Quando rientra in casa, Rosie sa perfettamente cosa la attende.
Apre la porta piano, cercando di fare meno rumore possibile, nonostante la consapevolezza che suo padre avrà quasi sicuramente ricevuto la telefonata.
Quando vede la luce della cucina accesa, spera tanto che non le dica niente oltre ad un "ciao, dove sei stata?" ma sa benissimo che non è questo il caso.
Non appena si volta dopo aver richiuso la porta, suo padre è davanti a lei, un cipiglio che non promette nulla di buono.
Rob è un uomo solare, alla mano: nonostante tutto quello che gli è capitato nella vita, è difficile vederlo senza il sorriso.
Per questo, quando ha quell'espressione dipinta sul volto, non si prevede nulla di buono.
«Ciao papà» lo saluta con un filo di voce, sistemando la bretella dello zaino sulla spalla.
«Ciao Rosalie — ricambia il saluto, e il fatto che usi il suo nome di battesimo la angoscia ancora di più, se possibile — Come è andata la giornata?» domanda placido.
Dio, è una tortura.
«Possiamo saltare i convenevoli per piacere?» chiede a sua volta, andando dritta al punto.
Rob sospira, pizzicandosi il ponte del naso.
«Mi avevi giurato di non avere niente a che fare con quel ragazzo» le rimprovera, ma senza alzare la voce. Il suo tono deluso però fa più male delle urla.
«Stavo parlando con Samuel, Nate si è avvicinato e hanno cominciato a battibeccare. Io non c'entro niente»
«Il preside non mi ha raccontato questo. Mi ha detto che i ragazzi gli hanno confermato che tu e Nate avete una relazione e che Samuel ti stava importunando»
«Questo non è affatto vero! Non crederai più al preside che a me?» rimbrotta adirata, sentendo la testa girare.
Perché Samuel avrebbe dovuto confermare una storia chiaramente non vera?
«Non lo so. Non so più a cosa credere ultimamente»
«Papà, sono sempre io. Sono sempre Rosie» afferma, sentendo la gola bruciare e gli occhi inumidirsi. Rob la guarda per un lungo attimo, come se stesse ponderando le parole da dirle.
«Forse da fuori sì, lo sei, hai ragione. Ma dentro, credo di non conoscere questa nuova te. La Rosie che conosco io non starebbe mai con un ragazzo che ha fatto del male ad una sua amica»
«E tu che ne sai di me, papà? Hai sempre visto Poppy e Maggie, ma me? Me la sono sempre cavata da sola — sbotta, la voce che si incrina pericolosamente — Se mi conoscessi davvero, se sapessi chi sono veramente oltre alla piccola, timida Rosie, sapresti che davvero non farei mai una cosa del genere, ma che anzi, mi sto rovinando la vita pur di proteggere una persona a cui voglio bene. Invece sei subito pronto a giudicarmi, anziché ascoltare quello che ho da dire»
Ormai sta piangendo, le lacrime le rigano il volto paonazzo e il battito del suo cuore le rimbomba nelle orecchie.
Rob non dice nulla: abbassa lo sguardo e contrae la mandibola.
«Mi avete sempre trattata come una bambina. Perché Poppy sapeva di Maggie e io no? È anche mia sorella! Non merito forse di sapere?»
Rosie assottiglia le palpebre, sperando di ottenere una reazione da suo padre. Quando però non dice niente, la ragazza scuote la testa, per poi salire le scale che la portano in camera sua e chiudersi la porta alle spalle.
Adesso, ha soltanto bisogno di calmarsi e riordinare i pensieri.
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Mirrorball - 𝘕𝘢𝘵𝘦 𝘑𝘢𝘤𝘰𝘣𝘴
FanfictionA Rosie Chapman non è mai interessato delle feste, dei ragazzi o della popolarità: lei non è e non sarà mai Cassie Howard. Non che questo le pesi: contrariamente a quanto si possa pensare, è felice di vivere nell'ombra delle sue amiche, osservare di...