Chi trova un amico trova un tesoro.

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Yev si ammala e Mickey fa il padre preoccupato.
Kat, inoltre, si dimostra essere ancora più simpatica.

Due settimane circa dopo il loro appuntamento, Ian decise, con molta approvazione da parte di Mickey, che quella di andare a cena fuori sarebbe dovuta diventare routine e non un'occasione straordinaria. Così concordarono che una volta a settimana, preferibilmente la domenica, sarebbero andati a cena fuori. Certo, non sempre in posti di alto livello, a volte persino dal Burger King o da KFC, ma era l'idea dell'appuntamento che a loro interessava, non il posto o il prezzo del cibo.
Così lasciarono Yev da Kat una domenica sera e andarono in centro.
Nel bel mezzo della cena il telefono di Mickey squillò.
"Kat? Kat? Che succede?"
"Non volevo disturbarti, davvero, ma credo che Yev non si senta bene."
"Cristo, che cos'ha?"
"Ha gli occhi rossi, ed è molto caldo. Continua a dire di avere mal di pancia."
"Arrivo subito."
Mickey attaccò e guardò Ian con uno sguardo sconsolato e preoccupato.
"Yev sta male. Credo sia meglio tornare a casa."
"Certo, assolutamente."
Gli rispose Ian sorridendogli amorevolmente e carezzandogli la mano.
In mezz'ora erano arrivati, salirono da Kat.
Lei gli aprì, come al solito in tuta e tutta scompigliata.
"Ha vomitato un paio di volte."
"Merda, dove sta adesso?"
Kat si guardò alle spalle indicando con gli occhi il divano sul quale si era appisolato Il bambino, con ancora la faccia sofferente.
Ian le sorrise per ringraziarla, entrò e prese il piccolo in braccio.
"Grazie mille, Kat."
Le disse Mickey prima di seguire il suo ragazzo.
Lei annuì e chiuse la porta.
Stesero il bambino sul divano, che era il suo letto, e aspettarono che si risvegliasse.
Mickey aveva uno sguardo totalmente preoccupato.
"Ehi, Mick, vedrai che starà bene, probabilmente sarà un'influenza o roba simile."
Lui intanto continuava a fissare il bambino.
Circa 10 minuti dopo bussarono alla porta.
Mickey andò ad aprire e sulla soglia c'era Kat con un barattolo in mano.
"Ehm, questo è bicarbonato, volevo darglielo prima, ma non lo trovavo. Ecco, dagliene un po' appena si sveglia."
Gli porse il barattolo e prima che fuggisse per le scale Mickey la fermò.
"Grazie davvero di tutto, sei tipo una salvezza piovuta dal cielo per me e Ian."
Già sentendo il nome di Ian, Kat si irrigidì, ma poi sorrise e gli diede una pacca sulla spalla.
"Figurati, poi Yev è davvero adorabile. Domani fammi sapere se sta meglio."
"Certo."
Si diedero la buonanotte e Mickey tornò nel suo cantuccio vicino al bordo del divano dove sopra c'era ancora Yevgeny addormentato.
"Tesoro, io vado a dormire che sto morendo di sonno. Svegliami se ci sono problemi."
Ian gli disse piegandosi per baciargli i capelli.
Mickey annuì.
Passò una notte in bianco, così, a fissare suo figlio, che dopo un po' perse quell'espressione corrucciata che aveva e tornò ad averne una più serena.
Verso le sei Mickey si prese la libertà di addormentarsi, seduto per terra, con le ginocchia appoggiate al suo petto e il mento che poggiava su di esse.
Un'oretta dopo Yev lo sveglò dandogli delle piccole schicchere sulla guancia.
"Papà, cosa ci fai qui?"
"Ehi, ehi campione..."
Disse Mickey con la voce ancora assonnata, prendendolo in braccio.
"Volevo assicurarmi che tu stessi bene."
"Adesso sto bene, grazie papà."
Mickey si ricordò del bicarbonato. Anche se Yev si sentiva meglio, volle comunque prevenire altri suoi malesseri.
Discolse qualche pezzo in un bicchiere d'acqua e lo porse a Yev, che fece un'espressione disgustata quando lo bevve.
"Che schifo, papà!"
"Lo so, marmocchio, ma ti farà stare meglio."
"Ciò significa che oggi posso non andare a scuola?"
"Va bene, okay, oggi puoi rimanere a casa. Avverto il lavoro che oggi pomeriggio non vado."
"Ma no, papà, posso andare da Kat oggi pomeriggio!"
"Bisogna vedere se lei ha da fare."
"Glie lo vado a chiedere!"
Disse alzandosi e dirigendosi verso la porta. Mickey lo fermò riprendendolo in braccio.
"Frena, frena, è presto, magari sta dormendo."
"Okay."
I due si accoccolarono sul divano, Mickey aveva le palpebre pesanti e dopo un po' crollò di nuovo.
Ian li raggiunse dopo qualche minuto, in silenzio, senza dire nulla.
Mickey si svegliò quando sentì il calore di un altro corpo che premeva su di lui.
"Vai al letto, sto io con lui adesso."
Mickey gli sorrise e gli diede un rapido bacio, per poi arruffare i capelli del bambino e andare al letto.

Erano le 10 e Mickey si alzò. La prima cosa che fece fu verificare che Yev stesse bene. E stava alla grande.
Poi salì al piano di sopra e bussò.
Kat, come lui, era ancora in pigiama.
"Buongiorno. Come sta Yev?"
"Sta molto meglio, solo che oggi non è andato a scuola, ma io oggi pomeriggio ho il turno al lavoro, e non posso proprio non andare."
"Tranquillo, lo tengo io. Non è un problema se lo porto all'università vero? Perchè oggi pomeriggio ho lezione."
"No, assolutamente, anzi, grazie mille. Come posso sdebitarmi?"
"Non c'è bisogno, Mickey!"
"Cazzo se c'è bisogno! Mi stai salvando il culo non so quante volte!"
Kat ci pensò su.
"Facciamo che mi offri il cinema, sabato prossimo."
"Affare fatto."

Come promesso, il sabato seguente Kat e Mickey andarono al cinema, un piccolo multisala (circa 3 sale) non lontano da casa loro.
Scelsero un film western, per i quali Mickey andava pazzo, e anche Kat.
Ma durante il film fecere tutto meno che guardarlo.
I due iniziarono a parlare, o meglio, Mickey iniziava a parlare. Solitamente non si apriva così tanto con le persone, ma con Kat la figura di merda l'aveva fatta già dal giorno in cui gli aveva raccontato di Yevgeny, perciò non aveva nulla da perdere.
Gli raccontò per filo e per segno tutta la sua storia con Ian, non trascurando i minimi dettagli, che forse Kat avrebbe preferito non sentire.
Parlò circa per mezz'ora senza fermarsi mai e quando finì Kat era sbalordita, ma aveva uno sguardo pieno di ammirazione.
"Wow, devi proprio amarlo quel ragazzo."
"Si, parecchio. Anche se a volte è così una testa di cazzo."
"E adesso con la malattia? Cioè sta meglio?"
"Ogni tanto ha qualche momento basso, ma quando prende le pillole regolarmente, sta bene. Cioè meglio."
Mickey era sopreso della facilità con la quale riusciva a parlare con quella ragazza, forse perchè non aveva più paura di raccontare la sua storia, forse perchè gli occhioni di Kat gli ricordavano quelli di Mandy, forse perchè aveva finalmente trovato una buona amica.
Tornando a casa Mickey rivelò una cosa a Kat, e chiese il suo aiuto per farla. E lei fu ben contenta di accettare.
"Beh, buona serata, Kat."
"Oh, anche a te, salutami Ian."
Ma lui si dimenticò di salutarglielo, perchè appena lo vide era sdraiato sul letto, sfranto dopo una giornata passata pulendo la casa e stando con Yevgeny.
"Ehi."
"Ehi."
Mickey si sdraiò sul letto accanto al lui. Iniziò a spogliarsi.
"Mick, non sono dell'umore. Possiamo solo...? Sai, stare così."
Mickey capì al volo che quello era un momento basso. E senza lamentarsi, levandosi semplicemente le scarpe, abbracciò Ian e lo tenne stretto fra le sue braccia, sentendo il suo respiro sul suo petto. Gli carezzò i capelli e baciò la fronte. Ian nel frattempo chiuse gli occhi e lo strinse ancora più forte.
Non era di certo una storia facile la loro, ma era di sicuro la più bella.

New York, oh New YorkWhere stories live. Discover now