Pov's Martha
Ero in bagno con Valentina, quasi ubriaca, le stavo raccontando di ciò che provavo per Ginevra, la paura di ferirla e le difficoltà che sapevo lei avesse per colpa mia quando sentimmo tutto il locale agitarsi.«Che succede?» chiesi guardando Valentina che fece spallucce, uscimmo fuori e ci facemmo spazio tra la folla per vedere cosa fosse successo, mentre camminavamo fermai una persona e le chiesi spiegazioni, mi disse che una ragazza si era sentita male ed era ferita. Non so perché, ma nonostante l'acol in testa, sentii qualcosa allo stomaco, come un brutto presentimento, corsi fino a trovare la presunta ragazza e le mie paranoie presero forma nella realtà.
«Ginevra...» mi avvicinai spingendo chiunque le stesse intorno a guardare senza fare nulla. Iniziai a chiamarla per cercare di riprenderla. Mentre apriva leggermente e lentamente gli occhi notai che fosse ferita alla mano, così capii che dovevo portarla in ospedale. Cercai di prenderla in braccio ma ero per metà ubriaca, per metà troppo debole per riuscirci e mi stavo colpevolizzando per questo. Quando arrivò Valentina, insieme riuscimmo a portarla in una delle stanze del locale, la stendemmo sul letto e chiamammo l'ambulanza.
«Ginevra, ascoltami... non preoccuparti è tutto okay» le sussurrai non appena aprì di nuovo gli occhi.«S-sto bene. T-tu vai... a di-vertirti» mi tranquillizzò sentirla parlare ma mi si spezzò il cuore a sentire quelle parole.
«Non potrei mai lasciarti qui Ginevra, io...» sospirai
«V-vai. Le... le ragazze»
«Ginevra ti prego stai zitta, non sforzarti.» non so se lo dissi più per non farla sforzare o più perché non volevo sentire ciò che stava dicendo.
«L-lasciami»
«No, mai.» le gridai in faccia spaventata dal fatto che delirasse.
Quando arrivarono gli infermieri, la portarono in ambulanza, ma senza portsrla in ospedale. Disinfettarono la ferita e le misero tre punti, durante i quali pur soffrendo non volle ne abbracciarmi ne tenermi la mano, il suo respingermi con quelle poche forze che aveva mi fece male.
Le fecero anche un lavaggio e quando stette meglio, se ne andarono.
Valentina ci lasciò sole, fuori al locale, sedute su un muretto.«Non ho niente da dirti, voglio solo tornare a casa, sono stanca, ho dimenticato il telefono e le ragazze saranno preoccupate per me.»
«Stai andando troppo veloce Ginevra, fermati un secondo.»
«No tu fermati un secondo. Voglio tornare a casa e dimenticarmi di te. È stata una pessima idea fidarmi del tuo cambiamento...»
«Ma... Ginevra...» non capivo, o meglio non capivo bene quale tra i tanti potesse essere il problema, quale fosse ora la mia colpa, ma in ogni caso stavo crollando sotto un macigno di sensi di colpa e pensieri intrusivi negativi contro di me.
Ero abbastanza sobria per realizzare ma anche abbastanza ubriaca per sentirmi male. Feci un respiro profondo, e la riaccompagnai a casa, lei si stese a letto senza dire nulla, non volevo invadere la sua privacy così dopo averla vista crollare in un sonno tranquillo che meritava, andai a dormire sul divano. Ovviamente tranquillizzammo le ragazze e raccontai loro cosa fosse successo. Carlotta rimase sul divano con me fino a tardi cercando di tirarmi fuori ciò che provassi, cosa alquanto facile visto che avevo gli occhi umidi sul punto di piangere tutto il tempo.«Approfitta stasera che sei ubriaca per sfogarti, anche se sono la persona che più ama Ginevra sul mondo, e per questo motivo ti ho odiata in molti periodi, ti ascolterò senza giudicarti, promesso.»
«È strano infatti parlarne proprio con te... Ho una paura fottuta, questo è il problema.» feci una pausa lunghissima dopo aver gettato fuori queste parole.
«Credi che...» mi fermai ancora, Carlotta mi mise una mano sul ginocchio in segno di sostegno, mi ascoltava con i suoi occhi verdi attenti e in attesa, mi aspettava tranquilla, incoraggiandomi in silenzio ad esprimermi. «Io non so perché ogni volta finisco per ferirla anche quando è l'ultima cosa che voglio» ero talmente amareggiata a sentire le mie stesse parole, che non ebbi la forza di piangere, sebbene la mia voce e i miei occhi erano alle strette.
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Dolceacre personalità
Teen FictionGinevra è la voce di questo racconto, giovane ragazza dai capelli rossi, amante dell'arte e della scienza. Martha e Carlotta, in veste di personaggi che entrano a far parte della sua vita, rappresentano in realtà trasfigurazioni della sua personalit...