Problemi in paradiso?

278 9 5
                                    

Mickey si svegliò verso le otto di mattina. Per lui era certamente qualcosa di insolito, ma aveva appuntamento con Kat per andare in città. Ian era già andato al lavoro, anche se da poco, perchè sentiva ancora il profumo della sua colonia. Il solo pensiero lo fece sorridere, il pensiero che anche solo il suo odore lo facesse sentire a casa.
Svegliò Yev e gli preparò la colazione. Un'oretta dopo Kat bussò, ma Mickey era ancora in pigiama.
"Cazzo, scusa Kat, sto ancora in condizioni pessime."
"Tranquillo, basta che ti sbrighi, altrimenti non faremo in tempo a vedere un bel niente."
"Si, vado a farmi la doccia."
Kat entrò in casa e andò ad abbracciare Yevgeny, che al contrario del padre, era già pronto.
"Ehi, campione, come stai?"
Il piccolo le saltò fra le braccia, come se la conoscesse da un'eternità, come se in effetti fosse parte della sua famiglia. E forse lo era davvero.
Mickey entrò in bagno senza neanche preoccuparsi di chiudere a chiave la porta.
Si spogliò ed entrò nella doccia. Dopo all'incirca 3 minutì sentì la porta aprirsi , e pensando si trattasse di Yevgeny, scostò la tendina.
"Ehi, marmocchio, che ti serv... Cazzo Kat!" Urlò richiudendo immediatamente la tendina.
"Tranquillo, non mordo."
"Cazzo, ma bussare no eh?"
"Non sono venuta qui per vedere le tue belle chiappette, non ti preoccupare."
"Cristo santo, mi sbrigo, ho quasi finito."
Mickey si sentiva decisamente a disagio, ma dopo qualche momento iniziò a tranquillizzarsi. Kat nel frattempo si era seduta sulla tazza del gabinetti, e si era accesa una sigaretta.
Mickey sentì la puzza del fumo.
"Da quanto fumi?"
"Non fumo, ma è lo stress."
"Che è successo?"
"Jackson ha chiamato."
"Cazzo, quando?"
"Ieri notte. Ha detto di aver litigato con la moglie, perchè sì, a quanto pare si è sposato."
"E che cosa voleva?"
"Un posto dove stare."
"Dimmi che non ci sei cascata."
L'acqua iniziava a diventare fredda.
"Arriva stasera."
"Kat porca puttana, non ti puoi lasciar sfruttare così."
Ci fu un attimo di silenzio, nel quale Mickey sporse un braccio fuori dalla doccia per tentare di arrivare agli asciugamani.
Kat notò che non ci arrivava, allora si alzò, ne prese uno e glie lo porse, sbirciando leggermente.
"Ian è molto fortunato."
"Non mi guardare, maniaca"
"Constatavo solo la realtà."
Mickey uscì dalla doccia con l'asciugamano legato alla vita.
"Anche Jackson era molto fortunato. Ma ha mandato tutto a puttane, quindi tu adesso lo fai arrivare fino a qui, e poi lo cacci a calci in culo, così capisce una volta per tutte che non sei la seconda scelta. Ti meriti di più."
"Grazie Mick." Rispose Kat, con le lacrime agli occhi.
"Ian è davvero molto fortunato."
"Ti abbraccerei, ma sono fradicio."
"Sai quanto me ne frega, abbracciami."
Mickey non era solito ad abbracciare le persone, o comunque in generale ad avere contatti fisici. Tranne che con Ian, ovviamente.
Abbracciò Kat, forse un po' troppo goffamente, riducendola completamente zuppa.
"Forza, muoviamo il culo, o facciamo tardi."
"Sei te quello ancora nudo, mica io."
Uscirono dal bagno ridendo, e si ritrovarono Ian davanti.
"Ehi!" Disse Mickey andando verso di lui, dimenticandosi del fatto di essere appena uscito mezzo nudo da un bagno con una donna, e che la cosa potesse sembrare compromettente.
"Mickey, che ci facevi in bagno con lei?"
"Con Kat? No eh che, può sembrare strano ma...."
"Ti sei fatto la doccia con lei?"
"Cosa?" Rispose ridendo. "No, ma, cosa ti viene in mente."
Il sorriso sul volto di Mickey sparì quando si rese conto che Kat era bagnata a causa dell'abbraccio, e il fatto che avessero potuto farsi una doccia insieme, poteva sembrare una cosa ovvia.
"Cazzo, no, Ian, non è come sembra."
"Ero venuto a prendere il portafoglio che mi ero dimenticato, devo tornare al lavoro."
Non aggiunse nient'altro e uscì.
"Merda, merda."
"Ehi, tranquillo, gli spiegherai tutto stasera, quando avrai una bella proposta da fargli!"
Enfatizzò l'ultima frase, quasi cantando.
Ma Mickey era seriamente preoccupato che Ian avesse potuto pensare male.
Uscirono di casa appena Mickey si vestì, Kat parlava di tutto, meno che di ciò che era successo, per cercare di distrarlo.
Yev nel frattempo bombardava entrambi di domande, che a quanto pare era la sua attività preferita, anche su cose banali o che non c'entravano nulla l'una con l'altra.
Girarono all'incirca una decina di gioiellerie, finchè ne trovarono una, per caso, leggermente nascosta, con una piccola insegna. Mickey era quasi rassegnato. Quel postaccio non prometteva nulla di buono, ma Kat insistette per provarci.
Entrarono e la commessa, una signora sulla settantina, li accolse con tè e biscotti, parlando di tutto meno che di anelli. Quando finalmente Mickey, con un tono non troppo garbato, le ricordò che erano lì per cercare un anello, la signora andò subito dietro il bancone e prese dal cassetto una cosa.
"Avevo questo anello, è usato, so che può sembrare poco carino comprare un anello usato, ma il realtà non è per niente una brutta cosa. È come se in parte si facesse rivivere un altro amore, oltre al vostro, no?"
"È davvero bello."
Era un anello semplicissimo, ma meraviglioso. Mickey si immaginò il momento in cui lo avrebbe porso a Ian e tutte quelle cose da froci che consistevano nella preparazione di un matrimonio, ma stranamente, per quella volta, non era mai stato tanto felice di essere gay.
Decise di prenderlo, con la grande gioia di Kat e di Yev, che passarono tutto il tragitto di ritorno a saltellare e a parlare del matrimonio.
Mickey sorrideva, ma il suo unico pensiero era Ian.
Tornati a casa, pranzarono insieme, dopodichè Kat andò all'università portandosi Yev, e Mickey al lavoro, tenendo l'anello nella tasca dei pantaloni, avendo troppo paura di perderlo.
Diciamo che quel giorno non era abbastanza concentrato, infatti venne richiamato un paio di volte, ma sinceramente era l'ultimo sei suoi problemi al momento.
Stava davvero per fare una proposta di matrimonio? Lui? Mickey Milkovich? Lo stesso Mickey Milkovich che aveva paura di baciare un ragazzo, di dire a suo padre che era gay, di respingere un matrimonio con una prostituta. Era ancora quel Mickey Milkovich?
Certo che lo era, ma Ian lo aveva semplicemente reso migliore, e la cosa reciprocamente valeva per Ian.
Per quanto Mickey fosse l'ultima persona dalla quale si potesse imparare, Ian aveva imparato molto da lui, era cresciuto, era migliorato.
Erano ognuno la roccia dell'altro. Avevano bisogno l'uno dell'altro.
La sera quando tornò a casa, Ian era sul divano insieme a Yev.
"Ecco i miei uomini preferiti."
Ian non lo salutò neanche, facendo finta di essere troppo preso dal televisore.
Si sedette vicino a Ian, mettendogli un braccio dietro alla testa.
"Cosa c'è per cena?"
"Non sono la tua servetta."
"Ian, non ho mai detto che tu lo sia, ma se non sbaglio eri tu che insistevi sul fatto di voler cucinare."
"Beh, stasera non mi andava."
"Okay, ordiniamo qualcosa."
"Non possiamo vivere di pizza o di giapponese a portar via."
"Allora cucino io qualcosa."
"Sei un cazzo di incapace in cucina."
"Cristo, non te ne va bene una, che ti prende?"
Ian stette in silenzio.
"Yev, vai a farti il bagno."
"Papà smettila di mandarmi a farmi il bagno ogni volta che tu e Ian dovete parlare, mi sono lavato per tre sere di seguito. Andate voi in camera vostra."
"Non fare il boss, marmocchio."
Ma constatò che aveva ragione, e allora alzò Ian e lo trascinò in camera.
"Mi dici che ti prende?"
"Niente."
"Stronzate."
"Ti sei scopato Kat?"
Mickey scoppiò a ridere.
"Neanche se fosse l'ultimo essere umano sulla terra."
"Si, certo, come no."
"Ian, senti..."
Sentirono bussare alla porta.
"Vado io."
Aprì la porta e vide Kat in lacrime.
"C'è Jackson."
"Ancora non l'hai cacciato?"
"Non ce la faccio, Mickey, non ce la faccio."
Ian iniziò a battere le mani.
"Problemi in paradiso?"
"Ian, ti prego."
"No tranquillo, vai da lei a scopartela, mentre il TUO ragazzo resta qui ad occuparsi di TUO figlio, che non è neanche tuo figlio, e che hai avuto con una puttana! Che razza di idiota che sono, ti stai facendo Kat, Mickey?"
"Ian, no, te l'ho detto, neanche se fosse l'ultima persona sulla terra!"
"Ah, grazie, molto gentile, stronzo!" Disse Kat urlando.
"Non urlare al mio ragazzo, troia!"
"PORCATROIACALMATEVI."
"Scusatemi, io starei guardando la tv."
Intervenne Yev.
"Scusa piccolo, scusa. Mickey, non volevo interrompervi, ma non so che fare con Jackson."
"Chi cazzo è Jackson?" Chiese Ian.
"Il mio ragazzo, cioè non è il mio ragazzo, è complicato."
"Aspetta, hai un ragazzo?"
"Ian, non mi scopo il tuo ragazzo, è quasi più frocio di Justin Bieber, non ci sarebbe gusto."
"Ma eravate entrambi bagnati, uscendo dal bagno..."
"Perchè l'avevo abbracciata dopo che mi aveva raccontato di Jackson che è un pezzo di merda che la tratta da schifo."
"Ah."
"Ian, davvero, non devi essere geloso di Kat."
"Non devi. Ma per favore, potete discuterne dopo che abbiamo combinato qualcosa con Jackson?"
"Tranquilla, gli vado a spaccare la faccia, Ian, mi aiuti?"
"Prendere a botte qualcuno con te è quasi più eccitante di fare sesso con te. Ho detto quasi."
I due si diedero un bacio e salirono al piano di sopra.
Kat non sentì nulla, entrò dentro, chiudendo la porta e sedendosi vicino a Yev.
Dieci minuti dopo Ian e Mickey tornarono con le mani completamente rosse e quasi nessun taglio o ferita.
"Sistemato per le feste, non penso tornerà più a scocciarti."
"Cazzo, adesso mi leverà sicuramente l'appartamento."
"Ti aiuteremo a trovarne un altro."
Disse Ian.
"A patto che non mi fate più prendere questi infarti."
"Promesso."
Dissero all'unisono Kat e Mickey.
"Si, ma io continuo ad avere fame." Disse Yev, riportando l'attenzione su di lui.
Scoppiarono tutti e tre a ridere, e decisero di ordinare una pizza, fregandosene del fatto che l'avessero già mangiata la sera precedente.
Mickey ogni tanto si toccava la tasca, sentendo l'anello.
Decise che quella non era la serata giusta, ma che lo avrebbe fatto al più presto.
Perchè non voleva aspettare un secondo di più per poter dire di essere sposato con Ian Gallagher, l'unica persona sulla faccia della terra che riuscisse a tenergli testa.

New York, oh New YorkWhere stories live. Discover now