Adele: 4 ore prima dell'arresto

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Adele stringeva tra le mani il suo portafogli ormai vuoto, aveva speso tutti i soldi per pagare il taxi su cui era seduta a guardare la vecchia foto di lei e suo fratello che aveva conservato dentro quel porta monete prima di partire per Palermo. Non tornava a Napoli da quasi due anni, erano successe tantissime cose in quell'arco di tempo, non tutte belle ma altre meravigliose. Adele era estremamente felice, sapeva che ad aspettarla a casa c'erano la mamma e i suoi fratelli maggiori che si erano fatti dare un permesso dal carcere apposta per vederla, quel giorno avrebbe visto anche la sua nipotina di diversi mesi e finalmente si sarebbe sentita in famiglia. Molti anni prima, i genitori di Adele avevano deciso di mandarla a vivere a Palermo da alcuni amici di famiglia, Napoli era diventata troppo pericolosa per una Di Salvo, la guerra con i Ricci e i Valletta era appena cominciata e la mamma Wanda voleva che Adele rimanesse in un posto sicuro. Sperava che ci fosse suo fratello lì ad aspettarla ma al portone non c'era nessuno, suonò il campanello con aria decisa e quella porta si aprì facendo un suono fastidioso. Salì le scale in fretta e furia con le mani occupate dai bagagli, questa volta ad aspettarla sul pianerottolo c'era Ezio che la aiutò a trasportare dentro le valige e dentro trovò Wanda che la accolse con un abbraccio. La famiglia non era al completo, Adele si guardò intorno, mancava ancora la persona che più era impaziente di vedere "E Carminuccio? E la creatura?" "Tuo fratello Carmine non ci sta." Disse Wanda cambiando espressione sul volto "E Futura? Che è successo a Carmine?" Nè Ezio né la mamma rispondevano, si guardarono con il volto corrucciato comunicando con gli sguardi come solo loro sapevano fare, Adele odiava questa cosa, odiava quei silenzi, la facevano sentire un'estranea, d'altronde lo era visto che per la maggior parte del tempo aveva vissuto in un'altra famiglia dove a nessuno importava di lei, nella sua vera famiglia Ezio e Wanda erano diversi, erano più cattivi e lei non si sentiva come loro, si sentiva molto più vicina a Carmine che adorava e le dispiaceva non vederlo. "Siediti." Le disse Wanda "Non ti abbiamo fatta venire qui per niente." Disse poggiando le mani sul tavolo e inclinandosi verso l'altra parte del tavolo "Carmine ci ha rinnegati, quel pecoro di tuo fratello ha dato la creatura in affidamento alla direttrice dell'IPM e non ce la fa vedere e con noi non ci vuole avere niente a che fare, una vergogna. Ezio sta a Poggio Reale e io ho bisogno d'aiuto se vogliamo prenderci anche quello che hanno i Ricci." Adele non capiva dove Wanda volesse arrivare, a lei non importava nulla dei loro affari loschi, sperava sempre che la sua famiglia smettesse per miracolo e che la facesse tornare a casa a vivere come una ragazza normale in una famiglia normale "Non ti seguo, mamma." "Ancora non hai capito? Se io e tuo papà ti abbiamo mandata a Palermo è perché qua non eri al sicuro, eri una bambina e i Ricci ti avrebbero presa come primo bersaglio, avevamo bisogno di un Di Salvo tenuto da parte per le emergenze. Ho bisogno del tuo aiuto, Dedè. È arrivato anche per te il momento di lavorare e di entrare negli affari di famiglia come fa Ezio." Adele sapeva perfettamente quali fossero gli affari della sua famiglia, sapeva quanto sangue scorresse tra le mani dei Di Salvo e se ne vergognava, a Palermo la famiglia in cui viveva faceva la stessa loro vita e ne era sempre più disgustata, non aveva il coraggio di sporcarsi le mani e la coscienza in quel modo. "Ma mamma...Io non posso farlo..." "Perché no?" Disse Ezio a voce molto alta "Porta rispetto al nome che porti, Dedè. Non vorrai vivere da pecora come tuo fratello Carmine?" "Io non voglio farlo. Non mi piace. Mi dispiace ma non ci riesco, non ci sto." Ezio diede un colpo molto forte al tavolo sbattendo i pugni "Allora non hai capito! Tu devi farlo perché sei una Di Salvo!" "E se io non volessi farlo? Ha fatto bene Carmine ad andare via! Ha fatto bene a rinnegarvi e a tenervi lontani dalla bambina!" Anche Adele stava urlando e si era alzata in piedi di scatto guardando Ezio dritto negli occhi con uno sguardo di sfida. Suo fratello maggiore diede di matto, si diresse dalla sorella a passi ampi raggiungendola immediatamente e le mise una mano al collo spingendola a muro "Non hai capito niente! Lo farai perché te lo dico io e perché te lo dice mamma, capito? Lo farai e basta! Sei pecora come Carmine ma sei piccola, ti possiamo raddrizzare." Stringeva le dita sempre di più attorno al suo collo dove entrava sempre meno aria, Wanda era tesa, quasi spaventata e con il cuore in gola per quello che stava facendo Ezio alla sua figlia piccola ma non poteva impedirglielo, anche lei pensava che Adele dovesse essere punita per quanto detto e fatto, non voleva un altro figlio come Carmine. Il volto di Adele era diventato violaceo e paonazzo, apriva la bocca per cercare di trovare un po' d'aria ma la gola era sempre più stretta ed era sempre più difficile, si sentiva cadere, sentiva i suoi occhi chiudersi, pensò che fosse finita, che Ezio la stesse uccidendo, prima di arrendersi diede un'occhiata al piano cottura della cucina si cui era appoggiata e lì porta c'era il coltello con cui la mamma tagliava le patate. Con le poche forze che aveva seguì il suo impulso e afferrò quell'arma conficcandola nella pancia di Ezio che tolse immediatamente la sua grossa mano dal collo di Adele. Non si era resa conto di ciò che aveva appena fatto, aveva solo capito di essere libera e che stava respirando di nuovo, sentiva i suoni in maniera ovattata ed era tutto annebbiato, a risvegliarla immediatamente fu l'urlo della madre. Adele ritornò con la testa nel mondo reale e vide Ezio steso per terra con una ferita alla pancia che perdeva sangue, Wanda che urlava e imprecava contro di lei, temeva che potesse farle del male, non riusciva a credere a quello che aveva appena fatto, non voleva ferire Ezio, non era una criminale e poi voleva bene al fratello nonostante tutto. Vide gli occhi di Wanda pieni di rabbia, odio e paura, si sentì sprofondare nei sensi di colpa e l'unica cosa che riuscì a fare fu fuggire, correre a gambe levate prima che potesse subire l'ira della temibile Wanda Di Salvo, signora della droga e con molta gente sulla coscienza, sua madre. Adele si allontanò da casa correndo fino a quando non le mancò il fiato, si rannicchiò sul marciapiede di un piccolo vicolo, la giornata era fredda nonostante si trovasse a Napoli dove splendeva sempre il sole. Pensò che non era neanche riuscita a disfare i bagagli, che era appena arrivata ed era scoppiato un putiferio. Era arrabbiata perché per una volta pensava che sua madre l'avesse fatta tornare a casa perché le mancava sua figlia e invece voleva soltanto usarla per i suoi scopi come se fosse una pedina. Sapeva che se Ezio fosse sopravvissuto non le avrebbe dato pace, lei non voleva che morisse, continuava a ripetersi di non essere un'assassina ma più lo faceva più si convinceva di esserlo, era una Di Salvo e buon sangue non mentiva. Si sentiva anche un fallimento come figlia, aveva disobbedito per non diventare una criminale ma mentre cercava di ribellarsi era finita per ferire gravemente suo fratello che forse era morto, se proprio doveva essere un'assassina avrebbe voluto esserlo per la sua famiglia.  Non sapeva da quanto tempo stesse seduta in quel marciapiede, era infreddolita e sconvolta, tremava per la paura e per la temperatura finché una luce blu a intermittenza non le illuminò il volto, alzò gli occhi ed era la volante della polizia. Dall'auto uscirono due poliziotti che la fecero mettere di spalle e la ammanettarono. Adele era perfettamente consapevole di ciò che stava succedendo e per certi versi ne era felice, il carcere l'avrebbe tenuta lontana dalle grinfie di sua madre e da Ezio se fosse rimasto in vita. Sapeva però di aver rovinato la sua vita e che in carcere avrebbe trovato lo sguardo deluso di Carmine, era questa la cosa che più la spaventava.

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