3.Prima di domani

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Riaverlo qui, davanti a me, a poco più di venti passi dal mio corpo, mi riporta una certa serenità e allo stesso tempo mi tortura amaramente. Non faccio in tempo a dire nulla che sento mia madre urlare. Corre fuori, non mi guarda neanche in faccia. Mi sposta violentemente dalla sua visuale e percorre con fretta tutti i metri che la dividono da Kerem,  e tutto  solo per scagliarsi contro di lui: <<Che ci fai qui?>> chiede gridando, con una sorta di disperazione quasi <<Non ti è bastato ciò che hai causato?>> in un attimo quella pace che era qui a contornare le nostre figure, svanisce <<Mi fidavo di te. Ti avevo affidato mia figlia. Me lo avevi promesso.>>

<<Mi dispiace->>

<<Ti dispiace? TI DISPIACE? Ma con quale coraggio ti ripresenti dopo che me l'hai ridata a pezzi?>>

<<Non era mia intenzione>> prova a difendersi, inutilmente. Sappiamo entrambi che mia madre sarebbe capace di piazzarlo in un secondo e senza voler ascoltare ragioni.

<<Si che lo era. Ti sembra normale trattare Evren come se fosse un pezzo di carta?>>

<<Ho sbagliato, lo so ma...>>

<<Hai sbagliato, si. Hai sbagliato perché lei ha un cuore, ha dei sentimenti, è umana a differenza tua. E ora vattene.>> lo spinge di poco senza fare una piega e io sono ferma, con le gambe che tremano e priva di qualsiasi idea. <<Te ne devi andare>> urla ancora, facendomi da portavoce.

<<Non mi lasciate neanche parlare. Come->>

<<Hai già detto tutto. Fatti un'altra vita.>> gli occhi di Kerem cadono nei miei. Mi guarda implorandomi pietà e dopo un primo momento di "parto, non parto", "lo difendo, non lo difendo", faccio un passo e poi un altro e un altro ancora fino a raggiungere mia madre.

Mi metto fra i due e le prendo le mani, quando finalmente è concentrata su di me, non posso far altro che notare quanto sia distrutta, forse più di me.
<<Mamma>> sussurro con tono sofferente e uno strano peso al petto. Non mi piace questa situazione e non ho altre idee al momento.

<<Va' dentro, tesoro. Me la vedo io>> prova a liberarsi, ma la ritiro verso di me.

<<Mamma, per favore. Questa è la mia vita. Devi lasciare a me il compito di pilotarla>>

<<Tu sei la mia bambina. Ho già perso una parte di cuore, non posso perdere anche l'altra.>>

<<Ma questo non succederà.>>

<<È già successo, Evren. Non vedi come sei diversa?>>

<<Lasciami parlare con Kerem>> lo guarda e poi guarda me come se lasciarmi ancora nelle sue mani fosse l'ultima cosa che vuole, probabilmente neanche l'ultima. Posso capire le sue scelte, certo, ma non accettarle. <<Ti prego>> la lascio libera e torna di fronte a lui.

<<Non ti perdonerò mai per il male che le hai fatto. Ricordalo. Mai.>> e dopo questo avvertimento, con i pugni stretti, ci lascia dietro le spalle pur continuando a borbottare qualcosa di incomprensibile.

Siamo soli, è da tanto tempo che non ci parliamo e mi ha fatto male, male da morire la sua assenza. Ore intere passate ad escogitare un piano per farlo dannare, notti passate a pensare a come sarebbe stato il nostro primo incontro dopo tutto il dolore che ci siamo causati e giuro, mai avrei immaginato che sarebbe stato così drastico. Ho una lista studiata per poterlo buttare sotto terra, ma dopo tutto ci ha già pensato mia madre, non resta che affrontare tutto di petto.

Sospiro duramente e quando trovo la forza per girarmi e guardarlo dritto negli occhi, lui fa lo stesso.
<<Ti chiedo scusa per mia madre. È un po' protettiva>>

<<Ah... un po'?>> fa un passo <<In effetti si dice bene: la mela non cade mai lontano dall'albero>>

<<Che vorresti dire?>> chiedo con uno strano sorriso insensato, quando incrocio le braccia al petto. Forse l'idea di assomigliare a mia madre, non mi dispiace poi molto.

<<Ma... niente, Evren.>> e sorride anche lui. È in questo momento che mi rendo conto che è tutto sbagliato. Che se non faccio attenzione potrei ricadere nella sua trappola.

Così cerco di riprendere le distanze <<Bene. Comunque è tardi, ho i piedi doloranti, sono stanca ed è meglio che io vada dentro.>> annuisce senza trattenermi troppo. Faccio lo stesso e dopo gli do le spalle. Apro di poco la porta e d'improvviso sento di nuovo la sua voce:

<<Evren, ho dimenticato una cosa>> ruoto tutto verso di lui <<So che è tardi e che non avrai la minima voglia di stare con me, che mi odi e tutte le altre cose che pensi, però devo portarti un attimo con me>> allunga una mano nella mia direzione <<Vieni con me>> ... <<Ci mancano solo dieci minuti a mezzanotte>> mi fa presente come se farlo prima di domani fosse essenziale.

Più forte del passato[ᵁᶰ ᵃᵐᵒʳᵉ ˢᵗᵃᵐᵖᵃᵗᵒ ˢᵘˡˡᵃ ᵖᵉˡˡᵉ]Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora