Capitolo dieci

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«Perché credi che le cose non siano sistemabili? » tornai sull'argomento molto presto, perché non riuscivo a non pensarci e avevo bisogno di capire il significato della sua affermazione.

«Non guardarmi così. È solo che ogni tanto mi sembra impossibile funzionare insieme. Ci sono stati così tanti precedenti...»

«Ma tu hai detto che siamo destinate a stare insieme...» le ricordai.

«Ginevra.» mi zittì alzando il tono della sua voce, poi tornò calma e continuò «Semplicemente a volte mi sembra che nessuna delle due sia interessata a far andare bene le cose. Ho paura che entrambe siamo attratte dal rapporto che c'era prima e ho paura che inconsciamente possiamo farlo tornare.»

«Da quanto hai tutte queste paure?» le chiesi preoccupata, alzandomi dal mio posto e andando a mettermi seduta a gambe incrociate sul divano accanto a lei, che si tolse le scarpe per mettersi nella stessa posizione di fronte a me.

«Da sempre.» avvicinò la sua fronte alla mia poggiandosi leggermente e chiudendo gli occhi, smettemmo di parlare per un po' e in sottofondo si sentiva soltanto il rumore della legna che ardeva nel camino.

«Rallentiamo?» le proposi.

«Più di così?» mi chiese lei retoricamente.

«Allora acceleriamo.» le proposi di nuovo.

«E se poi ci scottiamo?» riaprì gli occhi e fece un'espressione triste e dolcissima, che a guardarla mi venne voglia di accelerare fino al matrimonio.

«Ci siamo già fatte male in passato, abbiamo sempre trovato il modo per medicarci.» provai a rassicurarla sperando di calmare la paura che ormai sentivo snche io.

«Ginevra ascoltami, te lo dissi quando ci rincontrammo e te lo ripeto: io non posso vederti di nuovo soffrire.» conoscevo il suo sguardo, e stava andando in paranoia, così tolsi la fronte dalla sua per guardarla meglio negli occhi, le presi il viso tra le mani, e cercai tutta la forza che potessi avere dentro di me per dirle le cose più razionali che potevano servirle in quel momento.

«Martha...avere una certa quantità di paura è lecito, ma è inutile stare a pensarci troppo, perché la alimenta esponenzialmente fino a  una quantità decisamente eccessiva. La paura è come lo zucchero che metti nel caffè tutte le mattine: ne basta quel poco che serve per rendere la relazione più viva, ma se ne metti troppo, che senso ha?»

«Si ma lo zucchero...»

La interruppi prima che potesse dire qualsiasi cosa «ho detto la prima cosa che mi passava per la testa, forse non aveva senso, ma tu hai capito cosa intendessi. E credimi, ti stai imparanoiando, io voglio che sia più semplice di così tra di noi.»

«Anche io, e scusami, hai ragione tu. È che io so di provare attrazione per il fuoco e ho paura possa bruciare anche te, solo questo.» mi confessò.

«Oi ti stai dimenticando chi hai di fronte... quando ti senti inferiore a me mi fai incazzare tantissimo. Non è una gara a chi stia peggio, ma devi renderti conto che non siamo tu il diavolo e io l'angelo, okay? »

«Scusami, mi sento spesso la persona sbagliata, colei che potrebbe ferirti ancora e quando succede, sento di doverti proteggere da me stessa. Scusami, ci sto provando. So che sembravo cambiata in meglio e adesso ti sto facendo pensare di non esserlo affatto.»

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