È finito il latte.

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Discussioni da coppiette felici.

"Mickeeeeeeey!"
Urlò Ian dalla cucina. Erano appena le 8 di mattina, un orario improponibile per alzarsi, secondo Mickey, calcolando che avendo il turno di lavoro che iniziava dopo pranzo, era abituato a svegliarsi verso le undici.
Mickey bofonchiò qualcosa, e si spiaccicò il cuscino sopra la testa. Ma Ian non glie la diede vinta.
Arrivò in camera, aprendo le tapparelle, con uno straccio sulla spalla destra e del detersivo nella mano sinistra.
"Che vuoi?" Chiese da sotto il cuscino, che ovattava le sue parole, e Ian glie lo strappò via dalla faccia.
"È finito il latte." Disse Ian con una faccia sia arrabbiata che delusa.
"Quindi?"
"Quindi ora lo vai a comprare."
"Cos...? No, sono in pigiama, mi sono appena svegliato e non andrò a comprare il latte."
"Yev vuole il latte. Quindi ora lo vai a comprare. Era un ordine, non una domanda."
Mickey diede le spalle ad Ian.
"Tu che dai ordini è arrapante solo mentre stiamo facendo sesso, non se mi chiedi di andare a comprare il latte per un bambino di cinque anni."
Ian riprese il cuscino e glie lo tirò addosso.
"Ieri sera c'era il latte. Tu poi te lo sei finito tutto. Quindi ora lo vai a comprare."
"Non può andarci Yev?"
"Ha cinque anni!"
"Ha preso un fottuto treno da Chicago a cinque anni e non può fare 10 metri a piedi per comprare un po' di cazzo di latte che tra l'altro vuole bere lui?!"
Stavano urlando entrambi, ma nessuno dei due era seriamente arrabbiato.
Ian stette in silenzio, incrociando semplicemente le braccia e alzando il sopracciglio sinistro.
"Cazzo Ian, sono giorni che dormo di merda, per piacere, non ce la faccio."
"Stai dicendo che è colpa mia?"
"No, hai frainteso, volevo solo dire che..."
"Certo, ora ho colpa mia se ho degli incubi. Certo, ma tranquillo non ti sveglierò più, così potrai dormire in pace!"
Girò i tacchi per andarsene ma Mickey lo bloccò giusto in tempo e lo scaraventò sul letto, buttando a terra il detersivo e l'asciugamano.
"Non ho mai detto che è colpa tua, merda. Puoi svegliarmi a qualsiasi ora della notte, lo sai, mi sta bene. Io ci sono sempre per te, testa di minchia. Solo che sono stanchissimo."
Gli posò un bacio sulle labbra.
"Quindi sei stanco anche per il sesso."
"Mai detto quello."
"Se sei stanco per il latte, sei stanco per il sesso."
"Ian io ti amo, ma quello che hai detto non ha un cazzo di senso."
Scoppiò a ridere e Ian gli si accucciò sul petto.
"È che sono stanco Mick, non voglio essere la sguattera della casa, devo pensare sempre a tutto io, sono due giorni che pulisco tutto ininterrottamente, speravo avresti potuto semplicemente andare a comprare del latte per nostro figlio."
"Se è questo che vuoi. Ma non è affatto vero che non faccio mai nulla. Semplicemente con i turni che ho adesso al lavoro sono molto più stanco, e lo sai. Ma ti prometto che ti aiuterò di più, se tu prometti a me di non fare più queste scenate da casalinga disperata."
"Promesso."
Restarono così per qualche minuto, finchè Yevgeny bussò ed entrò.
"Ian ho bevuto il succo, non fa niente per il latte, non disturbare papà. Non litigate."
"Tranquillo, cuccioletto, abbiamo risolto."
Ma Yev aveva già capito che i due avessero chiarito, e se ne andò in salotto a vedere i cartoni, alzando il volume al massimo, perchè i suoi papà facevano dei rumori parecchio strani dopo aver fatto pace.
"Quindi niente latte."
"Per oggi."
"E il sesso?"
"Credo di potercela fare."
Ian ribaltò le posizioni e si sedette sui fianchi di Mickey, iniziandogli a levare la maglietta, baciandogli il collo.
Mickey allora si portò avanti e gli sfilò sia la maglietta, sia i pantaloni, ed infine i boxer. Ma quella volta Ian non voleva andare di fretta.
Lo baciò con passione ma lentamente, assaporando ogni centimentro delle sue labbra. Non aveva il migliore degli aliti ma si era appena svegliato, e oramai si era abituato al fatto che il suo ragazzo non fosse la persona più amante del lavarsi i denti.
Mickey si sfilò i suoi di boxer e lasciò che Ian baciasse ogni parte del suo centimentro, passando per le spalle, poi il petto, i pettorali, le braccia.
Si era tranquillamente abituato a quel tipo di sesso, lento e dolce, e quasi quasi, iniziava ad essere il suo tipo preferito.

Quando vennero, come al solito, vennero insieme, senza imprecazioni, o l'uso di parolacce. Solo sussurrando il nome dell'altro, avvinghiati l'un l'altro come fosse l'ultima loro volta. Ian rimase sopra di Mickey, entrambi riprendevano fiato, si baciavano svogliatamente, tanto erano distrutti.
"Allora... Mi hai preparato la colazione?"
Chiese Mickey.
"Fanculo."
Lo baciò e continuarono a coccolarsi, sudati, sia per la fatica, sia per il caldo, stremati, ma immensamente felici.

New York, oh New YorkWhere stories live. Discover now