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Mille strati.

Una volta messo un singolo piede fuori dal Grocery, attraverso le porte principali, quelle usate da tutti i clienti per entrare e uscire e non dall'uscita secondaria fra i condotti d'aerazione, i palazzi poco più che pezzi di metallo e calca decadenti, ricordavano a Eijiro i sobborghi più esterni della cittadella.

Stessi sobborghi che si estendevano per tutti i bordi vicini allo strapiombo della montagna, formati dai palazzi più vecchi e stradine piene di persone della manodopera. Una casta sociale bassa, ma non così bassa da essere considerata come i "pezzenti" della città piccola che abitavano sul lato opposto della montagna e lontana dai grossi palazzi di vetro e metallo scintillante.

Così lontana che i dirigibili e le zattere sembravano grandi più o meno quanto dei falchi nel cielo. Le nuvole dense nelle ore più tarde della sera coprivano l'intera visuale, lasciando che le punte dei grattacieli uscissero di nuovo il mattino successivo.

Quando Katsuki gli permetteva di uscire (ci erano volute due settimane di suppliche imbarazzanti per convincerlo, e qualche palpatina che sarebbe rimasta sulla sua condotta oscena mentale per tutto il resto della sua vita per aver solo osato usare il proprio corpo per ottenere qualcosa...), Eijiro passava la maggior parte del tempo con il naso per aria, cercando di vedere oltre il manto di nuvole quello che si poteva scorgere della cittadella.

Non che gli mancasse o avesse nostalgia di casa e di chiunque ci vivesse. Era solo che oramai pensava come i grandi uomini e le donne nella storia del mondo che dall'inizio dei secoli a quegli stessi giorni avevano abitato quelle terre: la libertà che ti fa sentire libero è la stessa che ti mantiene in catene.

E per quanto trovarsi fra le catene reali d'acciaio fosse un altrettanto e utile esempio di come qualcuno lo potesse tenere imprigionato, perlomeno, nella cittadella aveva il permesso di uscire da casa senza dover chiedere a qualcuno ed essere spiato.

O tantomeno condividere il letto con un pazzo.

Lo stesso pazzo che adesso lo fissava da dietro le vetrate della porta d'ingresso, ogni tanto anche dalle vetrine piene di oggetti impolverati e ditate dei passanti, con un'espressione indecifrabile. Era come se fosse entrato in standby, avesse spento il cervello e ogni pensiero per prestare tutta la sua attenzione al corpo del rosso.

Eijiro lo sapeva, se ne era accorto più di una volta.

Non che fosse difficile accorgersi di uno sguardo del genere dopo averlo supplicato di farlo uscire per cinque minuti tutto da solo nella strada lì di fronte.

Non aveva superato neanche un metro di distanza dalla porta, perché lo guardavo in quel modo? Come se fosse pronto per scattare in avanti e riportarlo dentro al minimo passo di troppo?

Perché? aveva paura che scappasse?

Non era neanche sicuro che potesse andare molto lontano anche se lo avesse voluto, per diverse ragioni:

Non conosceva la città piccola, era un labirinto pieno di trappole e Katsuki lo avrebbe ritrovato nel giro di pochi minuti.

Non era fisicamente e mentalmente pronto ad una fuga: le cicatrici per quanto fosse passato poco più di un mese dalla prima guarigione, facevano ancora troppo male per poter affrontare una corsa a perdi fiato. I polmoni stridevano come tasti non accordati di un pianoforte quando provava anche solo ad alzare la voce per urlare contro il biondo davanti ad uno dei suoi spropositi.

E tra le tante, la più importante di tutte rimaneva che quel posto era troppo comodo. Aveva tutto quello che poteva tenerlo sfamato, coperto e al sicuro. Qualcuno che si prendeva costantemente cura di lui, nonostante qualche piccolo fastidio a letto, che lo aveva salvato da morte certa e che lo viziava in tutti i modi.

Grocery- Steampunk AU [kiribaku]Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora