capitolo quindici

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Restammo lì finché la tempesta non cessò e uscì il sole la mattina dopo, cercammo di pulire ogni nostra traccia nella casetta in cui c'eravamo rifugiate, per rimetterci inncammino verso casa nostra. Durante il percorso non parlammo molto, entrambe impegnate a pensare a cosa avrebbero pensato, detto e chiesto le altre al vederci tornare. Appena entrai in casa,  abbracciai Carlotta e Marceline che erano visibilmente preoccupate per me, le rassicurai convincendole che fosse tutto a posto e mi scusai per essere sparita. Martha fece lo stesso con Valentina, Kassidy non c'era all'inizio, poco dopo sbucò sull'uscio della porta della nostra stanza e come un rumore assordante che spacca il silenzio, mi chiese di raggiungerla per parlare.
Fu molto difficile dare vita a quella conversazione, per entrambe. Mi scusai con lei per molte cose e così anche lei, mi raccontò i motivi dietro la sua rabbia e ne rimasi colpita.
Alla fine della discussione ci abbracciammo e lei mi disse «Non credo che potrò fare finta di nulla nei prossimi giorni, i pochi che ci restano prima che questa vacanza finisca, perché le ferite restano comunque e non riesco a fidarmi di te, però cercherò di non comportarmi male o in modo pesante.»

Fui felice della sua maturità e le risposi «Capisco molto tutto questo da parte tua, chissà, magari riuscirò a dimostrarti di essere una brava persona di nuovo.» sorrisi e così fece lei, poi uscimmo dalla stanza e pensammo a cosa fare per il resto del giorno. Proposero tutti le terme, così andammo tutta la giornata lì e fu molto rilassante dopo lo stress delle litigate precedenti. Quando tornammo a casa, nel pomeriggio, tutte quante avevamo sonno, così ognuno si chiuse in camera a dormire. Ovviamente adesso era cambiato l'ordine della divisione, Valentina stava con Kassidy, Marceline con Carlotta e io con Martha.

Non appena entrammo in camera Martha chiuse la porta a chiave e mi posò le mani sui fianchi spingendomi verso il letto, su cui mi fece stendere. «Non ho gradito troppo le massaggiatrici delle terme, quindi che ne dici di replicare in meglio?»

«Non sapevo ti potesse piacere, ma io ci sto.»

«In effetti, è un'attività molto calmante, lenta e passionale, io sono più rude, però tu mi fai-»

aspettai il continuo della frase con un'espressione asuefatta sul volto, ma iniziò a respirare con difficoltà.

«Hey, tutto okay?» non rispose «Martha? tutto okay?» le misi una mano sulla spalla

«Si, si, è solo che- fa caldo qui dentro.»

«Ci sarà almeno qualche grado sotto zero, che hai?»

«Non- non mi sento bene.»

«Ti gira la testa? che senti?» le dissi mentre si toccava il collo, così le sbottonai la camicia aprendola per non farla sentire asfissiata.

«Dovrei... decisamente... raccontarti delle cose.» disse con voce affannata e stanca.

«Non sforzarti ora, dimmi solo come posso aiutarti.»
le dissi cercando di mantenere la calma anche se ero visibilmente agitata. «Okay, respiriamo insieme»

Lei sorrise dolcemente, facemmo qualche respiro profondo insieme e la aiutai a controllarli e regolarizzarli. Quando si sentì meglio, mi chiese di abbracciarla e ci stendemmo sotto le coperte, lei era ancora vestita, iniziai ad accarezzarle il collo, poi le spalle, scesi attraverso il braccio fino al fianco, circondai la cintura fino ad arrivare al centro e aiutandomi con l'altra mano gliela sfilai, lei teneva lo sguardo fisso ai miei occhi, che avrebbero voluto riempirla di baci. Le sbottonai il pantalone per toglierne la camicia così che potessi infilare con più facilità la mano per accarezzarle la schiena, rabbrividì quando iniziai a farle i grattini su tutta la schiena e si avvicinò con tutto il corpo a me.

«Ti senti meglio?» chiesi interrompendo il piacevole silenzio che andava avanti da un po'.

«Si, mi sento bene adesso, grazie...»

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