capitolo quattordici

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Flashback
Suonò la sveglia delle sette e trenta  e dopo averla rimandata per più di due volte, mi alzai dal letto e preparai per andare a scuola. Appena arrivata, fuori al cancello incontrai Carlotta, quando suonò la campanella, salimmo lentamente le scale «È una bellissima giornata oggi, dopo scuola hai da fare?» esclamai entrando in classe  seguita da Carlotta con cui mi sedetti al banco poco dopo.

«In realtà nulla, anzi, non vorrei tornare a casa. Hai in mente qualcosa?» rispose abbassando il tono di voce quando entrò la professoressa, avevamo due ore pesantissime di filosofia che passammo a giocare a tris per cercare di non addormentarci.

«Professoressa, mi scusi se interrompo la lezione, potrei andare in bagno, mi sta uscendo il sangue dal naso...» chiese Martha scattando dalla sedia con le mani di riflesso sul naso.

«Oh dio, certo... Ginevra vai con lei, controlla che stia bene. Voi altri, non distraetevi, continuiamo la lezione.»

Sgranai gli occhi quando sentii il mio nome, guardai subito Carlotta che mi ricambiò uno sguardo di incoraggiamento, così mi alzai in silenzio e seguii Martha in bagno. Senza neanche guardarmi, aprì l'acqua della fontana e ci si buttò sotto.

«No! Ma che fai, così peggiori la situazione.» mi avvicinai d'istinto e le toccai la spalla per allontanarla dalla fontana, lei si alzò con un movimento veloce per scostarsi e rispose di lasciarla stare, se non fosse che quel gesto così veloce la fece diventare pallida e debole, si poggiò al muro con forza per non cadere a terra e socchiuse gli occhi, come se stesse svenendo. Presi subito della carta igienica dal bagno, la arrotolai e le tamponai il sangue dal naso, alzò la mano per allontanare il mio braccio ma le poche forze che aveva lo trasformarono quasi in una carezza. Dopo qualche minuto, tolsi il fazzoletto e sembrava andare meglio.

«Grazie...» disse riaprendo gli occhi e spostandosi sul davanzale avanti alla finestra che aprì per respirare un po' d'aria fresca.

«Come ti senti? un po' meglio?» chiesi sapendo già di infastidirla, infatti sbuffò e non mi rispose. Non sapevo cosa fare ne cosa dire, ero molto imbarazzata e a disagio e anche preoccupata in realtà, ma lacrime di rabbia comparirono presto sulle sue guance. «Capisco tu non voglia nemmeno rivolgermi la parola ma...» cambiai tono «mi dispiace vederti stare così.»

«mi sento così... inerme.» sussurrò lasciandosi andare.

«che succede...» le chiesi con un tono altrettanto basso e dolce, mi avvicinai e le presi la mano.

«ma insomma mi lasci stare.» mi spostò violentemente la mano dalla sua.

«già forse hai ragione, non dovrei-» un vuoto allo stomaco mi bloccò dal proseguire la frase, mi girai e mentre stavo per uscire dal bagno in fretta urtai delle ragazze.

«guarda dove vai lesbica del cazzo» inveì una delle ragazze contro di me, la guardai e mi scusai, ma continuarono a prendermi in giro, senza ricevere alcuna risposta da me che non avevo forze nemmeno per ascoltarle, ma Martha ci raggiunse molto in fretta.

«Scusa cosa hai detto?» le chiese con aria arrabbiata.

«oh cazzo, è arrivata la sua schiavetta a difenderla.» risero in gruppo, alludendo alle voci che giravano ormai da tempo su di noi in tutto l'istituto.

«Ascoltami ragazzina, se avrai ascoltato bene tutte le voci su di noi, saprai bene anche di quanto io possa essere pericolosa quando mi fanno arrabbiare, quindi pronuncia un'altra parola su Ginevra che non sia di scuse e te ne farò pentire amaramente.» si avvicinò a lei con aria minacciosa e sguardo incattivito.

«Scusa Ginevra, non era mia intenzione sbatterti in faccia la verità.» esclamò guardando me negli occhi e poi fece per uscire ma Martha la bloccò prendendole il polso.

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