Dopo aver dato finalmente l'esame, fui molto fiera di me, mi impegnai al massimo per concentrarmi sullo studio tenendo a bada i pensieri su Martha e presi anche un voto alto. Lei ancora non si era fatta sentire.
L'attesa.
Difficilissima per la mia persona.
Davvero insopportabile se influenzata da motivi di ansia.
Il mio rapporto difficile con l'attesa è derivato forse da piccoli traumi infantili scatenati soprattutto da mio padre, come ad esempio l'avermi lasciata sola in macchina per ore una volta, quando ero piccola, ma non abbastanza da non spaventarmi, oppure quando era incaricato di venirmi a prendere a scuola e dopo che tutti i miei compagni erano andati via, restavo ad aspettare da sola, oppure ancora l'attesa delle sue chiamate dall'estero. Non voglio addossargli tutta la colpa, abbiamo caratteri molto diversi. Sono una ragazza che non è mai riuscita a stare ferma, tra mille interessi e voglia di avventura, per questo se mi si pone uno stop, che mi costringe ad aspettare, divento impaziente e non aspetto altro che finisca.
Ma in realtà ho da poco scoperto che l'attesa va vissuta, in quanto importante, in quanto fondamentale. Certo ancora non riesco a capire la famosa frase: "l'attesa del piacere è essa stessa il piacere", non è facile per me arrivare a concordare con quanto enunciato, ma sto scoprendo il valore formativo dell'aspettare.In questo caso, l'attesa mi spaventava perchè rappresentava un esito molto più incerto e soprattutto, quando riguardava Martha, crollavano tutti i pilastri della mia razionalità.
Cercavo di distrarmi quanto più possibile, ma non mi andava di fare nulla, avevo un po' di tempo libero prima del prossimo esame ma mi sentivo sola e finivo sempre per passare la serata guardando serie tv su Netflix e crollando. La tentazione di chiamare Martha per prima si faceva strada tra i miei pensieri, ma subito interveniva la paura di non gradire la risposta. Ebbene, proprio una di quelle sere in cui ero sola a casa, poichè mia madre lavorava, fuori iniziò un forte temporale, pioveva tanto e i tuoni erano frequenti. Prima di cena preparai l'impasto dei pancake e lo sistemai in frigo, pensai che davanti a un bel film della Disney ci sarebbero stati bene, in realtà ciò che provavo era un senso di vuoto da riempire. Avevo imparato a stare sola per necessità, ormai da anni, ma a volte risultava ancora complicato amare quella situazione completamente. Alla fine del film, nell'atmosfera cupa del salotto di casa mia e con la pioggia rumorosa in sottofondo, scoppiai in lacrime, ma non ero triste, la Disney mi faceva sempre questo effetto. Di lì a poco bussò Martha al campanello, aveva naturalmente i capelli bagnati dal mal tempo e quando entrò accesi la luce, che mostrò le mie lacrime.«Eii che succede ?» subito mi domandò preoccupata, credo che avesse voluto abbracciarmi, ma non poteva in primis perchè aveva tutti i vestiti completamente bagnati.
«Ma no, nulla, ho guardato un film della Disney molto commovente» risposi ridacchiando mentre le lacrime si interruppero «sei venuta in moto sotto la pioggia ? Saliamo in camera, ti do qualcosa per cambiarti.»
Mi seguì per le scale «Si, la pioggia non mi avrebbe mai fermata. Che film hai visto ?»
«La bella e la bestia...» una volta in camera aprii l'armadio e glielo indicai «scegli direttamente tu.»
«Wow, stupendo, ora capisco il piantino. Prendo una felpa e un pantaloncino qualsiasi, non importa. Sei da sola ?»
«Si, non mi dispiace che tu sia venuta.»
«Avrei voluto farlo prima, ma non sai quanto è stato difficile pensare a cosa dirti...» mentre diceva queste parole, si sfilò la felpa, mettendomi leggermente a disagio che volsi lo sguardo da un'altra parte.
«Come stai ?» chiesi banalmente ma non era affatto banale.
«Mi sento tranquilla, tu ?» Finì di sistemarsi e tornammo al piano di sotto, ci sedemmo sul divano una di fronte all'altra a gambe incrociate.
«Sono tranquilla anche io, stranamente.» Era vero, ero tranquilla ed era senz'altro strano, avrei dovuto sentire l'ansia logorarmi dentro, invece ero rilassata per la sua presenza. «Ho dei pancake pronti, ti va di mangiarli ?»
«Per rendere più dolce ciò che devo dirti ? Va bene, ci sto !»
«Quindi è amaro ciò che mi dirai ?» chiesi continuando a zittire l'ansia, mentre andai in cucina a prendere i pancake e lo sciroppo d'acero.
«Lo dico e basta, okay ? Non ricorrerò alla poetica per questa volta.» fece un bel respiro profondo e mi preparai a sentire qualcosa di duro «Tutto ciò che vorrei in questo momento della mia vita è starti vicina, non mi interessa che ruolo occuperei. Credo di aver fatto dei progressi nei miei disturbi di comportamento e non credo che ti porterei di nuovo con me in un eventuale loop tossico. Ma, perché c'è sempre un ma, Ginevra ho troppa paura di ferirti un'altra volta. Non me lo perdonerei, ancora. Io sento tante energie positive quando stiamo insieme, e se ti immagino accanto a me sono felice come non lo sono mai stata nemmeno quando avevamo una relazione. Però quello che è successo con mio fratello... mi ha fatto riflettere sul fatto che io non sarò mai completamente fuori dai guai, non potrò mai darti certezze degne di essere chiamate tali e se dovesse andare male di nuovo all'improvviso ? Se dovessi farti impazzire di nuovo ? Come ti ho già detto, non lo accetterei. Non so se sparire del tutto o...» la interruppi.
«Non voglio che tu sparisca. Ascoltami Martha, ho capito benissimo ogni punto del tuo discorso e non voglio darti torto sul fatto che ci sono delle incertezze che non mi hanno mai fatto stare bene, tuttavia quel che mi fa stare bene è la tua presenza. Io credo che tu sia migliorata molto più di quanto percepisci, ma ovviamente dovremmo andarci piano. Ecco, se ci andiamo piano, i guai potrebbero capitare così come dubbi, ostacoli e problemi generali, potrei soffrire, ma questo è un rischio costante in tutte le situazioni della vita, capisci ? È vero che con te è già successo ed è stato brutto, ma credimi, allontanarci definitivamente non è stata la soluzione giusta. Forse si, per un tempo, ma è impossibile pensare di poterlo fare per sempre. Non voglio pregarti, soltanto chiederti di non limitare i tuoi sentimenti sulla base della paura. Paura che è lecito avere da parte tua, anzi, apprezzo tantissimo che ti sia fermata a pensarci. Ma appunto, questo mi fa capire che eviterai di farmi del male. Martha per quello che è successo anni fa abbiamo sbagliato entrambe ! Siamo entrate insieme in quel loop tossico, non prendertene tutta la colpa solo perché eri più debole.» Dissi questo lentamente e lei abbassò la testa, poi mi guardò con gli occhi leggermente socchiusi e aprì le braccia per abbracciarmi.
«Saremo capaci di andarci piano ? E di fermarci nel caso in cui le cose non vadano bene ?» mi chiese.
«Seguiremo i nostri sentimenti e basta. E andrà bene già solo se saremo noi stesse.» mi avvicinai per abbracciarla, ma durò poco, poi mangiammo i pancake che addolcirono gli amari ricordi che erano stati suscitati.
Mia madre tornò mezz'oretta dopo la fine della conversazione, io e Martha stavamo giocando a carte, perché voleva farmi compagnia fino al suo ritorno.
«Buonasera piccola, ciao Martha, hai mangiato ? Tutto a posto ? Sono molto stanca, non penso di cenare, voglio solo andare a letto.» esclamò mia madre appena varcò la porta, posando la borsa.
«Si, tranquilla, tutto a posto, ho mangiato ciò che mi avevi lasciato in forno, vai pure, buonanotte.» mi diede un bacio sulla testa, poi ci salutò e salì in camera a dormire. Martha mi guardò diventare angosciata «È tornata mia madre, se sei stanca puoi andare a casa a dormire, si è fatto tardi...»
«Non voglio andarmene, hai gli occhi che dicono solitudine, ma non quella positiva per stare con se stessi, quella che non ti fa dormire la notte. Poi vorrei aggiungere che fuori piove ancora moltissimo e sono in moto, mi mandi via sotto il temporale ? Non è carino ei.» Scherzò strappandomi un sorriso.
«Per me puoi dormire qua, ma abbiamo appena detto che ci saremmo andate piano.»
«Certo, infatti dormirò sul divano. Ma tu dormirai con me perché abbiamo detto anche che avremmo seguito i sentimenti. Se a te va, ovviamente. Ma so che ne hai bisogno, altrimenti sarei andata via.»
Risposi con un sorriso e presi una coperta, ci stendemmo vicine sul divano che era abbastanza grande per entrambe ma non così grande da tenerci lontane, così ci incastrammo l'una tra le braccia dell'altra e Martha mi accarezzò i capelli. Sentii il suo profumo tutto il tempo e sapeva di luna piena.
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Dolceacre personalità
Ficção AdolescenteGinevra è la voce di questo racconto, giovane ragazza dai capelli rossi, amante dell'arte e della scienza. Martha e Carlotta, in veste di personaggi che entrano a far parte della sua vita, rappresentano in realtà trasfigurazioni della sua personalit...