Pollo bruciato

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Ian comincia a sentirsi meglio, e decide di cucinare qualcosa per Mickey, ma non va esattamente come previsto. Nel frattempo Mickey è in giro con Kat, per cercare qualcosa, per cercare quello perfetto. Ma la ricerca è ancora lunga.

Ian aveva avuto molti alti e bassi nell'ultimi periodo, ma non gli passò più per la testa di smettere di prendere le pillole. C'erano stati alcuni giorni in cui Mickey gli proibiva di andare al lavoro, a causa del suo eccessivo malumore. Per questo motivo Mickey era costretto a fare il doppio turno molte volte, persino di domenica, ma avrebbe fatto quello e altro per il suo ragazzo.
Yev sapeva che Ian non stava molto bene, ma cercava in ogni modo di farlo distrarre, senza essere invasivo. Ian lo apprezzava molto, ma a volte doveva mandarlo da Kat, perchè l'unica cosa di cui aveva bisogno era stare da solo.
Mickey a giorni pensava di non farcela, credeva che la avessero superata quella fase. Gli sembrava solo un ritorno al passato, e a volte temeva che Ian avrebbe fatto un'altra delle sue stronzate, e che lo avrebbe lasciato senza dire nulla.
Ma Ian non aveva nessuna intenzione di lasciarlo. Nonostante non stesse bene, aveva capito che scappare non sarebbe mai stata la soluzione.
A volte gli veniva la tentazione, ma riusciva in un qualche modo a controllarsi, e il fatto che riuscisse a gestirsi, gli faceva credere che forse la cosa stava migliorando, se persino nei momenti peggiori riusciva a mantenere quel tipo di lucidità.
Un giorno Ian si svegliò, e stava meglio. La prima cosa a cui pensò fu semplicemente baciare Mickey e così fece. Quest'ultimo si svegliò con un sorriso, mentre le labbra di Ian erano ancora sulle sue.
"Buongiorno." Bisbigliò Ian.
"Buongiorno." Rispose Mickey con gli occhi ancora chiusi.
"Stai meglio?" Ian annuì semplicemente.
Quel giorno Ian volle restare con Yev, e portarlo in città, cosa che gli aveva promesso da tempo, ma che ancora non aveva fatto, data la situazione.
Mickey ne approfittò per uscire con Kat, la quale gli era stata molto vicina nell'ultimo periodo. Quando Mickey sentiva il bisogno di sfogarsi andava da lei, forse perchè non aveva nessun altro con il quale parlare di Ian, forse perchè si fidava davvero di lei.
Fatto sta che i due erano diventati quasi inseparabili, sempre nei limiti di un Milkovich, l'unica persona con la quale Mickey sarebbe potuto essere completamente sè stesso era Ian, ma con Kat ci si avvicinava.
E Kat lo ascoltava sempre, lo confortava in tutte le maniere possibili, e oramai aveva completamente accettato il fatto che con Mickey non avrebbe potuto avere mai una possibilità. Ma lei adorava quel ragazzo, proprio perchè tra i due c'era tutto meno che attrazione fisica, proprio perchè non aveva mai avuto qualcuno che sarebbe stato in grado di proteggerla, proprio perchè se l'era dovuta cavare sempre da sola, e finalmente aveva trovato qualcuno come lei.
Per quanto la vita di Kat potesse sembrare perfetta, aveva avuto tanti problemi quanto Mickey.
Era cresciuta in una cittadina di periferia del New Jersey, un postaccio, insomma.
I suoi genitori non avevano ambizioni, nè per loro, nè per Kat. Ma Kat aveva sempre voluto fare qualcosa che la soddisfacesse. Era stata bullizzata perchè era grassa, i suoi compagni di classe erano delle bestie. E ai suoi genitori importava meno di niente, dicevano che se la sarebbe dovuta cavare da sola. E così fece. Scappò di casa a 16 anni e andò a Jersey City, dove abitava un ragazzo che aveva conosciuto qualche anno prima ad un campeggio, tra l'elemosina e lavori fatti un po' ovunque riuscì a raccimolare qualcosa. Si iscrisse ad una scuola pubblica del quartiere, che non era il massimo, ma le bastava.
Un giorno venne in classe un professore dell'Università per tenere una lezione di economia, che notò subito Kat, sia per la sua intelligenza, sia per il suo aspetto esteriore, perchè contrariamente a com'era da bambina, era diventata molto più bella. Il pomeriggio Kat rimase a parlare con quel professore, e capì che l'unico modo per poter entrare all'Università dove insegnava lui, non avendo soldi, era portarselo al letto.
E così fece, e come da copione lui le propose un posto, e le fece avere una borsa di studio. Finito il liceo i due si trasferirono insieme in un appartamento. Sembrava che tutto andasse bene, lei aveva imparato ad amarlo, e proprio quando credeva che sarebbe potuta essere felice con lui, lo scoprì con un'altra donna, un'altra professoressa che aveva minimo dieci anni più di lui, un marito, e due figli. Lui se ne andò di casa, senza dire nulla, lasciandole un sms. Lei non avrebbe dovuto dire niente a nessuno, non lo avrebbe cercato da nessuna parte, ed in cambio lui le avrebbe lasciato l'appartamento, che è dove continuò a stare. Accettò il patto, ma non sopportava l'idea di vederlo tutti i giorni all'Università, così annullò l'iscrizione e vinse un'altra borsa di studio per studiare in un'altra Università, e le cose finalmente le andarono bene, perchè la presero ad Harvard.
Per questo si, Kat poteva capire quello che Mickey aveva passato, certo, erano storie differenti, ma la sua non era certo stata meno faticosa.
Kat anche aveva raccontato tutta la sua storia a Mickey, che la ascoltò senza dire nulla, ma capendo a pieno ciò che aveva sofferto.
Così i due erano in giro per Manhattan quel giorno, a parlare del più e del meno, ma i silenzi tra i due non erano mai imbarazzanti.
Si stavano dirigendo in un posto preciso, quel giorno.
Tempo prima Mickey le aveva chiesto a Kat se lo avrebbe potuto aiutare in una cosa, lei aveva accettato, e quel giorno era finalmente arrivato.
Girarono tutto il giorno, ma non trovarono nulla che soddisfacesse Mickey, così tornarono a casa entrambi sconsolati.
"Merda, possibile che non ne esista uno decente?"
Chiese Mickey sulla soglia dell'incazzatura.
"Cristo, Mick, abbiamo cercato solo oggi, vedrai che prima o poi troviamo quello giusto."
"Senti, domani Ian torna al lavoro, quindi Yev lo posso tenere io la mattina, ma il pomeriggio lo devi tenere tu."
"Certo, nessun problema. Ian stava bene oggi?"
"Così ha detto."
"E se ci andiamo domani mattina? Continuamo a cercare, magari domani è la volta buona."
"E ci dobbiamo portare il marmocchio in giro?"
"Penso possa tenerlo un segreto."
"Va bene, a domani."
Mickey rincasò, e trovò i suoi due uomini alle prese con i fornelli che cucinavano la cena.
"Ehi, che è sta puzza?"
"Credo di aver bruciato il pollo."
"Non hai mai cucinato un cazzo di pollo, e decidi di farlo stasera?"
"Papà, non si usano le parolacce!"
Urlò Yev appendendosi alla sua gamba.
"Si, scusa marmocchio." Lo tirò su per un braccio e gli fece il solletico.
"Gesù, Yev, ma sei pure te che puzzi! Vatti a fare un bagno, per l'amore di dio!"
"Ma odio farmi il bagno!" Piagnucolò Yevgeny.
"Sai quanto mi può importare, corri, forza."
Yev sparì in bagno e Mickey si avvicinò ad Ian, che con aria sconsolata, guardava il pollo appena tirato fuori dal forno. Era completamente abbrustolito.
"Volevo farti una sorpresa, tu ami il pollo."
"Si, quello dei ristoranti."
"Ma c'ero quasi, se solo..."
"Ehi, ehi..."
Disse Mickey girando Ian per i fianchi, in modo che potesse guardarlo negli occhi.
"Ti amo anche se fai schifo come cuoco."
Gli stampò un bacio sulle labbra e prese il telefono.
"Che pizza vuoi?"
"Ci tenevo davvero a cucinare per te, e ho rovinato tutto.."
"Ian, non hai rovinato un cazzo, lo sai che da te non pretendo nulla, o perlomeno quando sei ai fornelli."
"Scusa."
"Stai zitto e baciami."
Erano così presi nelle loro effusioni affettive che non si accorsero del piccolo Yevgeny che corse verso di loro con solo un asciugamanino addosso.
"Fatta la doccia!"
I due smisero di baciarsi, Mickey si abbassò per guardare dritto negli occhi il bambino.
Tirò su con il naso per odorarlo.
"Bugiardo, ti sei solo buttato un po' d'acqua addosso, puzzi ancora."
"Ma papààà!"
Ma era troppo tardi, Mickey lo prese in braccio e lo portò in bagno.
"Tu ordina le pizze, mentre sistemo per le feste questo puzzone!"
Ian sorrise, non un sorriso pallido, un sorriso vero, contento, e non sorrideva così da parecchio.
Ma quell'uomo lo rendeva così felice, e avrebbe continuato ad esserlo, se fosse rimasto al suo fianco.
E quella era la sua intenzione.

New York, oh New YorkDonde viven las historias. Descúbrelo ahora