su di lui. L'accarezzai guardandolo. Lui chiuse gli occhi incurvandosi con la schiena, segno che sentisse ogni mio gesto.
A rompere quel magico momento fu suo padre che bussando una sola volta entro spalancando la porta.
"Papa!", Rimprovero Ivan Indispettito senza togliere le sue mani da sopra il mio sedere e nella spalla.

Cazzo pensai gettandomi a peso morto sul letto.
Lui rimase un attimo a guardarci, poi come scosso chiuse la porta tornandosene chi sa dove.
"Mi dispiace, mi dispiace così tanto", si scusò lui causandomi una risata frenetica, tanto da coinvolgere anche lui.
"Se la cosa ti può consolare mio padre mi ha smascherato tantissime volte , dopo un po' diventa quasi piacevole", ironizzai.
I nostri respiri si clamarono lentamente. "Grazie papà per aver smorzato la voglia che avevo", sussurrò vicino al mi viso.
Sorrisi.
Ivan mi convinse a rimanere ancora un po' ma poi compresi che Ivan e suo padre avessero esigenza di parlare così che gli chiesi di riaccompagnarmi e lui dopo qualche moina contrariata lo fece.
"Tuo padre non sapeva di noi o della tua confusione?", trovai il coraggio per chiederglielo prima di lasciarlo.
"No!", ammise abbastanza tranquillo e forse innervosito.
"Avrai problemi?", chiesi inconsapevole forse con un filo di preoccupazione.
Fece spallucce, "mio padre capirà", concluse nonostante l'evidente disagio. 

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Scusatemi per la foto piccolina, ma purtroppo ho trovato questa. 

Spero vi stia piacendo la mia storia e fanfiction, con affetto. 

Qualcuno da amare. Fanfiction Ivan/Patrick.Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora