Dopo quell'incontro, tornai a casa, piena di strani pensieri ed emozioni contrastanti, non riuscii a prendere sonno facilmente e mi svegliai diverse volte nel corso della notte, poi finalmente arrivò il mattino. Mi svegliai con calma e pensai di rilassarmi con una doccia calda, prima di iniziare a studiare biologia per il prossimo esame, avrei avuto bisogno di energie positive per tenere lontane le paranoie. Quando fu ora di pranzo, mia madre preparò una delle sue insalate condite con frutta e cereali, le adoravo e adoravo lei. Nonostante avessi compiuto diciotto anni, rappresentava un pilastro fondamentale , del resto da sempre.
«È stasera quella famosa festa, vero ?» Mi chiese incuriosita, «Cosa indosserai ?» aggiunse.
«Mh, non so ancora, il primo vestito che trovo nell'armadio...» risposi disinteressata.
«Non mi sembri tanto entusiasta per questa serata , come mai ?»
«Semplicemente ci sarà tantissima gente e la maggior parte non merita la mia stima.»
«Dai tesoro, secondo me stai esagerando. È una rimpatriata, ci sarà qualcuno con cui ti divertitai, no?» Si avvicinò poggiandomi una mano sulla spalla.
«Si, certo, non erano proprio tutti diavoli al Liceo...» riflettei e mi entusiasmai un po' di più, poi salii al piano di sopra, nella mia camera da letto, per cercare un abito.
Il pomeriggio passò in fretta studiando, finché non arrivò l'ora di prepararmi per andare a quella festa. Non ero più abituata a stare con tante persone a causa della pandemia risalente a due anni prima. A volte, provavo ancora ansia per il contatto con le persone. Fortunatamente il covid era ormai un vecchio incubo, da cui tutti eravamo usciti, non senza conseguenze, ma comunque liberi.
Mia madre si offrì di accompagnarmi e accettai volentieri, appena entrata nella casa di quella che era una delle mie più care amiche al liceo, fui assalita dai mille ricordi, belli e brutti. Andai a salutare coloro che davvero mi erano mancati e anche chi non mi era mancato affatto, non feci a meno di notare la presenza di Martha, nascosta in un angolino, da sola e con un bicchiere in mano che mi apparì come un flashback.Iniziando già a sentire l'ansia arrivare e il respiro mancare, mi avvicinai «Hey, non pensavo che saresti venuta.»
«Ti sei avvicinata a me perchè sono sola o perché sto bevendo quello che apparentemente sembrerebbe un drink alcolico ?» Mi chiese , senza preoccuparsi di rivolgermi lo sguardo.
«Beh, non lo è ?» Chiesi riferendomi al drink, in realtà mi ero avvicinata per tanti motivi e allo stesso tempo nessuno, fu istintivo.
«Come puoi pensare che abbia voglia di ubriacarmi di nuovo in questa casa ?» Domanda retorica che mi rivolse nervosamente.
«Ad ogni modo, come stai ?» Cambiai argomento e non rispose. «D'accordo, a quanto pare preferisci stare da sola, non insisto, volevo solo sapere se fosse tutto okay.» Aspettai con ansia una risposta.
«Non preferisco stare sola, ma è meglio per te mantenerti a una certa distanza di sicurezza. Sono venuta qui solo per mantenere la mia dignità e me la stanno demolendo comunque, non voglio parlino anche di te.»
«Come se mi importasse cosa hanno da dire dopo tre anni, lo sai come son fatti.» Non cercai di giustificare il comportamentento negativo di alcune persone ma solo di renderlo più leggero.
«Si, credo di saperlo e non sono cresciuti per niente, in ogni caso, stammi lontana!» Era particolarmente antipatica e con ogni probabilità a causa della rabbia nervosa che provava verso quel luogo e quelle persone. Mi allontanai da lei, come mi ordinò, per tutta la sera, ma quando capii che la stavano umiliando, non potetti fare a meno di rispondere per zittire le malelingue.
«Non avresti dovuto.» Mi rimproverò severamente, ma non riuscì a farmi pentire.
«Ma stai scherzando ? Come avrei potuto lasciarli parlare... davanti a te poi, senza nemmeno un minimo di vergogna.» Spiegai indignata, mentre eravamo fuori in giardino, da sole e al buio, perchè lei continuava ad aver paura che ci vedessero insieme.
«Ascolta, non abbiamo più sedici anni, siamo cresciute, ma per quieto vivere, volevo evitare sccedesse qualsiasi cosa.»
«Tu ti stai facendo troppe paranoie riguardo questa gente, dici di non aver più sedici anni e di essere cresciuta ma non mi sembra che abbia smesso di importarti il loro "parlar male", non hai neanche provato a difenderti...» forse fui un po' troppo scontrosa e poco delicata nell'esprimerle la mia opinione, ma sembrava davvero che fossimo state trasportate a una festa liceale di tre anni prima.
«Ho scelto l'indifferenza come difesa personale, tutto qui.» Improvvisamente una luce apparì e scomparì, come il flash della fotocamera di un telefono, poi dei bisbigli in sottofondo, poi il silenzio. «Ecco, vedi, hanno ancora quindici anni e io non volevo alimentare le loro discussioni vuote fondate sul gossip, ecco perchè non volevo che ci vedessero insieme.»
«Puoi dirmi la vera ragione per cui sei qui ?» Chiesi, pensando che in qualche modo potesse riguardarmi.
«Non vorresti saperlo davvero, ma se sei tanto sicura del contrario, allora lo scoprirai.» Fece spallucce e rientrò in casa, seguita da me poco dopo, si diresse al piano superiore e cercai di seguirla senza attirare l'attenzione, quando fui arrivata nel corridoio, la persi di vista, sperai non fosse dove pensavo che fosse, e la trovai proprio lì, sull'uscio della porta, a fissare un punto al centro del letto.
Non sapevo bene cosa dire, a rivedere quel luogo mi si aprì una vecchia ferita nel cuore.«Martha non dovremmo essere qui, soprattutto tu. Andiamo via.» Iniziai anche a provare paura, paura che si arrabbiasse con me e sfogasse il suo dolore in una di quelle crisi che aveva tre anni fa, non temevo per il male fisico che avrebbe potuto farmi, ma per quello mentale. Non volevo riprovare certe cose. Quando non rispose, sembrando completamente dissociata dalla realtà, decisi di andarmene, ma non ci riuscii davvero, così semplicemente mi girai di spalle.
«Io ci ho lasciato la vita su quel letto. Anche se l'ho superata, certe cose non torneranno mai più indietro. Devo solo accettarlo e sperare che esista una cura che funzioni su di me.» Pronunciò lentamente, spezzettando le frasi, fermandosi e cambiando tono di voce.
«Non c'è cosa che tu abbia perso in questo letto, che tu non possa ricostruire.» Affermai dopo una lunga pausa e subito cambiò discorso.
«Hai ragione, non dovrei essere qui e non insieme a te, se ci scattano un'altra foto, il dejavu diventerà realtà.» Sembrò essersi ripresa dopo le mie parole e si girò per andarcene. Fu strano vederla restare calma in una situazione del genere. Forse non era la cosa più giusta da fare, considerando il nostro rapporto, considerando gli eventi successi anni prima in quello stesso luogo, ma spontaneamente la abbracciai prima di poter tornare nella sala principale dove c'erano tutti.
«Non serviva, ma grazie del gesto.» Non ricambiò l'abbraccio e mi fece stranamente rimanere male, ma capii e quando arrivammo di nuovo in mezzo alla folla, mi persi in questa, senza pensare più all'accaduto.
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Dolceacre personalità
Teen FictionGinevra è la voce di questo racconto, giovane ragazza dai capelli rossi, amante dell'arte e della scienza. Martha e Carlotta, in veste di personaggi che entrano a far parte della sua vita, rappresentano in realtà trasfigurazioni della sua personalit...