Capitolo tre

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Una settimana dopo la festa, alle 15:30 in pieno pomeriggio, squillò il mio telefono.

«Hey, sentiti libera di dirmi di no. Ti andrebbe di vederci, adesso ? E di continuare quel discorso iniziato al Colosseo ?» Chiese velocemente Martha, che sembrava voler rientrare a tutti i costi nella mia testa e nella mia vita. Risposi di si, perché non ebbi nemmeno tempo di pensare a cosa fosse giusto o sbagliato, e ovviamente, Carlotta subito infierì.

«Non avresti dovuto accettare, sai bene come andrà a finire... ti sembra il caso di riaprire questo rapporto ? È una ferita che ha impiegato anni a chiudersi e...» interruppi il suo monologo moralista subito.

«Ascolta, mi sembra cambiata. E lo sono anch'io. E poi non credo di averlo mai chiuso davvero questo rapporto.»

«Secondo me stai facendo la scelta più pericolosa.»

«Esisti per questo.»

Quando arrivai all'appuntamento, Martha indossava vestiti semplici e occhiali da sole, sembrava sapere di mare. Si alzò dalla panchina appena mi vide, e mi venne incontro per salutarmi.

«Sai di mare...» esclamai per rompere il ghiaccio, sorridente, mentre ci sedemmo una di fronte all'altra su una panchina più isolata del parco.

«Magari... da quando ho vissuto la quarantena due anni fa, il mare è una di quelle cose che desidero costantemente.» Ricambiò il sorriso e si tolse gli occhiali per guardarmi. «I tuoi capelli sono sempre bellissimi illuminati dalla luce del sole.»

Mi mise un po' in imbarazzo quel complimento e arrossii, poi la ringraziai «ehm, di cosa volevi parlare ?»

«Quando ci siamo incontrate al Colosseo, hai affermato di capire ciò che provassi, mi piacerebbe sapere con chiarezza cosa pensi... ovviamente, se ti va. Altrimenti, possiamo anche semplicemente goderci il sole.»

«Tu hai nominato l'Universo, ti ho interrotto, non avrei dovuto.» La pregai di continuare la spiegazione.

«Devo confessarti che non è difficile esprimerti tutto questo, sono riflessioni nate in un momento drammatico della mia vita e in più sei tu.» Abbassò il tono di voce sul finale.

«In che senso "sono io" ?» Iniziai già a non capirla, ero abituata un tempo.

«Non ci vediamo da anni e sono cambiate così tante cose, non è facile parlarti, eri la persona più importante della mia vita e anche quella con cui ho sofferto di più e ora ti ho davanti. Ad ogni modo, l'Universo...» si interruppe mordendosi il labbro, apprezzai il tentativo ma sapevo bene che non sarebbe riuscita a concludere il discorso.

«E fu così che rimandarono ancora il discorso.» Ridacchiai per alleggerire la situazione. «Ascolta Martha, non preoccuparti, non ti ho chiesto nessun chiarimento a riguardo, anzi, sei stata tu a chiamarmi per parlarne.»

«Lo so, è che sul serio pensavo di poterlo fare, invece a quanto pare no.» Ci rimase male, ma non importava.

«Hai detto che questi pensieri sono nati in un momento particolare della tua vita, la quarantena ?» Cercai di non essere troppo invadente, ma ero curiosa di sapere almeno questo.

«Già, parliamone, com'è andata la tua quarantena ?» Ebbi l'impressione che volesse spostare l'attenzione su di me.

«Malissimo» esclamai spontanea «sono stata davvero instabile per tutto quel tempo, ma ho riflettutto anch'io, molto e sono arrivata a tante belle conclusioni.»

«Tipo ?» Inizialmente incuriosita, poi si fermò «anzi, no ! Non voglio saperlo. Mi piacerebbe soltanto sapere cosa ti ha aiutato ad andare avanti, cosa ti ha guarita.»

«La Natura è stata la forza più grande e più forte che potesse risanarmi e la Luna.» Rivelai, stupendo i suoi occhi.

Non mentii, la Natura fu davvero la forza che mi salvò dall'incubo della quarantena. Imparai a contemplarla e finii per amarla, al punto di entusiasmarmi per un fiore che sbocciava oppure un frutto che cresceva. Fui grata per il mio enorme giardino verde.

«Wow, affascinante, la Luna ...»

«Si, la Luna, con tutte le sue fasi e le sue sfumature, con la sua energia vitale. Forse anche questo è un discorso che dovremmo fare con più calma.»

«Si, probabilmente hai ragione. So che sei sempre tu in fondo, ma mi sembri anche una persona nuova e... io non sono riuscita a immaginarmi con nessun'altra persona che non sia tu. Mai.» Esclamò, lasciandomi completamente senza parole.

Tuttavia cercai di trovare quelle giuste «Martha io...» ma fu inutile perchè mi interruppe.

«Lo so che è complicato anche solo il pensiero di noi due insieme e forse non avrei dovuto permettermi di chiamarti nè tantomeno dirti ciò, ma non credo di aver mai chiuso con te.»

«Cosa ha salvato te in quarantena ?» Cambiai argomento e lei rimase un po' male per non aver ricevuto risposta. Non avevo nulla da dirle, nulla di positivo.

«Il pianoforte, decisamente. L'unica cosa che riusciva a liberarmi dei pensieri tossici che puoi immaginare.»

«Wow, anch'io ho cercato di suonare il pianoforte, e hai scritto qualcosa?»

«Si, solo una piccola cosa... ma ti ricordi ancora come si suona ?»

«Certo, come potrei dimenticare tutto ciò che mi hai insegnato, certamente è troppo poco.»

«Mi fa tanto piacere e mi farebbe piacere continuare ad aiutarti con il pianoforte, se e quando lo vorrai.»

«Martha non so se sia una buona idea, però il pianoforte riesce a calmarmi e tu mi avevi insegnato cose stupende...»

«Sei rimasta la solita indecisa !» Commentò aspramente ridacchiando.

Dunque iniziammo ad incontrarci sempre più spesso per delle lezioni di pianoforte. Ne avevo uno di famiglia a casa e da quando ero piccola sognavo di suonarlo, Martha era bravissima e mi aveva insegnato le prime cose. In quarantena si rivelò poi un piccolo raggio di luce, così pensai fosse una buona idea migliorare. Ci vedevamo nei giorni dispari durante la settimana, per circa un'oretta e cercavamo di rimanere a debita distanza l'una dall'altra, infatti erano pomeriggi molto soft ed eravamo serene. Inoltre io ero quasi sempre da sola durante la settimana, mi avrebbe fatto compagnia.

«Ti capita mai di sentirti sola ultimamente ?» Le chiesi un giorno, mentre cercava di insegnarmi a suonare la mia canzone preferita di Ludovico Einaudi.

«Ehm si, credo, ultimamente non ci ho fatto caso, perché me lo chiedi ?» Portò lo sguardo in direzione del mio, alzando le mani dai tasti.

«Oh nulla di particolare, nell'ultimo periodo mi capita più del solito.» Risposi distratta.

«Ho notato che sei sempre sola a casa nei pomeriggi in cui vengo.»

«Già, in realtà anche nei pomeriggi in cui non vieni, mia madre e il marito lavorano tanto.»

«Beh, immagino.»

Ci fu un attimo di silenzio in cui nessuna sapeva cosa dire e poi proposi «Magari qualche giorno puoi restare per più tempo.»

Già mi sembrava di avvertire Carlotta che contestava la mia proposta, e ci avrei dovuto fare i conti prima o poi.

«Certo, ti farei volentieri compagnia.» Rispose con dolcezza e sorridendo leggermente.

Forse era lo stress oppure il fatto che non fossi ancora riuscita a farmi dei veri e propri amici all'università, ma mi sentivo spesso triste e annoiata dal tempo che passavo sempre sola. Martha colse appieno questa condizione e iniziammo a passare più tempo insisme, questo ci fece avvicinare molto, anche se entrambe cercavamo di mantenere una certa distanza, non mi preoccupai perché le mie giornate tornarono a essere più leggere e spensierate.

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